L’AQUILA: TIMBRO FALSIFICATO DELLA CURIA, LE PROVE DELL’ACCUSA POTREBBERO CADERE

6 Ottobre 2015 12:58

L'Aquila - Cronaca

L'AQUILA – Potrebbero cadere le prove a carico di Simone Lorenzini, imprenditore aquilano a cui viene contestato il reato di falso in scrittura privata per aver apposto il timbro della Curia a un elenco di ditte “gradite” al clero da impegnare nella ricostruzione post-sisma del patrimonio ecclesiastico.

Secondo fonti legali, a causa di un errore, alcune comunicazioni formali non sarebbero state, infatti, recapitate agli esatti destinatari.





È quanto si è appreso oggi a margine della nuova udienza del processo a carico di Lorenzini, rinviata al prossimo 10 maggio.

Alcuni impiegati della Curia si accorsero dell'elenco falso, e con timbro falso, dopo aver ricevuto alcune lettere da una società umbra, la quale, facendo riferimento proprio a quella lista, si dichiarava disponibile a eseguire lavori all’Aquila.

I fatti risalgono al 2011, l’allora arcivescovo metropolita monsignor Giuseppe Molinari, informato dell’esistenza di quel documento, con la firma falsificata di una segretaria e un timbro altrettanto taroccato, invitò i suoi collaboratori a presentare subito una denuncia.





Nell'udienza del 17 marzo l’arcivescovo emerito è stato chiamato in tribunale in veste di testimone. Monsignor Molinari ha ribadito in aula di aver saputo dai suoi collaboratori dell’esistenza di quel documento palesemente fasullo e di aver disposto la presentazione di una querela.

Nell'udienza di oggi sono stati ascoltati due testimoni citati dalla difesa, rappresentata dall'avvocato Fabrizio Lazzaro. “Non si capisce chi abbia commesso questo falso – dice quest'ultimo ad AbruzzoWeb – I testimoni dicono che l'imputato lavorava nella ricostruzione come procacciatore d'affari, il suo ufficio frequentato anche da altre ditte, aveva diverse postazioni di lavoro ed era abbastanza frequentato”.

“Ritengo che il mio cliente non abbia commesso i fatti che gli vengono addebitati”, ha concluso Lazzaro. Marco Signori

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