L’AQUILA: SESSO NEI CENTRI MASSAGGI CINESI QUATTRO ARRESTI PER PROSTITUZIONE

di Elisa Marulli e Filippo Tronca

2 Luglio 2014 09:09

L'Aquila - Cronaca, Video

L'AQUILA – Avevano organizzato una fiorente attività di prostituzione all'interno di tre centri massaggi, trasformati “in vere e proprie case per appuntamento”, due all'Aquila e uno ad Avezzano (L'Aquila) dalla quale traevano “consistenti profitti economici”.

Quattro cinesi, due donne e due uomini regolari sul territorio nazionale, sono stati arrestati dalla squadra Mobile dell'Aquila nell'ambito dell'operazione “Shangai” con l'accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, in tre centri massaggi, due nel capoluogo L’Aquila, il “Lin Massage” di via Salaria Antica Est, e lo “Shanghai” di via Montorio al Vomano, e il “Valentina” di Cappelle dei Marsi, Avezzano (L'Aquila) per i quali è stato già disposto il sequestro preventivo.

Come ha spiegato oggi in conferenza stampa Maurilio Grasso, capo della Squadra Mobile dell’Aquila, che ha condotto le indagini, sono stati disposti dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella gli arresti domiciliari per due donne, Fenfen Lin, 26 anni residente all'Aquila, e Xuqi Ye, 38 anni residente a Torano Nuovo (Teramo), e per Rongpu Yang, 37 anni domiciliato all'Aquila, ad oggi ricercato. In carcere invece l'altro cittadino cinese, Alex, non meglio identificato.

Denunciati in stato di libertà altri due cinesi, una donna e un uomo, titolari giuridici dei centri: si tratta di Meiqin Zhang, 43 anni, residente a Torano Nuovo (Teramo) e Shujiun Yan, 32 anni, residente a Controguerra (Teramo).





Una decina le ragazze che si sono alternate come massaggiatrici e prostitute all’interno dello “Shanghai” (gestito da Yang e Ye), da cui il nome dell'operazione, nel “Lin Massage” (gestito da Lin e Alex) e “Valentina” (gestito sempre da Yang).

Le indagini della sezione Criminalità straniera e prostituzione della squadra Mobile aquilana, diretta da Dario De Angelis, sono partite nell'ottobre scorso e sono andate avanti fino al marzo 2014 attraverso attività di intercettazioni telefoniche e ambientali e soprattutto con telecamere nascoste posizionate all’interno dei locali, con servizi di osservazione e pedinamento da maggio ad oggi.

Relativamente al “Lin Massage” si legge nell’ordinanza: “dalle attività di intercettazioni emergeva che al numero di telefono rispondeva sempre la stessa persona che di fronte a esplicite richieste di prestazioni sessuali, invitava i clienti a raggiungere il centro per parlare e accordarsi con le massaggiatrici. La terminologia usata non lasciava dubbi sulla possibilità di effettuare atti sessuali”.

Evenienza poi documentata dalle telecamere collocate all’interno del centro dove “è emersa un'attività di prostituzione compiuta giornalmente, anche a intervalli di pochi minuti e fino a tarda sera”.

Come illustrato da Grasso, in questo centro le prestazioni sessuali avvenivano anche in orari notturni e si praticavano “in alternativa o in aggiunta al massaggio effettuato”. Il via vai di clienti era infatti assiduo, varie decine ogni giorno.





In questo centro, in particolare, l'”extra” consisteva nella masturbazione, mentre nell'altro centro massaggi aquilano dal nome “Shangai” si consumavano anche rapporti sessuali completi.

I prezzi variavano in base a ciò che le cinesi offrivano: come si legge nell'ordinanza, se le donne si spogliavano nude, facendosi anche toccare le parti intime, il prezzo lievitava. In media, nel centro “Lin massage”, il tariffario era 30 euro per 10 minuti.

“Sul sito di annunci bakeca.it – ha poi affermato Grasso – era facile rintracciare i centri in questione. Durante le telefonate intercettate, si è appurato come a domande esplicite da parte dei clienti se si praticassero anche prestazioni sessuali, i gestori rispondevano in modo evasivo, ma invitavano comunque a visitare il centro”.

Sul fenomeno prostituzione in città, Grasso ha spiegato: “nel dopo terremoto non registriamo un aumento dell'offerta di prostituzione. Su strada non c'è mai stata in maniera significativa, anche prima del 2009. Ed oggi è un fenomeno che monitoriamo costantemente. Ci sono donne che praticano la prostituzione in casa – ha aggiunto Grasso –  soprattutto sudamericane, ma ciò non costituisce reato perché la legge punisce solo lo sfruttamento e il favoreggiamento, che sono i reati che cerchiamo di stroncare con determinazione”.
 

 

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