L’AQUILA: PIANO D’EMERGENZA C’E’, ”ORA SERVONO MEZZI, FONDI E UOMINI”

3 Maggio 2015 19:44

L'Aquila - Politica

L'AQUILA – “Finalmente la nostra città ha un piano di emergenza comunale degno di questo nome, non come quello 'schifo' di piano che, essendo di fatto inesistente, non ha consentito di scongiurare morte e dolore”.

Lo scrivono in una nota congiunta i consiglieri del Comune dell'Aquila dei movimenti civici Ettore Di Cesare (Appello per L'Aquila) e Vincenzo Vittorini (L'Aquila che vogliamo), riuniti nel gruppo consiliare  “Appello per L'Aquila che vogliamo”.





“Per questo oggi è una giornata importante per la città e dimostra che le buone battaglie, insieme alle polemiche, per noi non sono fini a se stesse, ma sono il pungolo affinché si lavori insieme per dare atti concreti alla città – si legge nella nota – Ora la parte politica deve dimostrare di dare concretezza al piano di emergenza mettendo a disposizione fondi e personale. Soltanto così questo piano di emergenza comunale, innovativo a 360 gradi, non sarà il solito salvagente per gli amministratori di turno, ma sarà un piano pratico e dinamico per salvare vite umane.

A detta dei consiglieri “con il passaggio in Consiglio comunale è stato fatto un balzo in avanti a livello culturale. Bisogna infatti far radicare nella popolazione e negli amministratori la cultura della prevenzione – prosegue in tal senso la nota – come previsto nel piano, va fatto un programma educativo per la città tutta, cittadini e amministratori, affinché non si arrivi solo dopo le emergenze ma si sia pronti in ogni momento per salvare vite umane”.





“Ringraziamo il consigliere delegato e l'ufficio di protezione civile del Comune che dovrà diventare l’ufficio più importante della città – conclude la nota – perché ha svolto un lungo e minuzioso lavoro recependo le nostre indicazioni, la più innovativa delle quali è l'attivazione del sistema di Protezione civile comunale in caso di sciame sismico a prescindere dall’evoluzione dello stesso”.

“Ora, dopo aver messo a punto la macchina organizzativa, bisogna procedere con una vera esercitazione cittadina, da ripetere periodicamente, che coinvolga attivamente anche tutta la popolazione. Certo resta l'amarezza che si sia dovuto aspettare sei anni per ottenere tutto ciò”, chiudono.

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