PARLA L'ARCHITETTO IACOVONE, INCARICATO DEL PIANO A 39 ANNI DAL VECCHIO

L’AQUILA: ”NUOVO PRG A CONSUMO ZERO”, ALTRE CASE PER 7 MILA MA ANCHE PIAZZE

di Alberto Orsini

15 Aprile 2014 08:20

L'Aquila -

L’AQUILA – “Cucire” uno scenario urbano, quello dell’Aquila, spezzettato dal sisma e dal post-sisma; salvare i quartieri dormitorio dalla mancanza di logica e di spazi di aggregazione creando piazze e servizi grazie alle 'aree bianche' appena normate; programmare il pezzo di città dove dovrebbero venire su alloggi per altre 7 mila persone circa, in aggiunta a quelli costruiti dopo il terremoto, dalle C.a.s.e. alle casette. E tutto questo puntando al “consumo zero” di territorio.

Sono queste le principali linee guida che dovrà avere il nuovo piano regolatore generale dell’Aquila, uno degli obiettivi più ambiziosi per il secondo mandato del sindaco, Massimo Cialente, e della sua Giunta.

Anche perché un nuovo prg L’Aquila lo attende dal 1975, e dopo 39 anni l’assessore Pietro Di Stefano ha fissato ottobre come deadline per portare al vaglio dell’aula di Villa Gioia la prima bozza dello strumento urbanistico.

A capo dell’ufficio del piano, come anticipato da questo giornale, ci sarà l’architetto Daniele Iacovone, che ha vinto tra 10 candidature il bando per l’incarico di consulente con funzioni di coordinatore.

Alla vigilia della prima riunione operativa, che avverrà oggi in Municipio, l’architetto fa il punto con AbruzzoWeb parlando anche dell’urbanistica “coercitiva”, che impone scelte ai cittadini, tanto temuta dalla politica perché genera contenzioso e fa perdere consenso: “Nel piano potere impositivo c’è, ma le azioni di forza sono l’ultima ratio, è meglio la concertazione”, dice Iacovone, anche riferendosi ai casi più spinosi come la palazzina che incombe sull’area archeologica di porta Barete.

Perché da quarant’anni non si riesce ad aggiornare il prg dell’Aquila?

So che ci sono stati sempre problemi considerati più urgenti. Su questo obiettivo si sono misurate tante amministrazioni, non è il primo incarico che viene affidato ma sarà il terzo o quarto tentativo di mettere mano a uno strumento che, comunque, il suo lavoro lo ha fatto, e anche bene. Ma gli anni sono tanti ed è necessario riguardarlo e rivederlo nei suoi contenuti.

Il piano strutturale approvato durante l’era del sindaco Biagio Tempesta sarà una base di partenza o bisognerà ricominciare tutto da zero?

È già stato tenuto in conto dall’amministrazione, non come piano che ha fatto scelte ma come documento preliminare alla redazione del nuovo prg. Per esempio nella parte delle analisi relative alle valutazioni dimensionali e all’impianto normativo. Gli spunti restano, nessuno sforzo va messo a priori nel cassetto.

Quale sarà invece il rapporto con il piano di ricostruzione da lei redatto nel 2012?

Il pdr è un piano di natura più programmatica che urbanistica in senso stretto: non attribuisce destinazioni ma dà indirizzi di carattere generale, priorità di utilizzo delle risorse eccetera. È un altro punto di partenza con il quale il prg dovrà dialogare e misurarsi, a partire dalle indicazioni programmatiche. Che saranno rese attuabili.

L’obiettivo del “consumo zero di territorio”, ovvero non si costruisce se prima non si è demolito, anche perché la città ha quasi più abitazioni che abitanti, lo ritiene un principio valido?





Più che un concetto astratto, all’Aquila l’eccessivo consumo di suolo è un dato di fatto, gli stessi operatori stentano a trovare collocazioni sul territorio. Non dimentichiamo l’obiettivo fissato dalla Ue, nel 2050 il consumo dovrà essere azzerato. Da questo punto di vista anche il programma di mandato del sindaco Cialente conteneva limiti. Il piano ne terrà conto, a partire dalle indicazioni contenute nella variante sulle aree a vincolo decaduto. Già nella relazione introduttiva si è fissato un primo ridimensionamento, condiviso anche dalla Provincia.

Per l’aumento della popolazione quali prospettive ci sono?

È tutto da verificare, la situazione non è rosea e non siamo in espansione. C’è un’evoluzione della domanda che andrà declinata dal piano in modo più approfondito. Oggi c’è richiesta di case estensive, unifamiliari a bassa densità, e non intensive. In tal senso la variante sulle aree bianche qualche risposta la dà. Siamo partiti dal dimensionamento del piano strutturale di Tempesta, da quello abbiamo detratto tutta una serie di cose realizzate, come il progetto C.a.s.e., le varianti successive. È rimasto un residuo di piano, che andrà disciplinato, pari a circa il 10% della popolazione pre-sisma.

Pierluigi Properzi, urbanista di fama e consigliere comunale di opposizione, nei mesi scorsi aveva preparato un documento preliminare. Lo ha visto? Può essere utile?

Più che preparatorio è un documento preliminare al piano che dà per scontate alcune leggi regionali che ancora non ci sono. Le sue riflessioni tecniche, comunque, saranno tenute in debita considerazione.

La nuova normazione delle aree bianche come verrà inserita nel nuovo strumento?

La variante è un punto di partenza imprescindibile. Sappiamo che 35 anni di decadenza dei vincoli è un lasso di tempo molto ampio, ora abbiamo garantito la permanenza delle dotazioni degli standard urbanistici alla città. Nel nuovo piano ci sarà una maggiore verifica, dettagliata con maggiore precisione, e saranno determinati univocamente gli ambiti su cui si esplica la variante.

Servirà un lavoro di cucitura per armonizzare le aree dove hanno già operato i commissari?

Già l’adozione della variante alcune cose le dice: ogni decisione di un commissario, se formalmente adottata, verrà incorporata. Seguiremo le direttive del Consiglio comunale.

La possibilità di raggruppare aree tra loro distanti di uno stesso proprietario per raggiungere la superficie necessaria a edificare non le sembra una furbata?

La distanza è regolata, nell’ambito della stessa frazione o quartiere, certo le aree non possono trovarsi in parti opposte della città. Sono sicuro che gli uffici sapranno lavorare bene in questo senso.

Come vi comporterete con manufatti temporanei come le casette di legno, i quartieri del progetto C.a.s.e. e gli insediamenti Map?

È un problema che dovrà trovare il suo esito regolamentare per quanto è possibile all’interno del prg. Un aspetto che non verrà trascurato. Non è nodale, ma è uno dei tanti problemi che il piano deve affrontare.





I manufatti in zona alluvionale come saranno affrontati?

Dove è vietato costruire è impensabile che le realizzazioni vengano recuperate, su questo il Comune è stato molto chiaro.

I “quartieri dormitorio”, come Pettino o Cansatessa, senza una piazza, senza una forma: è l’ultima occasione per salvarli?

Dobbiamo puntare al recupero e potremo farlo proprio grazie alle aree a vincolo decaduto. Ampi margini residuali restano, devono diventare i punti di aggregazione della periferia. Ci saranno realizzazioni dedicate a spazi e piazze, ma sarà importante anche il contributo dei privati: se non ha attrattori commerciali, turistici o di servizi, la piazza di per sé diventa un luogo morto. Sarà anche compito dei progettisti proporre all’amministrazione spazi credibili e vivibili.

Il sindaco Cialente è fissato con la concertazione, lei è d’accordo o l’urbanistica può essere anche coercitiva?

Le amministrazioni pubbliche non hanno risorse, non possono fare altro che utilizzare risorse private lavorando insieme. Gli elementi di natura coercitiva come l’esproprio costituiscono l’ultima ratio. Se un quartiere ha l’esigenza imprescindibile di un asilo nido, lo si dovrà fare. Lo strumento urbanistico ha una potestà impositiva per interesse pubblico, culturale o ambientale. È una capacità teorica, bisogna vedere di volta in volta se è il caso di applicarla.

Vale anche per i palazzi da rilocalizzare tipo quello che insiste sul cantiere archeologico di Porta Barete?

Alcuni spostamenti sono possibili, ma è impensabile pretendere uno spostamento che travalichi la città da una parte all’altra. In aree di vicinanza o adiacenza è invece possibile. Comunque bisogna lavorare per soluzioni condivise.

L’assessore Di Stefano ha programmato il primo passaggio in aula consiliare per settembre-ottobre, sono tempi che pensa di poter rispettare?

Si può fare. Dovremo portare un primo documento che sarà poi oggetto della valutazione della Provincia tra settembre e ottobre.

Secondo lei l’argomento della pianificazione urbanistica è sottovalutato dall’opinione pubblica aquilana?

Bisogna fare un discorso di priorità, oggi all’Aquila come sappiamo è un’altra, la ricostruzione. La pianificazione, però, fluidifica e accelera le decisioni. Il piano può essere uno strumento utilissimo per la ricostruzione, per dare coerenza a un quadro che oggi è più basato sui singoli edifici. Il prg potrà affrontare i temi della ricostruzione sotto un profilo urbanistico più ampio. Creare presupposti per lo spostamento di edifici, per migliorare le situazioni preesistenti. Compito del piano è mettere in campo gli strumenti attuativi adeguati.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI:


    Abruzzo Web