L’AQUILA: IL COMUNE TAGLIA LA CULTURA! TSA FURIOSO, LEONE DIFENDE LA SCELTA

28 Settembre 2014 11:40

L'Aquila - Politica

L'AQUILA – Riduzione del 20 per cento alle Istituzioni culturali aquilane e redistribuzione dei fondi ad associazioni minori, che altrimenti sarebbero rimaste a secco. E c’è chi tuona subito. 

Lo ha deciso nella notte di ieri il Consiglio comunale dell’Aquila, in sede di approvazione della previsione di bilancio. 

A farne le spese il Teatro stabile d’Abruzzo, l’Istituzione sinfonica abruzzese, i Solisti aquilani, il Teatro l’Uovo e le altre istituzioni che godono ogni anno dei contributi ordinario del Comune, che si sommano in proporzione a quelli statali.





La minore uscita è servita a garantire la contribuzione per altre associazioni culturali operanti in città, tra esse Officina musicale, Athena e Draghetto.

L’assessore comunale alla cultura Betty Leone, però, non vuole sentir parlare di tagli, ma di rimodulazione tecnica.

“La scelta – spiega – è stata concordata in un tavolo con i rappresentanti delle istituzioni culturali. La riduzione per loro sarà solo temporanea, resa necessaria dagli obblighi di equilibrio di bilancio, ma reintegreremo la quota mancante in prossime variazioni di bilancio”.





Non la pensa affatto in questo modo il presidente del Tsa Ezio Rainaldi che lamenta un taglio di 20 mila euro sui 100 mila che ogni anno il Comune, socio fondatore, garantiva.

“Il Comune da una parte tira le fila della commedia sulla nomina del futuro direttore artistico del teatro – sbotta ad AbruzzoWeb –  dall’altra presenta nottetempo un emendamento a firma del sindaco, Massimo Cialente, che taglia il 20 per cento all’ente di cui è socio fondatore nel contributo ordinario. In un momento delicatissimo, non rendendosi conti che questo a cascata rischia di determinare anche una riduzione del contributo statale”.

Railandi, afferma poi che  “la nostra istituzione sia stata in qualche modo coinvolta dal Comune, tanto che il vice presidente del Tsa Adolfo Paravano, che rappresenta proprio il Comune non sapeva nulla dell’emendamento”. Filippo Tronca

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