LA MALATTIA NON E' CONTAGIOSA PER L'UOMO, COLPITI ANCHE LUPI E VOLPI UNICO RIMEDIO LA PREVENZIONE, MA OCCHIO ALLA CONSERVAZIONE DEI VACCINI

L’AQUILA: IL CIMURRO FA STRAGE DI CANI 100 VITTIME SOLO NEI CANILI, E’ ALLARME

di Marianna Galeota

10 Aprile 2013 08:08

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – I cani dell’Aquila stanno morendo. Da due mesi è infatti emergenza cimurro sia tra i randagi che tra quelli padronali, oltre che tra volpi e lupi in ambito selvatico, e il virus, non contagioso tra gli umani, sembra non volersi arrestare: nei canili ci sono già 100 morti accertati.

Gli esperti spiegano ad AbruzzoWeb che l’unico modo per mettere al sicuro il proprio ‘fido’ è vaccinarlo regolarmente e prestare attenzione ai richiami anche se, ammettono, in alcuni casi di cattiva conservazione il vaccino non funziona.

Il cimurro è una malattia altamente contagiosa ma è stata debellata negli anni scorsi grazie all’impiego delle vaccinazioni. Ora torna a colpire a distanza di nove anni dall’ultima epidemia del 2004, seminando numeri per nulla confortanti.

Si è già svolta una riunione presso l’Istituto zooprofilattico di Teramo per studiare iniziative di contrasto alla diffusione tra gli animali selvatici. Si è inoltre riunito il Comitato regionale zooprofilassi presso il servizio veterinario della Regione Abruzzo.





Sono un centinaio i decessi censiti in cinque canili: 45 in quello di Bazzano (L’Aquila) su una popolazione di 400 esemplari, 30 in quello di Lecce dei Marsi (L’Aquila) che ospita in totale 300 cani, 19 nel canile comunale dell’Aquila, mentre sono 70 gli animali contagiati nel canile di Sulmona (L’Aquila) 4 dei quali già morti.

Il virus provoca danni al sistema nervoso, paralisi, epilessia e nei casi più gravi appunto la morte.

Non è ancora certa l’origine dell’epidemia, ma tra le cause, oltre all’ingresso clandestino di cani non controllati dall’Est Europa, potrebbe esserci un “rimbalzo dalla popolazione selvatica a quella canina tramite i cani da caccia – spiega Pierluigi Imperiale, responsabile del servizio veterinario dell’Asl numero 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila – Questi ultimi poi diffondono il virus che si trasmette per contatto diretto tra cane e cane”.

“Il rischio del cimurro è sempre presente – aggiunge – e infatti rientra nel quadro delle vaccinazioni annuali, anche se l’incidenza quest’anno è molto più alta rispetto al passato”.

Come salvaguardare la salute degli animali? “L’unico modo è vaccinarli – consiglia Imperiale – o effettuare il richiamo se sono trascorsi tre o più mesi dall’ultima vaccinazione”.





E ci sono anche ammalati ‘vip’ Colpita dal virus anche Kay, la cagnolina di quartiere compagna inseparabile dell’altro cane noto agli aquilani, Prosperino.  “È ricoverata nel canile di Collemaggio e la stiamo curando”, conclude Imperiale.

Il problema è quando la prevenzione sembra non bastare: si registrano molti decessi anche tra cani regolarmente vaccinati.

“Questo può succedere se viene interrotta la catena del freddo del vaccino – spiega Pino Aseleti, presidente dell’ordine dei veterinari dell’Aquila – che dovrebbe essere conservato a una temperatura di 4 gradi centigradi, oppure se la vaccinazione avviene su soggetti non visitati preventivamente e che magari presentano febbre o altri tipi di malattie già in corso”.

Una malattia letale per i fedeli compagni a quattro zampe da non sottovalutare che non crea nessun problema per l’uomo. “A differenza di altre malattie come la rabbia non può essere trasmesso agli umani, i proprietari possono  stare assolutamente tranquilli”, conclude Aseleti.

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