IL PROF, ''SENTENZA ILLUMINANTE!''; PER L'EX RETTORE IL 5 NUOVA UDIENZA DEL PROCESSO SUI MAXI AFFITTI E IL 15 MARZO SULLA CASA DI ANTRODOCO

L’AQUILA: DOPO LA CONDANNA DI DI ORIO TIBERTI CITA L’UNIVERSITA’ PER DANNI

1 Febbraio 2016 10:54

L'Aquila - Cronaca

L'AQUILA – La vicenda dell'ex rettore dell'Università dell'Aquila, Ferdinando Di Orio, condannato a tre anni dal tribunale di Roma per induzione indebita commessa nell'esercizio delle sue funzioni, potrebbe portare altri guai all'Ateneo: il professor Sergio Tiberti, docente aquilano ai cui danni è stato commesso il reato visto che i giudici di primo grado hanno stabilito che l'ex senatore ha indotto il suo collega a pagare somme non dovute, ha informato ufficialmente il rettore, Paola Inverardi, della sua volontà di citare l'Ateneo per un risarcimemto danni per le conseguenze e i danni di immagine che gli sono stati procurati dalla vicenda.

La tegola legata all'azione di Tiberti, che oggi per la prima volta commenta la sentenza, si aggiunge alle complesse ripercussioni della vicenda Di Orio, dal momento che l'Università, assalita da un clima di polemiche, è chiamata a decidere il futuro dell'ex rettore, predecessore della Inverardi e attuale ordinario di Storia della Medicina: dopo la sentenza di condanna, un folto gruppo di docenti, tra cui i grandi elettori del rettore, ha iniziato un forte pressing sulla Inverardi per sospendere Di Orio.

Tutto ciò nella considerazione che una decisione esemplare, secondo i prof che hanno presentato l'istanza, sarebbe importante in un momento nel quale il dibattito sul “trattamento” da riservare ai dipendenti pubblici infedeli è d'attualità, ad esempio con le misure del Governo seguite alla scoperta di casi clamorosi.

Per ora, l'Università, con il Cda e il Senato accademico, ha imboccato la strada della richiesta di parere all'Avvocatura dello Stato voluta dal direttore generale, Pietro Di Benedetto, considerato dai professori che vogliono la testa di Di Orio un suo delfino.





E mentre la Inverardi è cauta – “Faremo quel che dobbiamo, fortunatamente non abbiamo una pratica consolidata visto che non succede tutti i giorni”, ha detto – ci sono stati docenti che hanno chiesto anche che l'Ateneo si rivolga ad un legale esterno, come fatto in passato dallo stesso Di Orio.

Intanto, per l'ex rettore si avvicina un'altra scadenza terribile: il 5 febbraio prossimo al tribunale dell'Aquila, è in programma l'udienza (potrebbe andare a sentenza) relativa al processo sui maxi affitti per ricollocare le facoltà dopo il sisma, che vede alla sbarra insieme a Di Orio, l'ex direttore generale, Filippo Del Vecchio, e l'imprenditore Marcello Gallucci. Un caso finito anche nella interrogazione parlamentare presentata dall'Idv, tra l'altro ex partito di Di Orio, con cui si chiede la istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulla ricostruzione dell'Aquila.

L'ex rettore è atteso nuovamente in un'aula di tribunale, a Rieti il 15 marzo prossimo, quando è calendarizzata una nuova udienza del processo che lo vede imputato per abuso d'ufficio aggravato insieme all'ex sindaco di Antrodoco (L'Aquila) Maurizio Faina, sulle procedure relative al trasferimento ad Antrodoco di sedi universitarie e per la vendita all'allora rettore da parte del Comune di un campo di calcio dove costruire un immobile dove vivere dopo la perdita della residenza per via del terremoto del 6 aprile 2009. (red.)

TIBERTI: SENTENZA PIU' ILLUMINANTE DI QUALSIASI DISQUISIZIONE
 

“Conoscendo Ferdinando Di Orio, non ho mai dubitato che avrebbe tentato di far apparire quasi come una vittoria anche una condanna per un gravissimo reato”.

Lo dice attraverso una nota lo stesso professor Sergio Tiberti.





“Non mi stupisce neppure il suo ottimismo sull'esito del giudizio di appello, visto che nel corso delle indagini preliminari si diceva certo dell'archiviazione; che dopo la richiesta di rinvio a giudizio si diceva certo del proscioglimento in udienza preliminare; che dopo il rinvio a giudizio ha continuato a dichiararsi certo dell'assoluzione in primo grado”.

“Probabilmente dopo la condanna in appello, si dichiarerà assolutamente fiducioso nella Cassazione. A lui lascio le sue speranze, tenendomi le mie certezze”, aggiunge.

“Per quanto attiene al merito della sentenza di condanna, preferisco non addentrarmi in poco utili disquisizioni, riportandomi letteralmente al testo della decisione, la cui lettura è più interessante ed illuminante di qualunque comunicato”, dice, diffondendo un ampio stralcio della sentenza.

“1) Visti gli artt. 533, 535 c.p.p., dichiara DI ORIO FERDINANDO colpevole del reato di cui agli artt. 81 cpv., 319 quater c.p., così diversamente definiti i fatti contestati nell’imputazione, limitatamente al periodo successivo al 25.1.06 e, ritenuta la continuazione, con le attenuanti generiche, lo condanna alla pena di tre anni di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali.
2) Dichiara l’imputato interdetto dai pubblici uffici per cinque anni ed estinti i rapporti di lavoro di cui all’art. 32 quinquies c.p.
3) Visto l’art. 531 c.p.p., dichiara non doversi procedere in ordine alla residua contestazione essendo il reato estinto per prescrizione.
4) Ordina la confisca di beni o somme di denaro di cui l’imputato abbia la disponibilità fino alla concorrenza dell’importo di € 84.761.
5) Visti gli artt. 538 e ss. c.p.p., ogni ulteriore domanda rigettata, condanna l’imputato al risarcimento dei danni cagionati alla costituita parte civile, TIBERTI SERGIO, da liquidarsi in separata sede, condannando sin d’ora l’imputato al pagamento in favore della medesima parte civile di una provvisionale di € 18.693 ed alla rifusione delle spese processuali, che liquida in complessivi € 8.000, oltre accessori di legge”.

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