L’AQUILA: COME RINASCE VIALE DELLA CROCE ROSSA, 10 MILIONI PER PARCO, PARCHEGGI E NEGOZI HI-TECH

9 Marzo 2016 08:00

L'Aquila - Gallerie Fotografiche

L’AQUILA – “Non è possibile avere le bellissime mura urbiche restaurate, ripulite e illuminate di notte, e poi al di sotto verde brullo, caos e manufatti provvisori disseminati qua e là”.

C’è prima di tutto la volontà di “fare ordine” in un’area obiettivamente oggi abbandonata a se stessa, alla base del programma di recupero urbano di viale della Croce Rossa da 10,5 milioni di euro che verrà finanziato con fondi Cipe, previsto dal piano di ricostruzione, passato nelle scorse settimane in Giunta e atteso alla ratifica della Conferenza dei servizi, del Consiglio comunale e della Provincia.

Dove oggi c’è verde selvaggio metti un parco ordinato e ben tenuto con sentieri ciclabili e pedonali. Nel sottosuolo, un parcheggio interrato su tre livelli per 390 posti complessivi. Scalinate per salire da via della Croce Rossa alle mura, un tunnel sotterraneo e ascensori che conducano a San Basilio, dove c’è il dipartimento di Scienze umane dell’Ateneo (ex facoltà di Lettere).

E poi, tornando a piano strada, eliminate le casette provvisorie di legno sorte come funghi dopo il terremoto, e gli spazi commerciali tradizionali riaccorpati in nuovi stabili con ampie vetrate per liberare più verde possibile, fiancheggiati da una nuova strada per la viabilità secondaria parallela al viale.





Se non è un sogno poco ci manca, e in effetti, l’unico punto di domanda legato a questo progetto, vincitore lo scorso maggio del primo premio al concorso “Iqu-Innovazione qualità urbana” e censito dalla prestigiosa rivista “Paesaggio urbano”, è proprio la fattibilità e in quali tempi.

Ma i progettisti di “2Studio”, gli ingegneri Francesco Giancola e Alessia Rossi, che hanno ricevuto direttamente dal Comune l’incarico progettuale da 20 mila euro, assicurano che si può fare.

In corso c’è l’attività di tessitura dei rapporti con chi, alcuni anche da decenni, ha delle attività commerciali e dovrebbe smantellarle e ricostruirle in altre forme, seppur con le stesse volumetrie.ù

Da quanto appreso, contatti proficui sono già stati avviati con Nuno Gomme, il Dragoncello, e con i titolari dei capannoni ex Leipeca e Giuliani, oltre allo stabile che periodicamente diventa sede di comitati elettorali del Partito democratico.





Nell’epoca dei contributi statali che a miliardi piovono in città, perché un imprenditore dovrebbe rifare a sue spese, pur in forme diverse e migliori, la propria attività?

“Alcuni nell’ambito dei vecchi ‘contratti di quartiere’ degli anni Duemila avranno premi di cubatura, anche se paradossalmente aumenterà il verde – spiega Giancola – Altri hanno dei condoni appesi che dovrebbero passare per la Soprintendenza e verranno approvati solo con modifiche. Alcune attività incongrue, come per esempio il marmista, infine, verranno ricollocate altrove”.

Che tipo di negozi potranno sorgere in questi nuovi spazi? Il progetto prevede e consiglia forme, dimensioni e altezze, e detta anche tecnologie e materiali avveniristici: facciate ventilate, pannelli architettonici, ormai frequenti nella ricostruzione.

Inediti sono invece i muri verdi, ovvero pareti coltivate come quelle viste a Expo 2015 al padiglione di Israele, e i tetti-giardino. Alberto Orsini

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