LA STORIA DI MARIANGELA: DA MONTICCHIO A NEW YORK PER INSEGUIRE IL SOGNO DI VIVERE NELLA GRANDE MELA

di Eleonora Marchini

3 Settembre 2016 08:04

Mondo -

L'AQUILA – Se inseguire i propri sogni vuol dire essere coraggiosi, allora sì, Mariangela Ciccone, 26enne aquilana della frazione di Monticchio, coraggiosa lo è davvero ed è bello raccontare le storie di chi non si arrende nemmeno davanti all’incognita di vivere in un Paese straniero.

Messa in tasca la laurea in Conservazione dei beni culturali, conseguita nel 2013 all’università di Fermo (Macerata) a 23 anni, fatti i bagagli Mariangela decide di lasciarsi alle spalle la vita tranquilla italiana, decide di lasciare amici, famiglia, amori.

La destinazione è un corso di specializzazione in organizzazione eventi che dovrebbe tenerla lontana dall’Italia per sei mesi, mezzo anno per assaporare la follia e la vitalità di una metropoli dalle mille sfaccettature come New York.





Mariangela torna a pensare al suo sogno nel cassetto, il desiderio di vivere nella Grande Mela, magari non per una vita intera, “solo per un po’“ si è detta. 

“Ho sempre vissuto a L’Aquila e venire qui è stato scoprire un mondo totalmente a parte – racconta Mariangela ad AbruzzoWeb – Ero un po’ spaventata. Affrontare questa metropoli è stata un po’ una sfida con me stessa. Sono arrivata qui per stare 6 mesi e alla fine sono passati 3 anni. Il corso prevedeva un tirocinio da effettuare, a cura dello studente, così ho trovato uno stage in questa compagnia la Lorelei Events group. Sei mesi di tirocinio formativo al termine dei quali è arrivata una proposta di lavoro. E ho accettato”.

Il nuovo lavoro le piace, arrivano le prime soddisfazioni: “Sono diventata art director per l’organizzazione di un importante evento biennale che si sposta nelle grandi città americane – racconta ancora – Lo scorso anno è stata la volta di San Francisco, nel 2017 è previsto a Minneapolis e già si parla del 2019 con le candidature di Denver e di Seattle. Si tratta di una sorta di Expo sul tema della valorizzazione degli spazi verdi nelle grandi città e metropoli. Un appuntamento di rilevanza internazionale che dura 5 giorni, fatto di conferenze e allestimenti a tema, cui prendono parte personaggi di spicco del settore provenienti da tutto il mondo”. 

Un bel salto, da Monticchio a New York, una vita diversa ma quasi “un passaggio naturale, dal taxi dell’aereoporto al b&b dove ho alloggiato per dieci giorni. Mi sono sentita a casa. Una cosa stranissima, perché non ero mai stata qui”.





La sensazione di essere, infine, in un luogo da poter chiamare casa, di essere al proprio posto “in questa città folle, dove si può essere se stessi. Qui le eccezioni sono la regola, in tutti gli ambiti. Da come ci si veste, dal lavoro che fai, o per come ti comporti.  Questo è più di tutto ciò che in Italia io sentivo come un freno. Qui ci si può esprimere a pieno. New York non si ferma mai, ed è vero, non dorme mai. C’è un’energia, una forza vitale che sprigiona dalle vie della città, giorno e notte”.

Poi, solo qualche giorno fa, assistere impotente oltreoceano al disastro del terremoto di Amatrice, rivivere ricordi e sensazioni ben note agli aquilani: “Ho pianto lacrime di tristezza e paura. Un conto è vivere il terremoto in prima persona, cosa che non auguro a nessuno, un conto è assistere dall'altro lato del mondo, sapendo che la tua famiglia e i tuoi affetti sono lì e non sapendo se stanno bene o cosa stia effettivamente succedendo”, è il racconto di Mariangela.

“Di nuovo l’angoscia perché a ogni squillo senza risposta, da casa, perdevo una parte di me. Poi ovviamente ho parlato con tutti, ma da qui, non sapevo ancora dove fosse successo, con quale intensità e dove fossero i danni – evidenzia – Le notizie erano discordanti e l’incubo di sette anni fa si stava riaffacciando prepotente alla memoria. Il giorno dopo, lo strazio, nelle immagini di Amatrice”. 

“È più difficile, in questi casi, vivere dall’altro lato del mondo, le distanze sembrano incolmabili. Dell’Italia e dell’Aquila mi manca il profumo di casa, mi manca svegliarmi e vedere le montagne intorno, mancano gli aperitivi con gli amici di una vita, oppure prendere la macchina e andare a trovare i nonni. Gli affetti, quelli veri. Ma il mio posto, sono certa, è qui, dove mi sento viva come non mi è mai capitato prima”.

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