LA PERDONANZA A EXPO NELL’ANONIMATO: BOLLA PERSA TRA I QUADRI, RITORNO ZERO

di Alberto Orsini

20 Agosto 2015 08:01

Regione - Gallerie Fotografiche

L’AQUILA – Un panno bianco con una scritta grigio chiaro, quasi sbiadita, a malapena leggibile, e una grafia che recita formule arcane. Accanto, un’etichetta quadrata spiega in 13 parole: “Papa Celestino V – Abruzzo – Bolla del Perdono (29 novembre 1294) – Comune de L’Aquila”. Tutt’intorno, tanti quadri. Fine.

Se ne sta così a Expo 2015, un po’ malinconica e un po’ anonima, la Bolla pontificia simbolo della Perdonanza Celestiniana, l’annuale giubileo aquilano. Perdonanza che, peraltro nell’ambito dell’intera rassegna, non viene nemmeno nominata da nessuna parte.

Meno appariscente perché scritta e non dipinta a olio come i santi e le madonne che la circondano, la Bolla agli occhi di chi non la conosce sembra, quindi, meno importante delle altre 199 opere d’arte, quasi tutte dipinte, selezionate dal critico Vittorio Sgarbi per comporre la mostra “Il tesoro d’Italia” che porta una ventata di cultura nel padiglione dedicato a Eataly dell’esposizione universale milanese.

“Sarà accompagnata da un testo esplicativo, contenente preziose informazioni sul documento, sulla manifestazione e sulla storia della città, che sarà tradotto in dieci lingue, tra cui il cinese, l’arabo e il russo”, prometteva il sindaco, Massimo Cialente, nella nota stampa dello scorso 13 maggio. Ma di questi sussidi non c’è alcuna traccia.





“Ci sono le didascalie ed è collocata lungo un percorso comprensibile”, ha assicurato solo pochi giorni fa ai microfoni di questo giornale il vice presidente del Comitato, Alfredo Moroni, purtroppo la situazione è  diametralmente opposta.

Un vero peccato perché Expo è, come noto anche ai bimbi, vetrina internazionale che sta richiamando in Italia e in Lombardia milioni di persone e poteva essere un veicolo fondamentale per “aprire al mondo” finalmente la Porta Santa che, al contrario, pochi fuori dai confini abruzzesi conoscono.

E invece, checché ne dicano gli organizzatori locali, non ci sono volantini, non ci sono spiegazioni di che cosa dica effettivamente quella Bolla e, soprattutto, che cosa significhi quanto decretato da Pietro dal Morrone: il primo Giubileo della Cristianità, fonte d’ispirazione per quello, però venticinquennale, che si celebra a Roma.

Non si tratta di “discriminazione” tra opere d’arte. Sarà stato un problema di fondi, di logistica o di ingegno, chi lo sa, fatto sta che nella stessa condizione di isolamento del documento papale aquilano versano tutti i 200 “tesori” selezionati da Sgarbi.

Anch’essi, infatti, sono corredati di mera e stringata etichetta, senza un rigo di spiegazione, senza un indirizzo Internet o un qr code da fotografare con lo smartphone per ricevere informazioni, casomai si volesse essere più tecnologici.





Qualcuno, alla fine, si ferma a osservare quell’antico documento, ovviamente difficilmente riuscendo a captare il valore e il significato che custodisce, con al massimo qualche abruzzese di passaggio in fiera che la conosce per sentito dire ed esclama, “Ah, ecco la Bolla!”.

Un’occasione persa, sicuramente, che va inserita nel dibattito che si aprirà in generale sull’efficacia o meno dell’assenza della Regione Abruzzo con un suo spazio personale dentro Expo, surrogato con la decisione di aprire una “Casa Abruzzo” in una zona nobile di Milano, a Brera, ma estranea al cuore della manifestazione.

La cosa importante, comunque, come già fatto da più interlocutori, da Cialente a Moroni e altri, è che non si venga a sbandierare la presenza della Bolla a Expo come un’occasione di promozione per l’ormai prossima Perdonanza, perché alle condizioni che documenta la fotogalleria di AbruzzoWeb il ritorno turistico sarà assolutamente zero.

“Il professor Moretti, segretario di Sgarbi, mi dice che la nostra pergamena, che sta lì tranquilla in un angoletto, è visitatissima e genera una grande curiosità”, ha assicurato il primo cittadino in un’intervista ad AbruzzoWeb lo scorso luglio. La descrizione della collocazione è azzeccata, il resto no.

Molto meglio scendere un piano e mangiare qualche arrosticino nello stand abruzzese di Eataly. Almeno lì il nome e l’indirizzo del ristorante ci sono scritti.

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