LA MUSICA DEI NEB, DA SENTIRE E DA ”GUSTARE”

di Elisa Marulli

17 Maggio 2011 10:08

Chieti -

CHIETI – Neb sta per “Nunc est bibendum”, il verso di Orazio che significa “è ora di bere”, perché “vi sono vari modi per cercare l’estro poetico”, dice la band che ha scelto questo acronimo come nome.

Il gruppo nasce nel 1995 dalla voglia di quattro amici di dar vita a un progetto musicale che convogli l’indole rock e allo stesso tempo melodica della band.

Concorsi importanti, concerti adrenalinici e un’importante produzione, con due compilation e quattro album, oltre a un quinto disco in uscita entro Natale 2011.

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I Neb, a distanza di 16 anni, sono più vivi che mai, e tornano sui palchi con una line-up rinnovata e il nuovo album “Via” non da ascoltare ma da “sentire”, perché “la musica non si ascolta ma si sente, è un po’ come una chiamata”, dicono.

Loro sono Riccardo Di Paolo, 21 anni, di Roseto, chitarrista per passione e grafico per professione; la cantante Laura Di Pancrazio, 26 anni di Nocciano (Pescara), studentessa di architettura; Davide Cerasa di 24 anni alla batteria, che si dedica alla musica al 100 per cento e Paolo Polidoro, 38 anni, il più maturo del gruppo, che convoglia la sua parte artistica anche nella sua professione, l’orafo.

È proprio Paolo a raccontare il passato e il futuro della band, con l’album “Via” da promuovere e un altro, tutto nuovo, già nella testa.

Il vostro nome, Neb, è acronimo del verso di Orazio “Nunc est bibendum”. Cosa significa per voi e perché avete scelto questo nome?

“È ora di bere” è il significato letterale, e lo abbiamo scelto come nome della band nel 1995 perché l’alcol è il collante delle relazioni umane. Chi non ama bere un buon vino in compagnia? Chiaramente in maniera responsabile e non da alcolizzati.





Avete rinnovato la line-up della band, con un cambiamento radicale: la voce è passata da maschile a femminile. Come mai questa scelta?

Non è stata una scelta ma un esperimento, che sino a oggi si sta dimostrando sempre più soddisfacente.

La cantante Laura, la “new entry” del gruppo nonché unica donna della band, come è stata accolta?

Noi ci consideriamo una famiglia, quindi non facciamo distinzioni di nessun tipo. Andiamo molto d’accordo e questo è fondamentale per la riuscita del nostro progetto. Siamo sicuri che la formazione attuale è quella che volevamo raggiungere da tempo .

Il vostro ultimo album è uscito lo scorso settembre ed è intitolato “Via”. Quali sono i temi trattati?

L’intero album è basato sul percorso di una relazione di coppia che ognuno almeno una volta nella vita vive. La gioia di conoscere qualcuno, il dolore nel perderlo e l’elaborazione di tutto, che alla fine ti fa andare avanti.

In sostanza l’album parla di ognuno di noi, ma da un punto di vista oggettivo, quindi aperto a tutti.

Nel singolo “XI”, estratto dall’album, cantate in un verso: “vivo per la musica”, una specie di inno alla musica? Cosa è per voi la musica, cosa rappresenta?

La musica non si ascolta ma si sente. È un po’ come una chiamata. La musica è intorno a noi e ogni giorno ci fa arrabbiare, ci consola, ci rimanda ricordi. La musica è la manifesta solidità delle nostre emozioni.

Rispetto agli album precedenti, vi sentite cambiati in quest’ultimo lavoro?





Questo lavoro rispecchia ciò che erano i Neb, ma il gruppo si è formato proprio durante la fase delle registrazioni quindi ci siamo divertiti nel vedere cosa rappresentasse per ognuno di noi. Il risultato è un mix di emozioni provate da tutti i componenti della band.

Nei vostri live continuate comunque  a proporre anche cover di grandi artisti internazionali, come i Cranberries, i Knack e i Queen, e anche grandi pezzi della storia musicale italiana. Come mai questa scelta?

Senza dubbio la dimensione delle cover è un ennesimo aspetto particolare della band. Durante i live ci divertiamo a trasporre in chiave rock pezzi datati come “La bambola”, “Ma che freddo fa” o “Scende la pioggia”.

C’è qualche gruppo a cui vi ispirate per la vostra musica?

Non c’è un gruppo in particolare. Ciascun componente della band ha le sue influenze quindi chiaramente nel lavoro creativo si cerca di venirsi incontro miscelando le varie idee.

Nel 2006 avete aperto il concerto del primo maggio a Pescara di Gianna Nannini. Che emozione è stata per voi?

Sicuramente un’enorme esperienza, davanti a un pubblico davvero numeroso. Credo che non ci si abitui mai al calore delle persone, perché sono i destinatari del messaggio che un artista intende mandare. Senza loro sarebbe un rapporto unilaterale e questo distruggerebbe l’intento che ogni artista ha in mente.

Che progetti avete per il futuro?

Stiamo lavorando per creare un nuovo album, poi solo il tempo potrà dirci cosa fare. Noi andiamo avanti e in base a ciò che arriva ci comportiamo di conseguenza.

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