JOBS ACT, IL GIURISTA NO EURO LO ODIA ”PRECARIETA’ ILLIMITATA, PD COLPEVOLE”

di Roberto Santilli

18 Febbraio 2016 20:00

Italia - Economia

L’AQUILA – “Il Jobs act è solo ed esclusivamente precarietà illimitata”. 

Questo il succo dell’analisi dell'avvocato Giuseppe Palma, giurista e scrittore, sul blog Scenarieconomici.it, sulla riforma del diritto del lavoro in Italia, promossa ed attuata in Italia dal governo di Matteo Renzi.

Lo scorso 21 gennaio è uscito un nuovo libro di Palma, in formato e-book: “Figli destituenti. I gravi aspetti di criticità della riforma costituzionale” (2,49 euro, Gds edizioni, acquistabile nelle librerie su internet). 

“Con l’approvazione da parte del Parlamento della legge delega n. 183/2014, il cosiddetto Jobs act – spiega Palma – e il varo dei primi due decreti attuativi da parte del Governo nel marzo del 2015, si è introdotto un contratto di lavoro a tutele crescenti, solo economiche, che, pur essendo nella forma a tempo indeterminato, nella sostanza è a precarietà illimitata”. 





Secondo l’analisi del giurista, tra i più accesi sostenitori dell’uscita dell’Italia dall’Euro, “la tutela reale, cioè il reintegro nel posto di lavoro del lavoratore illegittimamente licenziato, è divenuta un’ipotesi meramente residuale, cioè rimasta in vigore sia per i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo che per quelli per giustificato motivo soggettivo o giusta causa, solo nei casi di licenziamenti orali, nulli e discriminatori, oltre che, nella sola fattispecie dei licenziamenti per giustificato motivo soggettivo o giusta causa, nell’ipotesi di insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore, lasciando fuori i casi di sproporzionalità tra fatto contestato e licenziamento. Il tutto appositamente condito dall’inversione dell’onere della prova a carico del lavoratore”.

“Se per evitare di porre in essere licenziamenti orali, nulli e discriminatori sarà sufficiente al datore di lavoro recarsi da un discreto avvocato – continua Palma – nel caso di insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore dovrà essere quest’ultimo a dimostrare le ragioni di cui al proprio ricorso, rischiando di non riuscire a provare l’insussistenza bensì solo la sproporzionalità, quindi essere escluso dall’applicazione della tutela reale: un bel cappotto di cemento che cancella almeno centoventi anni di lotte sociali!”. 

Palma definisce poi “specchietto per le allodole” il tempo indeterminato nel Jobs act, poiché, precisa, “nella sostanza, potendo il datore di lavoro licenziare il lavoratore senza il rischio di dover essere condannato dal giudice a reintegrarlo in caso di licenziamento dichiarato illegittimo, il contratto di lavoro a tempo indeterminato non esiste più!”. 

Il Jobs act, dunque, “non solo ha smantellato la tutela reale, ma ha addirittura peggiorato anche la tutela obbligatoria  (risarcitoria). Mentre la Legge Fornero  92 del 2012 prevedeva in favore del lavoratore illegittimamente licenziato un’indennità compresa tra le 12 e le 24 mensilità, il Jobs act ha ridotto questa forbice a 4-24 mensilità”. 





La colpa, tuona a questo punto l’avvocato Palma, “è del Partito democratico e del governo di Matteo Renzi, i nuovi servitori della neofita aristocrazia europea! La sinistra italiana si è ormai trasformata in fedele esecutrice delle finalità del capitale internazionale, e un bel chissenefrega della tutela dei lavoratori. Poi però i colpevoli vanno ai funerali di Pietro Ingrao o si lavano la bocca citando indegnamente Antonio Gramsci e Giacomo Matteotti“. 

“Questi figli di cane – affonda il colpo il giurista – hanno distrutto le tutele del lavoratore festeggiando ugualmente il 1° Maggio e il 2 Giugno. E si faccia ulteriore attenzione, visto che, lavandosi la bocca con la Resistenza e cantando ‘Bella Ciao’ il 25 aprile, stanno smantellando la Costituzione con una riforma della Parte Seconda pericolosamente priva di adeguati pesi e contrappesi. Sono gli stessi ipocriti che il 25 aprile mettono il fazzoletto rosso al collo, sono gli stessi che nel 2012 hanno reso costituzionale il vincolo del pareggio di bilancio, esautorando il concetto stesso di Repubblica democratica fondata sul lavoro”. 

“Del resto – polemizza inoltre – non v’è altra via: restando aggrappati a questo Euro criminale, ciascun governo o maggioranza parlamentare non ha altri strumenti se non quelli della svalutazione del lavoro e dello smantellamento dei diritti fondamentali, quindi delle regole di base insite nel concetto di democrazia costituzionale risiedenti nella Costituzione primigenia”.

Il Jobs act, conclude Palma, “serve unicamente a questo: da quando abbiamo aderito all’Euro, che è un accordo di cambi fissi, non è più possibile intervenire sul cambio e svalutare la moneta, attuando le cosiddette svalutazioni competitive del passato che facevano riprendere le nostre esportazioni rispetto a quelle degli altri Paesi europei. Quindi, non potendo più svalutare la moneta, si svaluta il lavoro. La Riforma Fornero prima e il Jobs Act poi, vanno esattamente in questa direzione”.

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