IX MARTIRI AQUILANI: 73° ANNIVERSARIO, MA MONUMENTO ANCORA INAGIBILE

23 Settembre 2016 19:16

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – È ancora devastato dalle conseguenze del terremoto il monumento ai Nove Martiri aquilani in occasione del 73° anniversario dell’eccidio, celebrato oggi con una serie di iniziative.

Ad aprire le commemorazioni la cerimonia alla caserma Pasquali Campomizzi, dove il sindaco del capoluogo, Massimo Cialente, ha deposto una corona di alloro nel luogo in cui i giovani furono trucidati.

Grande commozione e partecipazione all’Istituto di istruzione “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta”, all’iniziativa promossa dall’Istituto abruzzese per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea, in ricordo, in particolare, di Fernando La Torre, studente ebreo che aveva frequentato il Regio Istituto Industriale.





Altre due corone di alloro sono state deposte proprio al cimitero monumentale, davanti al monumento dedicato, inaccessibile per le transenne, e poi presso il ceppo commemorativo nel sentiero IX Martiri, in località Madonna Fore.

“Il sacrificio di questi ragazzi rappresenta una pietra fondamentale sulla quale abbiamo tutti costruito la libertà individuale e di pensiero di cui oggi godiamo e la democrazia nella quale viviamo – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Betty Leone, subentrata a Cialente con la fascia tricolore nel corso della mattinata – La nostra comunità è fiera di questi giovani figli che hanno dato la propria vita per un ideale”.

“Il nostro presente è fatto di conquiste che spesso, come in questo caso, sono state pagate a un prezzo altissimo – ha aggiunto – Dobbiamo ricordarcelo sempre, il valore della memoria, in questo senso, è un presidio di civiltà. Da questo germoglio deve sbocciare, anche per le nuove generazioni, una profonda coscienza civica, basata sui valori della libertà e della democrazia”.

Bruno D’Inzillo, Bernardino Di Mario, Fernando Della Torre, Carmine Mancini, Giorgio Scimia, Francesco Colaiuda, Anteo Alleva, Sante Marchetti, Pio Bartolini avevano tutti tra i diciotto e vent’anni.





Era il 23 settembre 1943 quando, nel tentativo di organizzarsi contro l’invasore, furono arrestati dai paracadutisti tedeschi nei boschi vicini a Collebrincioni, dopo un conflitto impari che viene ritenuto uno dei primi scontri tra civili e militari tedeschi.

Condotti nella Caserma Pasquali-Campomizzi, furono trucidati dopo essere stati costretti a scavare due fosse comuni.

Secondo quanto ricostruito, una possibile, decima vittima si salvò grazie all'intervento di un'autorità fascista.

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