INI CANISTRO CHIEDE ALLA REGIONE ACCREDITAMENTO ANCHE IN UROLOGIA, ‘LO CONSENTE DECRETO LORENZIN’

12 Ottobre 2017 17:00

L'Aquila -

L'AQUILA – La dirigenza della casa di cura Ini di Canistro ha presentato ufficialmente alla Regione Abruzzo una richiesta di rimodulazione della specialistica che prevede, “secondo i dettami della riforma Lorenzin e nel rispetto delle norme”, due ipotesi: l'attivazione di un'area chirurgica per ortopedia e urologia, oppure una monospecialistica su ortopedica, traumatologia e riabilitazione.

Tutto ciò a integrazione del piano di riconversione basato sulla sola ortopedia già autorizzato dal decreto commissariale 70, il cui varo è previsto per il prossimo primo gennaio.

Un progetto per il quale è in atto un intervento strutturale importante nella clinica di Canistro, divisione di un gruppo nazionale che fa capo alla famiglia Faroni.

L’istanza è all'esame dell”organo politico in particolare dell'assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci e dei vertici della direzione sanità, con il direttore Angelo Muraglia.

Oltre al fatto che è  in atto già un dialogo tra casa di cura e  istituzione regionale: a tale proposito, il direttore amministrativo della Ini, Daniela Stati, insieme al direttore sanitario, Antonella Tiberi, è stata audita per circa un’ora dalla quinta Commissione sanità del Consiglio regionale, presieduta dal consigliere regionale di Abruzzo civico Mario Olivieri.

Dopo aver illustrato l’istanza, che era stata recapitata alla Regione con una lettera ufficiale il 6 ottobre scorso,  con allegato un dettagliato memorandum, Stati ha fatto appello al presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, affinché venga istituito in tempi brevi un tavolo di tecnici e politici, per dare una risposta celere “ad una istanza formulata in piena trasparenza, in ossequio alle leggi e nel rispetto della riforma Lorenzin”.





“Chiediamo alla politica e ai tecnici – auspica Stati – di riconoscere criteri che vanno a migliorare e rendere più efficace il progetto, già autorizzato, di monospecialistica in ortopedia.  D'altra parte, la nostra proposta non prevede aumenti di spesa e di posti letto. Oltretutto, bisogna considerare che nelle prestazioni di urologia la Ini di Canistro ha l'80 per cento di mobilità attiva”.

L’istanza della Ini si basa sul fatto che sulle mono-specialistiche previste nella riforma Lorenzin non c'è stata firma dell'intesa in seno alla conferenza Stato-Regioni, quindi sono le Regioni e le Asl che stanno pianificando le modalità attuative.

Entrando nel dettaglio, nella lettera del 6 ottobre la Ini chiede formalmente di  essere trasformata e riconvertita in “struttura monospecialistica dipartimentale chirurgica”, con 23 posti di ortopedia e traumatologia, di cui uno in day hospital, e  7 posti di  urologia di cui uno in regime  day hospital.

L'ipotesi attuale prevede invece che tutti i 30 posti accreditabili, e rimborsati dalla sanità pubblica, siano tutti di ortopedia e traumatologia.

Nella richiesta si spiega che questa modifica è però possibile proprio alla luce del decreto Lorenzin,  dove si parla di “monospecialistica dipartimentale”,  che consente l’accreditamento non di una sola disciplina, e una soltanto, ma anche di “discipline affini e complementari”, come sono ad esempio l’ortopedia e l’urologia, ed anche l’ortopedia e la riabilitazione.

“Complementarietà – si esemplifica ulteriormente – che attiene, anche, alle relazioni tra attività per acuti ed attività per non acuti: la lungodegenza con la medicina, la riabilitazione sia con la medicina che con la chirurgia, la riabilitazione e la residenzialità psichiatrica con la psichiatria”.





Il decreto  Lorenzin, si ricorda però nella richiesta di rimodulazione,  prevede che “la definizione delle attività affini e complementari” siano rimesse ad una specifica Intesa in Conferenza Stato-Regioni,  che si sarebbe dovuta però sottoscrivere entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del decreto stesso.

Ma appunto “la predetta Intesa in Conferenza Stato-Regioni non è stata ancora sottoscritta, pur essendo decorsi ampiamente i termini previsti nel decreto”.

E così la “la Regione Abruzzo ha inteso recepire il significato di monospecialistica in senso restrittivo, vale a dire per una singola specialità, in assenza delle opportune valutazioni di funzionalità equipollenza e complementarietà”.

E infatti nel memorandum si evidenzia, che  la struttura di Canistro “è stata trasformata in monospecialistica esclusivamente in ortopedia”,  in assenza della indispensabile disciplina complementare della medicina riabilitativa. “come dire – si commenta nel memorandum – che il paziente che subisce un intervento di protesica dopo la fase acuta deve essere trasferito in altro presidio ospedaliero, oppure deve sopportare i costi della riabilitazione post-acutie”.

La Ini Canistro ricorda infine  di essere “un centro di eccellenza per la diagnosi e cura delle patologie urologiche, disponendo di apparecchiature multifunzionali di ultima generazione”, come ad esempio il litotritore extra corporeo-tavolo uroradiologico “Gemini”, installato nella struttura di Canistro per la prima volta in Italia già nel 2010, “apparecchiatura quindi di straordinaria flessibilità dedicata sia alla litotrissia extracorporea che a tutte le manovre di endourologia e percutanee”.

“Sono certa che l'assessore ristabilirà un clima di dialogo costruttivo nel rispetto delle leggi – spiega ancora Stati che sulla audizione di questa mattina spiega: “Abbiamo illustrato ai membri della  commissione sanità del consiglio regionale, ai quali abbiamo consegnato un memorandum, la nostra richiesta che migliora e rende più efficace il piano di riconversione sulla monospecialistica di 'ortopedia previsto per la casa di cura Ini di Canistro ai sensi della riforma Lorenzin. Ringraziamo i consiglieri per l'attenzione, soprattutto quelli della Provincia dell'Aquila presenti, Pierpaolo Pietrucci e Maurizio Di Nicola, ora abbiamo bisogno di una risposta ufficiale per salvaguardare pazienti e territorio e per proseguire con gli adempimenti per l'inizio della nuova attività”.

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