INTERROGAZIONE DI D'ALFONSO A TONINELLI PER RISOLVERE LA QUESTIONE

INDENNIZZI ESPROPRI ASSE ATTREZZATO MAI PAGATI: CHIESTE SPIEGAZIONI AL MINISTERO

21 Luglio 2018 18:59

Regione - Cronaca

PESCARA – Un'interrogazione al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, per sapere quali provvedimenti sono stati adottati, o si intendano adottare, per il pagamento degli indennizzi dei terreni espropriati qui quali è stato costruito l'Asse attrezzato.

A presentarla è stato il senatore e presidente della Regione Abruzzo del Pd, Luciano D'Alfonso, alla luce di diverse sentenze già passate in giudicato, a favore dei proprietari delle aree, e di altri giudizi ancora in corso. La vicenda, come racconta Il Centro, viene da lontano.





L'Asse attrezzato, ricorda D'Alfonso, rappresenta il collegamento fondamentale fra l'autostrada A25, la città di Chieti e quella di Pescara, ed è “una delle principali direttrici di traffico su cui si regge l'intero sistema infrastrutturale regionale”.

La realizzazione dell'arteria prende le mosse nel 1979, a opera del Consorzio per lo sviluppo industriale dell'area Chieti Pescara; attualmente, l'Asse attrezzato, ai sensi del decreto del Ministero dei Lavori Pubblici 1773 del 4 febbraio 1993, è classificato “Autostrada senza pedaggio”, con denominazione “Raccordo Autostradale Chieti- Pescara”.

Sempre nel 1993, con verbale di consegna provvisorio sottoscritto (rinnovato nel 1998), la gestione è stata ceduta all'Anas per consentire l'esecuzione di ulteriori lavori di manutenzione.





Sempre nel 1998, “l'allora Commissario regionale esprimeva la sua più ampia riserva di riesaminare l'assetto dei rapporti, anche pregressi, tra il Consorzio e l'Anas per l'intera arteria stradale nell'intento di agire per ottenere una forma di ristoro degli oneri sopportati dall'Ente consortile per la costruzione dell'opera per l'esproprio e per i danni insorti”.

A oggi, “per una serie di riserve poste da entrambe le parti, il passaggio di consegna definitivo dell'arteria non è avvenuto”.

Nel 2015, quando è stato approvato il piano di liquidazione del Consorzio, sottolinea D'Alfonso, la situazione debitoria ammontava quasi 13 milioni di euro. In questa somma sono compresi anche i quasi 9 milioni derivanti da sentenze passate in giudicato in favore dei cittadini espropriati, un debito che è cresciuto di oltre 40 volte rispetto a quello originario proprio per via delle rivalutazioni e degli interessi. In questo ambito, già complicato, si inseriscono anche gli oltre due milioni dovuti alla società Farsura, costruttrice di un lotto, sulla quale pende un'istanza di fallimento al tribunale civile dell'Aquila.

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