INCHIESTA APPALTI REGIONE: RIESAME BOCCIA RUFFINI, PER IL LEGALE ”GRAVI VIOLAZIONI”

9 Marzo 2017 22:53

Regione - Cronaca

L’AQUILA – Il tribunale del Riesame ha rigettato l’istanza presentata dall’avvocato Gennaro Lettieri in rappresentanza di Claudio Ruffini, capo della segreteria del governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso, ed ex consigliere regionale del Pd, uno dei 32 indagati nell’ambito della maxi inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila su una serie di appalti gestiti dalla Regione.

Ruffini aveva impugnato il decreto di perquisizione.

Il legale, in una nota, passa al contrattacco sottolineando una serie di violazioni, tra cui “la mancata autorizzazione alla proroga delle indagini”.





“Questa eccezione, riproponibile in ogni stato e grado, peserà significativamente sulla vita del procedimento in quanto, decorsi i primi sei mesi di indagini, il pm ha l’obbligo inderogabile di richiedere la proroga, avvertendo gli imputati e non continuando nella sua oscura attività investigativa – sbotta l’avvocato – L’aver dimenticato la scadenza del termine delle indagini è una violazione del nostro ordinamento processuale e costituzionale”.

“Abbiamo preso atto del rigetto del ricorso per riesame proposto da Claudio Ruffini – spiega ancora – Naturalmente occorrerà esaminare le motivazioni per esprimere un giudizio più esaustivo. Va però rammentato che il riesame pone all’attenzione del Tribunale numerosi motivi, come la carenza dei presupposti di cui agli articoli 247 e 252 del codice di procedura penale”.

Sempre secondo Lettieri, “il decreto di perquisizione manca, all’evidenza, di due requisiti fondamentali: Ruffini Claudio compare soltanto tra gli indagati, ma v’è silenzio assoluto su una sua eventuale condotta; per l’effetto, non si rinviene il nesso pertinenziale tra i beni sottoposti a perquisizione e sequestro”.

Secondo Lettieri, “il decreto viola anche l’articolo 355 essendo assolutamente vago e indeterminato in ordine all’individuazione delle cose da perquisire e sottoporre a sequestro, inoltre, il decreto è nullo per difetto di motivazione che deve sussistere in ordine alla relazione di immediatezza tra la res sequestrata e il reato di indagine, poi sono inutilizzabili le intercettazioni telefoniche effettuate in altro procedimento penale e acquisite nel presente procedimento, in palese contrasto con la norma di cui all’articolo 270 del Codice penale”.





Ruffini è coinvolto nel filone legato al contributo pubblico per un’iniziativa immobiliare a Giulianova (Teramo) con le ipotesi di reato in concorso con altri di corruzione aggravata per un atto contrario ai doveri d’ufficio e istigazione alla corruzione.

Tra i 32 indagati, in 9 fronti investigativi attualmente aperti, dirigenti e funzionari regionali, professionisti esterni, imprenditori, oltre al presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, e agli assessori regionali Marinella Sclocco, Silvio Paolucci e Dino Pepe.

Le ipotesi di accuse, a vario titolo, sono di corruzione, turbativa d’asta, falso ideologico, abuso d’ufficio.

L’inchiesta è coordinata dal procuratore Michele Renzo e dal sostituto Antonietta Picardi e portate avanti dai carabinieri del Noe e dalla squadra Mobile della questura di Pescara.

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