IN MANETTE FAMILIARI DI UN PENTITO CAMORRISTA IN ABRUZZO

di Marco Signori

9 Marzo 2019 12:09

L'Aquila - Cronaca

L'AQUILA – I familiari di un pentito camorrista campano, residenti sotto protezione in provincia dell'Aquila, sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Tagliacozzo (L'Aquila) al termine di laboriose indagini che hanno permesso di appurare come il gruppo fosse dedito a furti e scippi.

Sei in tutto gli indagati: una intera famiglia composta da padre (finito ai domiciliari), madre (sorella del collaboratore di giustizia, indagata a piede libero) e figlio (arrestato in carcere) e altre tre persone con vincoli di parentela di cui due sono finite in cella e una terza, minorenne, in un istituto minorile.

I reati, 14 furti in abitazione, 4 rapine e 5 scippi, sono stati compiuti ad Avezzano, Morino, Celano, Castellafiume e Capistrello tra il novembre 2017 e il marzo 2018.





I dettagli dell'operazione sono stati illustrati all'Aquila dal comandante provinciale dell'Arma, il colonnello Nazareno Santantonio e dal capitano Silvia Gobbini, comandante della Compagnia di Tagliacozzo.

Le indagini sono partite nell'autunno 2017 dopo due rapine messe a segno negli uffici postali di Avezzano e Capistrello. Tutti i componenti del gruppo erano nullafacenti e per i tre componenti della famiglia, padre, madre e figlio, sottoposti al programma ministeriale di protezione, si riunirà ora un'apposita commissione nazionale per decidere se e come mantenere la protezione.

Per il compimento dei reati è stata usata anche un'arma da fuoco, che comunque non ha esploso colpi, sequestrata dai militari assieme a gran parte della refurtiva, che è stata riconsegnata alle vittime.

È stato inoltre accertato che gli oggetti rubati venivano ricettati nella loro area di provenienza, in Campania, con la quale i familiari dei collaboratori di giustizia non dovrebbero avere contatti. I proventi dei delitti, circa 65 mila euro tra denaro contante, preziosi ed altro, sono stati utilizzati dagli indagati per l’acquisto di armi e munizionamento necessari per le attività delinquenziali, in parte impiegati per l’acquisto di oggetti di valore oppure in giochi d’azzardo, nonché per l’approvvigionamento di stupefacente per  uso personale.





Secondo quanto emerso nell’inconro con la stampa, lo stile di vita degli indagati “appare ispirato al crimine, costituendo la principale se non unica fonte di arricchimento: quindi pianificavano accuratamente le attività criminali, perlustrando vari comuni della marsica al fine di individuare gli obiettivi e le vittime più vulnerabili”.

Fondamentale nell'operazione la collaborazione tra le Procure: “Le indagini erano state avviate dalla Procura della Repubblica di Avezzano, ma il coordinamento con le Procure dell'Aquila e di Chieti ha permesso di acquisire elementi per svelare anche il tentato omicidio nell'area teatina”, ha spiegato la Gobbini.

Il minorenne, infatti, è indagato per tentato omicidio a Chieti, per un'episodio avvenuto nella primavera del 2017, quando insieme a due complici maggiorenni, contro i quali è stato aperto un altro procedimento dalla Procura di Chieti, si è reso responsabile di un accoltellamento in un locale.

Alla base dell'aggressione futili motivi, forse uno sguardo di troppo: la vittima è stata ferita al torace e ha riportato una perforazione al polmone.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: