FOCUS DEI NUMERI RAPPORTO FONDAZIONE MIGRANTES; NEL 2018 3.415 SI SONO AGGIUNTI AI QUASI 190.000 ISCRITTI ALL'AIRE, UN'ALTRA REGIONE SPARSA NEL MONDO; ESODO IN AUMENTO IN TUTTA ITALIA, SWIMEZ, ''UN DRAMMA PER IL SUD''

IN AUMENTO GLI ABRUZZESI CHE EMIGRANO, PESCARA PRIMA CITTA’ DI PARTENZA

di Filippo Tronca

26 Ottobre 2019 08:00

Regione - Economia

L'AQUILA – Sono stati 3.415 gli abruzzesi, giovani e laureati, in grande maggioranza, a fare le valige nell'ultimo anno per andare a vivere in un altro Paese nel mondo. Erano stati 2.556 nel 2016, 3.110 nel 2017.

Un esodo che non si arresta, ed anzi cresce, e continua ad ingrossare il numero di chi da tempo ha fatto questa scelta, 189.720 persone. Un altro Abruzzo, che ha la consistenza del 15 per cento di quello originale.

I dati sono contenuti nel corposo rapporto Italiani nel mondo, arrivato alla sua 14esima edizione, realizzato dalla Fondazione Migrantes, presentato ieri a Roma, nelle stesse ore i cui in Abruzzo il Consiglio regionale degli abruzzesi nel mondo (Cram). Il nuovo direttivo, è composto dal presidente della Giunta regionale, Marco Marsilio, Fratelli d'Italia, e dai tre consiglieri regionali Sabrina Bocchino, della Lega, dal vice presidente del Consiglio regionale, Roberto Santangelo, di Azione Politica, e da Sara Marcozzi, del Movimento 5 stelle. L'ex consigliere regionale del Partito democratico Antonio Innaurato, presiederà l'Osservatorio. Il Cram si occupa di una pluralità di materie, ponendo, alla radice della sua azione, il rafforzamento dei legami con la comunità abruzzese che vive lontano dalla Regione.

E di lavoro ce ne sarà da fare, visto che nel rapporto di Migrantes, si evidenzia che l'Italia, e anche l'Abruzzo, non è soltanto un Paese meta di migrazioni, ma di nuovo una nazione di emigranti, che partono in prevalenza dal Meridione.

Negli ultimi 13 anni, dal 2006 al 2019, il numero di chi se ne va dall'Italia è aumentato del 70,2 per cento e gli iscritti all'Aire, cioè l'anagrafe degli italiani residenti all'estero, sono passati da poco più di 3,1 milioni a quasi 5,3 milioni.

E questo rappresenta un problema: basti pensare che come ha calcolato lo Swimets, considerando gli investimenti pubblici nel campo dell’istruzione, per formare chi poi è andato via, il Mezzogiorno disperderebbe circa 1,9 miliardi di euro annuo considerando il solo flusso verso il Centro-Nord, quasi 3 miliardi di euro considerando anche l’emigrazione dei laureati meridionali verso l’estero.





Come detto la comunità abruzzese nel mondo, con dati aggiornati al 1 gennaio, ha una consistenza di 189.720 unità, il 14,5 per ceno degli attuali residenti, che sono 1,3 milioni.

A livello provinciale gli abruzzesi nel mondo hanno come territorio di partenza la provincia di Chieti (77.304 emigrati) , seguita da quella L’Aquila (41.457) , Pescara (34.628), e Teramo (36.331).

Comunità più numerosa sé quella in Argentina (37.418), seguita da Svizzera (20.821), Belgio (17.234), Germania (15.537), Francia (14.956), Venezuela (14.473), Canada (12.644), Stati Uniti d'America (11.789) e Australia (11.489).

Guardando alle principali città di partenza, prima è Pescara (7.218), seguita da Lanciano (4.920), L'Aquila (4.490), Teramo (4.419), Ortona (3.669), Sulmona (3.396), Chieti (3.089), Atessa (2.971) e Guardiagrele (2.639).

Se però si considera l'incidenza sulla popolazione residente sul podio sono i comuni della provincia di Chieti, Roio del Sangro (248), Borrello (688), Rosello (445), Salle (506), Colledimacine (284), Sant’Eufemia a Maiella (408), Guilmi (592). E ancora Villa Santa Lucia degli Abruzzi (148) e
Carapelle Calvisio (121), in Provincia dell'Aquila.

In tutti i casi i conterranei all'estero sono in numero superiore ai residenti, segno di un fenomeno migratorio che va avanti da oltre un secolo.





Il dato più significativo sono però le partenze dell'ultimo anno che come detto in Abruzzo sono state 3.415, in aumento rispetto ai due anni precedenti.

Da gennaio a dicembre 2018, allargando lo sguardo, hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali per espatrio 128.583 italiani, 400 persone in più rispetto all’anno precedente.

L’attuale mobilità italiana continua a interessare prevalentemente i giovani (18-34 anni, 40,6%) e i giovani adulti (35-49 anni, 24,3%). In valore assoluto, quindi, chi è nel pieno della vita lavorativa e ha deciso, da gennaio a dicembre 2018, di mettere a frutto fuori dei confini nazionali la formazione e le competenze acquisite in Italia, raggiunge le 83.490 unità.

Le mete preferite dei migranti dell'ultimo anno sono Regno Unito (20.596) Germania (18.385), Francia (14.016), Brasile (11.663), Svizzera (10.265), Spagna (7.529), Stati Uniti d'America (6.003) e Argentina e (4.304).

“Continua la dispersione del grande patrimonio umano giovanile
italiano – si commenta nel rapporto – . Capacità e competenze che, invece di essere impegnate al progresso e all’innovazione dell’Italia, vengono disperse a favore di altre realtà nazionali che, più lungimiranti del nostro Paese, le attirano a sé, investono su di esse e le rendono fruttuose al meglio, trasformandole in protagoniste dei processi di crescita e di miglioramento. Questo clima di fiducia rende i giovani (e i giovani adulti) italiani sempre più affezionati alle realtà estere che, al contrario di quanto fa la loro Patria, li valorizzano e li rendono attivi sostenendo le loro idee e assecondando le loro passioni. In altri contesti internazionali, infatti, le esperienze di formazione e lavorative in altri Stati vengono salutate positivamente salvo poi considerare più che necessario ri-attirare quei professionisti che hanno arricchito il loro bagaglio – umano, culturale, linguistico e professionale – con un periodo trascorso in un’altra realtà nazionale”.

Migranti economici anche loro, perchè, si legge ancora nel rapporto “in Italia oltre 1,8 milioni di famiglie italiane sono in povertà assoluta per un totale di 5 milioni di individui di cui oltre 2 milioni e 350 mila nel Mezzogiorno. L’Italia è poi il paese più longevo d’Europa con 14.456 centenari residenti all’inizio del 2019 di cui l’84% donne. Con un’età media di 45,4 anni, una diminuzione di 128 mila nascite dal 2008, un numero di decessi pari a 10,5 individui ogni mille abitanti, un indice di vecchiaia pari a 172,9, oltre 90 mila residenti in meno in un anno, l’Italia vive un pieno inverno demografico al quale si uniscono la bassa crescita economica, la formazione e l’istruzione inadeguate al livello europeo e internazionale di innovazione e di competitività”.

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