IMPRESE ARTIGIANE ABRUZZESI, E’ CRISI NERA: OLTRE 600 QUELLE CHIUSE

di Giorgio Alessandri

27 Novembre 2012 08:01

Regione - Economia

L’AQUILA – È un orizzonte fosco quello che si prospetta per le aziende artigiane abruzzesi.

Al 30 settembre scorso le ditte operanti nel settore erano già 630 quelle che avevano chiuso i battenti dall’inizio dell’anno, ma il dato è destinato a peggiorare.

A confermarlo è il direttore regionale della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo, che non si sbilancia sui numeri ma preconizza un peggioramento del dato già di per sé più che sconfortante per l’intero comparto.

“L’ultima rilevazione è al 30 settembre con un saldo negativo di 630 aziende, il doppio rispetto alla media nazionale – spiega Di Costanzo – Ma il dato da qui a dicembre potrebbe, ne siamo quasi sicuri, peggiorare. Non possiamo fare una stima numerica perché i dati sono quelli resi dalle camere di commercio e normalmente c’è tempo fino alla metà di gennaio per conoscere le operazioni di chiusura e fine attività delle ditte. Dati più precisi arriveranno entro la metà di febbraio 2013. Ma già da adesso è possibile pensare che il quadro è destinato a peggiorare”.





Per tamponare l’emorragia di imprese e lavoro “riduzione delle tasse, sostegno al credito e riforma della pubblica amministrazione sono determinanti” spiega Di Costanzo.

“La Regione ha pubblicato un bando per il micro credito e ha già avuto un numero elevatissimo di domande, più di mille, a fronte delle 300 che verranno finanziate. Forse verrà raddoppiato questo numero, ma ancora non è chiaro. Ma la vera questione è quella dei 15 milioni messi a disposizione dalla Fira e bloccati dal Tar. A oggi l’unico sistema per garantire sostegno al credito delle piccole imprese artigiane è quello dei consorzi confidi. Per questo abbiamo chiesto alla Regione di stanziare 24 milioni di euro dai fondi Fas specificamente per questa finalità”.

Più coraggio dal governatore, Gianni Chiodi, viene invocato “anche per quanto riguarda la riduzione dell’Irap. Così come i comuni, che si apprestano a riscuotere l’ultima rata dell’Imu, spero abbassino le loro pretese. Cittadini e aziende sono allo stremo, gli enti locali dovrebbero tagliare i costi della spesa pubblica più che accanirsi sui contribuenti. Molti enti hanno l’aliquota al massimo e otteranno di più di quanto non avrebbero introitato con i fondi garantiti dal precedente governo dopo l’abolizione dell’Ici, con i quali sarebbero state compensate le mancate entrate delle imposte sullla casa”.

Infine il direttore Cna auspica “una seria riforma della pubblica amministrazione. Lo stesso sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà aveva parlato di inefficienze nella P.A. che costano allo Stato circa 60 miliardi di euro. Burocrazia e carte bollate sottraggono tempo utile all’attività del piccolo imprenditore, che invece di rimanere in laboratorio o in negozio deve passare da un ufficio a un altro”.





LO STUDIO CNA

La crisi del sistema economico è più forte nel settore dell’artigianato e in generale per il mondo delle micro-imprese, che soffrono in particolare per la scarsa propensione all’innovazione, per la presenza di un forte indebitamento a breve termine e per la restrizione creditizia in atto. Con il risultato di consegnare all’artigianato abruzzese la peggiore performance dell’ultimo decennio.

È la sintesi che emerge dallo studio realizzato per la Cna abruzzese, che ha preso in esame l’andamento delle imprese artigiane abruzzesi nei primi nove mesi dell’anno. Tra gennaio e settembre 2012 il numero delle imprese artigiane ha subito una flessione di ben 613 unità, frutto della differenza tra le 1861 imprese iscritte e le 2474 cancellate; assai peggio, dunque, di quanto accaduto nel 2009, quando il segno “meno” si era attestato a quota 216. La distribuzione tra i tre diversi trimestri (gennaio-marzo; aprile-giugno; luglio-settembre) svela, oltretutto, come dopo la prima, timidissima ripresa del secondo trimestre (+21) dopo l’inizio orribile dell’anno (-580) nei primi tre mesi, il barometro delle sorti della piccola impresa abruzzesi torni a segnalare burrasca (-54). In percentuale, il decremento delle imprese artigiane è stato dell’1,69%: ovvero un valore doppio rispetto alla media nazionale (-0,87%).

Sul piano territoriale, va decisamente peggio nell’Aquilano e nel Teramano, con diminuzioni rispettivamente di 217 e 203 unità. Mentre a Pescara e Chieti è andata un po’ meglio, visto che le cadute sono di 108 e 85. E se il segno “meno” l’ha fatta da padrone in tutto il territorio regionale tra le imprese artigiane, stessa sorte hanno seguito i diversi comparti produttivi, con flessioni più marcate nelle costruzioni (-313 unità), seguite da industria manifatturiera (-167), servizi (-67), riparazioni (-60), agricoltura (-11). Con le sole attività ricettive (+3) in lievissima controtendenza. Tra le province, fa spicco la flessione del comparto edilizio della piccola impresa a Teramo (-130), L’Aquila (-96) e Pescara (-58); mentre le diminuzioni più consistenti nell’industria manifatturiera appartengono a Chieti (-39), L’Aquila (-60),  Teramo (-46) e Pescara (-22). Nel settore delle riparazioni delle auto e dei prodotti per la casa i decrementi non sono stati  molto elevati a Teramo (-18), all’Aquila (-18), a Pescara (-17), un po’ meno a Chieti (-7).

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