IMMOBILI: IN ABRUZZO FONDO DEMANIALE PER VALORIZZARE BENI

4 Luglio 2015 12:56

Regione - Cronaca

L'AQUILA – La costituzione di un fondo demaniale regionale per la valorizzazione dei beni immobili pubblici, sul modello del fondo nazionale, può partire in Abruzzo, in virtù della collaborazione istituzionale tra Regione Abruzzo e Agenzia del Demanio.





La concentrazione del patrimonio immobiliare pubblico, 200 beni segnalati, rispetto al numero di abitanti; l'avanzato grado di federalismo immobiliare, che vanta una soglia del 90 per cento, rendono l'Abruzzo un laboratorio nel quale creare le condizioni per sottrarre dal degrado gli immobili pubblici e sostenere gli enti locali, attraverso interventi virtuosi di federal building, come nel caso dell'ex ospedale militare di Chieti, dove rinascerà la gloriosa biblioteca De Meis ed una vera cittadella della formazione, anche a beneficio dell'Università.

Le questioni demaniali, in un'ottica di recupero e di sviluppo del territorio e dell'occupazione, sono state affrontate, nel pomeriggio di oggi a Pescara, dal presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso, e dal direttore dell'Agenzia del Demanio, Roberto Reggi.





“Il patrimonio pubblico rappresenta il 33 per cento delle risorse per lo sviluppo ha dichiarato D'Alfonso – il resto sono la componente finanziaria e le idee. Con l'Agenzia del Demanio, alla quale riconosciamo un'accoglienza da fare storia, di straordinaria apertura verso il territorio, siamo sinergicamente impegnati nella concretizzazione di progetti per rifunzionalizzare strutture abbandonate, che costituiscono un vulnus per le nostre città, tanto sul piano urbanistico tanto su quello della sicurezza, mentre potrebbero essere una nuova ricchezza”.

Per Reggi c'è in Italia “una nuova attenzione verso la valorizzazione dei beni immobili pubblici, c'è la volontà di accompagnare il territorio, la disponibilità a dare una mano, a sostenere tecnicamente gli enti locali, sapendo di poter contare su strumenti normativi stringenti, previsti dallo Sblocca Italia che, per esempio, impongono di rispondere entro 30 giorni alle richieste su beni immobili che non hanno un progetto di valorizzazione e di chiudere, entro 90 giorni, eventuali accordi di programma.

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