IL PARADOSSO DELLA SACCI, ”NELLA RICOSTRUZIONE SI USA POCO CEMENTO”

di Filippo Tronca

26 Maggio 2015 08:05

Regione -

L'AQUILA – “Il problema non è il cemento che la Sacci non vende nel cratere sismico aquilano, ma la crisi generale dell’edilizia. Di cemento, nei cantieri della ricostruzione, non se usa poi tanto. Servono investimenti pubblici nel nostro settore, questa è la verità”.

Parola di Massimo Norcini, direttore industriale della Sacci spa, ex colosso della produzione del cemento, 500 dipendenti, gravato da 400 milioni di euro di debiti e che in Abruzzo ha dovuto mettere in cassa integrazione a rotazione i dipendenti dello stabilimento che dà lavoro a 88 persone di Cagnano Amiterno (L'Aquila), comune dell'Alta Valle dell'Aterno situato a 18 chilometri dal capoluogo abruzzese.

La ditta, inoltre, ha sospeso la produzione nello stabilimento di Pescara, non ricompreso in eventuali piani di salvataggio, con il rischio di definitiva chiusura dell’impianto con una trentina di addetti.





Il paradosso, più volte sottolineato dai lavoratori, è che questo accade in prossimità del cratere sismico aquilano, definito il cantiere più grande d’Europa.

Dove, si è insinuato, le imprese preferiscono acquistare cemento anche  da fornitori di fuori che applicano forti ribassi, condannando paradossalmente al tracollo chi produce queste materie prime a chilometro zero o quasi.  Una lettura però scorretta, per Norcini.

“Il problema – spiega infatti ad Abruzzoweb – è che nel cratere ma si sta usando poco cemento. Si preferiscono altre tecniche costruttive che prevedono altre tipologie di materiali, come il prefabbricato, i collanti e gli intonaci pre-miscelati”.

E se pure il cemento si vendesse come il pane, per la Sacci cambierebbe poco.





“Dalle nostre analisi di mercato – rivela Norcini –  risulta che se tutto il cemento utilizzato nei cantieri della ricostruzione post-sismica provenisse dal cementificio di Cagnano, ipotesi che in un regime di libero mercato è ovviamente impossibile, sarebbe comunque coperto solo il 20 per cento della sua capacità produttiva”.

Il problema non è dunque il mercato asfittico e forse sovradimensionato della ricostruzione post-sismica, ma la crisi generale dell’edilizia.

La capacità produttiva generale del settore del cemento – sottolinea Norcini – compresa quella della Sacci, è doppia rispetto alle attuali potenzialità di mercato. Il mercato edilizio di Roma, ad esempio, strategico anche per lo stabilimento di Cagnano, è diminuito del 60 per cento”

“L’unica efficace soluzione – ammette Norcini – sarebbe un rilancio da parte del governo di investimenti sulle opere pubbliche. Di questo abbiamo parlato con il vicepresidente della Giunta regionale Giovanni Lolli, il quale ha assicurato che la Regione Abruzzo farà la sua parte”.

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