IL 6 MAGGIO DEL 1976 IL TERREMOTO IN FRIULI, NACQUE LA PROTEZIONE CIVILE

6 Maggio 2018 19:25

Italia -

L'AQUILA – La sera del 6 maggio del 1976, alle ore 21,00, una scossa di terremoto devastò il Friuli, mettendo in ginocchio intere popolazioni e radendo al suolo interi paesi.

Con una magnitudo di 6.5 sulla scala Richter, fu l'evento più forte in Italia dal dopoguerra e colpì la zona a nord di Udine tra i comuni di Gemona e Artegna.





In pochi secondi la vita di 80mila persone cambiò per sempre. I morti furono 990, i comuni interessati 77 di cui Gemona, Venzone, Buia, Pinzano al Tagliamento, Monteaperta e Osoppo completamente rasi al suolo.

I senzatetto furono 45 mila e gli sfollati 100 mila. Dopo alcuni mesi, tra l'11 e il 15 settembre altre 4 scosse di cui le più forti di magnitudo 5.9 e 6.0 causarono ulteriori danni.

È stato il terribile evento friulano a dare vita ad una delle eccellenze italiane, rivelatasi essenziale nelle sciagure seguenti: la Protezione civile.





Dall'azione congiunta di forze dell'ordine guidata da Giuseppe Zamberletti commissario straordinario, che fece della caserma Goi Pantanali di Gemona il loro quartier generale nacque quella che oggi è la macchina più complessa che a soli 4 anni di distanza, nel novembre del 1980 si sarebbe dovuta cimentare con un'altra catastrofe, il terremoto dell'Irpinia.

E che si è rivelata essenziale, un trentennio dopo, nella gestione dell'emergenza post-terremoto dell'Aquila.

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