GRANO: IN ABRUZZO PREZZI IN CADUTA LIBERA, COPAGRI ”SEGNALI PREOCCUPANTI”

1 Luglio 2016 13:26

Regione - Cronaca

PESCARA – La campagna della trebbiatura dei cereali non ancora entra nel vivo ma già pervengono preoccupanti segnali sulla caduta libera dei prezzi di mercato.

È quanto si legge in una nota della presidenza di Copagri Abruzzo.

“Abbiamo notizie dal Teramano – si legge nella nota – dove il grano duro oscilla tra 16 ed i 18 euro al quintale, grosso modo tiene sullo stesso fronte nel Pescarese ma crolla i 12 ed i 14 euro nel Chietino. Essendo ancora la campagna agli inizi è più che lecito il sospetto che i prezzi di mercato tenderanno ancora a calare.





Risultano discrete le produzioni che si attestano tra i 40 ed i 50 q.li ad ettaro ma sono modesti i gradi proteici intorno al 10 o 11 per cento”.

Secondo quanto scritto nella nota “a questo disastro annunciato spesso si sommano i danni provocati dai cinghiali, il cui numero è sempre in crescendo e le azioni efficaci di contrasto tardano ad arrivare”.

“Era una situazione prevedibile che la Copagri Abruzzo aveva denunciato da tempo – prosegue la nota – sia per i continui arrivi di grosse navi stracariche di Grano Duro ed altri cereali nei porti di Taranto, Bari ed Ancona, i quali hanno costantemente rifornito i nostri mulini, che per una primavera piovosa che non ha reso possibile una maturazione idonea e buona per la semola poi da destinare alla pastificazione. Avevamo chiesto all’assessorato alle Politiche agricole l’istituzione di un tavolo atto a costituire accordi di filiera produttiva unitamente ai nostri marchi regionali della pasta conosciuti ed affermati in tutto il mondo quali 'De Cecco' e 'Del Verde'”.

Richiesta, secondo Copagri “rimasta inevasa e senza risposta”.





“L’assurdo è che il grano duro proveniente dall’estero potrebbe essere facilmente spacciato come 'Made in Italy' a  causa dei deboli controlli che ci sono presso le nostre frontiere – prosegue ancora la nota – Tutto solo poi per giustificare l’oneroso costo sul mercato per la qualità conosciuta e riconosciuta della nostra pasta. 

Oltre alla preoccupazione dei magri ricavi delle aziende agricole cerealicole, per nulla compensati con i poveri contributi comunitari, c’è quella che potrebbe accadere a breve per il rischio del sistematico abbandono produttivo delle aree coltivabili che produrrebbe ulteriore danno all’ambiente ed al territorio che risulterà per nulla manutentato”.

“Per questa ragione – conclude la nota – torniamo a sollecitare l’assessorato regionale alle Politiche agricole a convocare una tavolo tecnico–istituzionale con i vari portatori d’interesse allo scopo di mettere in itinere azione efficaci ed immediate atte ad evitare la nostra paventata ma realistica situazione futura”.

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