PER LA PROCURA, ''VALUTAZIONI APPROSSIMATIVE'' E ''INFORMAZIONI IMPRECISE''

GRANDI RISCHI, IL CASTELLO ACCUSATORIO: ”CAUSATA LA MORTE DI 308 PERSONE”

di Alberto Orsini

5 Giugno 2010 00:00

L'Aquila -

L’AQUILA – Con valutazioni “approssimative e generiche” e con informazioni “incomplete e imprecise” date ai cittadini e agli enti, i componenti della Commissione grandi rischi sono venuti meno “ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro qualità e alla loro funzione e tesi alla previsione e ai doveri di informazione chiara, corretta e completa”. E così facendo, in occasione della scossa delle 3.32 del 6 aprile 2009, hanno causato la morte di 308 aquilani, elencati uno per uno con nome e cognome, “indotti a rimanere in casa per effetto esclusivo della condotta descritta, nonostante le scosse che si ripetevano da mesi con frequenza e magnitudo crescenti”.

È questa la motivazione che ha portato la Procura dell’Aquila a indagare i sette componenti della Commissione, come si legge nell’avviso di garanzia e di conclusione delle indagini preliminari emesso nei confronti di Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce. L’accusa è dei reati di omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo.





Nell’avviso di garanzia, dopo aver riepilogato le cariche dei sette indagati, si cita il passaggio del verbale della riunione del 31 marzo 2009, in cui la Commissione grandi rischi affermava di essersi riunita per “fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica delle ultime settimane” e si sottolinea la “colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia”.

La Procura riscontra la violazione degli articoli 2, 3 e 9 della legge che istituisce la Protezione civile e la stessa Commissione grandi rischi (225/1992); degli articoli 5 e 7bis della legge sul coordinamento e le strutture logistiche della Protezione civile (401/2001); dell’articolo 4 della legge sull’emergenza rifiuti in Campania, che integrava l’organizzazione della Commissione (21/2006). Tra le altre violazioni riscontrate, quelle all’articolo 3 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n° 23582 del 3 aprile 2006 e alla normativa generale della legge che disciplina le attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni (150/2000).





Secondo l’accusa, la valutazione dei rischi sismici che erano in corso sul territorio aquilano fu “approssimativa, generica e inefficace in relazione alle attività e ai doveri di previsione e prevenzione”. Inoltre, “sia con dichiarazioni agli organi di informazione sia con redazione di un verbale”, per gli inquirenti la Grandi rischi ha fornito ai cittadini, ai politici e alla stessa Protezione civile “informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie sulla natura, sulle cause, sulla pericolosità e sui futuri sviluppi dell’attività sismica in esame”.

L’avviso continua citando dichiarazioni e alcuni brani degli indagati messi a verbale nella riunione del 31 marzo: “non è possibile fare previsioni” (Boschi), “la semplice osservazione di molti piccoli terremoti non costituisce fenomeno precursore” (Boschi), “improbabile il rischio a breve di una forte scossa come quella del 1703” (Boschi), “non c’è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse a bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento” (Barberi), “le registrazioni delle scosse sono caratterizzate da forti picchi di accelerazione, ma con spostamenti spettrali molto contenuti, di pochi millimetri, e perciò difficilmente in grado di produrre danni alle strutture” (Calvi).

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