GRANDI RISCHI: DELLA VIGNA ”SUPERATA ‘AMMISSIBILITA’ IN CASSAZIONE”

di Alberto Orsini

3 Agosto 2015 13:06

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “La notizia buona è che sul processo Grandi rischi c’è stato un controllo di ammissibilità superato da parte della Corte di Cassazione. Certo non significa che possa determinare qualcosa ai fini del risultato finale, ma è comunque un passo avanti, il ricorso poteva essere dichiarato inammissibile e chiudere definitivamente la questione”.

Così ad AbruzzoWeb l’avvocato teramano Wania Della Vigna, confermando ufficialmente e commentando la fissazione al 19 novembre prossimo, presso la quarta sezione penale della Corte di Cassazione, del processo di terzo grado alla commissione Grandi rischi.

La Suprema Corte dovrà stabilire in modo definitivo se, in quella ormai famosa riunione del 31 marzo 2009, a 5 giorni dal terremoto dell’Aquila del 6 aprile, gli esperti dell’organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio rassicurarono i cittadini dettero false rassicurazione causando la morte accertata di 29 di loro.

I 7 esperti sono stati condannati in primo grado a 6 anni di reclusione ciascuno per omicidio colposo e lesioni dal giudice monocratico Marco Billi e assolti, tranne in parte uno di loro, l'allora vice capo della protezione civile Bernardo De Bernardinis, a cui sono stati inflitti 2 anni, nel processo di Appello dal collegio giudicante presieduto da Fabrizia Francabandera.

La Della Vigna fa notare che “è una cosa importante avere superato questo primo filtro che, negli ultimi tempi, sta diventando molto stretto perché i procedimenti pendenti sono tantissimi”.





“Oltretutto, in caso di inammissibilità – conclude – ci sarebbe stato anche un pagamento alla cassa ammende, e quindi ulteriori spese per le famiglie delle vittime”.

IL PROCESSO

L'organo consultivo della presidenza del Consiglio è stato indagato nella sua composizione del 2009 per aver compiuto analisi superficiali e aver dato false rassicurazioni agli aquilani prima del 6 aprile 2009, causando la morte di 29 persone.

I condannati in primo grado a 6 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni personali colpose sono Franco Barberi, all'epoca presidente vicario della commissione Grandi rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile.

Originata dall'esposto di un avvocato aquilano, Antonio Valentini, per conto di alcuni familiari delle vittime del sisma, l'inchiesta è divenuta di pubblico dominio il 3 giugno 2010 con l'emissione di sette avvisi di garanzia.

Il 10 dicembre 2010 l'esordio in aula per l'udienza preliminare, conclusa con il rinvio a giudizio per tutti; il 20 settembre 2011 la prima udienza dibattimentale, con il giudice Billi che ha imposto un ritmo veloce, spesso un appuntamento a settimana.





Ecco perché dopo un anno e un mese, un tempo considerato record per un dibattimento così delicato, il 22 ottobre 2012 è arrivata la sentenza di primo grado, esplicitata dal magistrato in 950 pagine di motivazioni il 18 gennaio 2013 (mentre 500 erano le pagine della requisitoria scritta dei pubblici ministeri Fabio Picuti e Roberta D'Avolio).

L'appello ha visto l'accusa sostenuta dall'avvocato generale presso la procura generale della Repubblica, Romolo Como, mentre a emettere la sentenza è stato il collegio presieduto da Fabrizia Ida Francabandera con i colleghi giudici Carla De Matteis e Marco Flamini. Il 10 novembre 2014 la sentenza, con 6 assoluzioni e la condanna con pena ridotta a 2 anni per il solo De Bernardinis.

Definito spesso “processo alla scienza” (erroneamente secondo l'accusa e il giudice), questo dibattimento ha avuto una rilevanza internazionale, seguito dai media di tutto il mondo e anche da riviste scientifiche estere.

Nelle udienze davanti al giudice Marco Billi sono sfilati quasi 300 testimoni tra quelli dell'accusa, chiamati dai pm Fabio Picuti e Roberta D'Avolio, e quelli di parte civile e delle difese. Nelle deposizioni i familiari e amici di vittime del sisma hanno sottolineato che i loro congiunti, spaventati dalle scosse, hanno poi cambiato atteggiamento dopo i tranquillizzanti messaggi diffusi dalla Grandi rischi dopo la riunione del 31 marzo 2009.

Una tesi rifiutata dalle difese, che annoverano principi del foro come gli avvocati Alfredo Biondi, ex ministro della Giustizia, o Marcello Melandri, già impegnato in processi come Fastweb e Gea.

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