GRANDI RISCHI: 6 ASSOLUZIONI IN APPELLO, CONDANNA A 2 ANNI PER DE BERNARDINIS

10 Novembre 2014 17:19

Regione - Cronaca

L’AQUILA – Sei assoluzioni e una condanna a 2 anni di reclusione.

La Corte d’Appello dell’Aquila ha riformato quasi completamente la condanna di primo grado a 6 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni colpose nei confronti dei 7 esperti che il 31 marzo 2009 hanno riunito la commissione Grandi rischi, a 5 giorni dalla scossa del 6 aprile che avrebbe distrutto la città.

Gli assolti sono Franco Barberi, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi e Claudio Eva. Condannato Bernardo De Bernardinis, che era numero 2 del dipartimento della Protezione civile, assolto invece per le imputazioni principali. Nello specifico, a De Bernardinis sono stati derubricati alcuni casi di omicidio colposo, ma comunque resta condannato per questo reato in altri casi. 

Alla pronuncia della sentenza si sono scatenate le proteste in aula. “Vergogna!” hanno gridato i familiari delle vittime e altre parti civili.

La sentenza del Collegio giudicante presieduto da Fabrizia Francabandera arriva circa 2 anni dopo quella di primo grado del giudice Marco Billi.

La conferma della pena era stata chiesta dall’avvocato generale Romolo Como, che ha sostenuto l’accusa nelle sei udienze del processo di secondo grado. “Immaginavo un forte ridimensionamento dei ruoli e delle pene, ma non un'assoluzione così completa, scaricando tutto su De Bernardinis, cioè sulla Protezione Civile”. Il commento a caldo di Como, che si è detto “alquanto sconcertato”.

Nel corso del processo d'appello le difese degli imputati, pur se con differenziazioni, hanno cercato di smontare, riuscendoci, il castello accusatorio insistendo sul fatto che quella che si svolse a L'Aquila non fu una riunione ufficiale della Commissione Grandi Rischi.

In particolare l'avvocatura che rappresenta lo Stato, con i legali Sica e Giannunzi, aveva sottolineato che quella tenuta a L'Aquila non era una Commissione Grandi Rischi e che gli intervenuti parlarono a titolo personale: “Le informazioni riferite sono state rappresentate in maniera distorta, facendo riferimento sia all'ex assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati che alla stampa”.

Sulla stessa lunghezza d'onda, tra gli altri, anche l'avvocato Alessandra Stefano, legale di Claudio Eva secondo il quale si trattò di “una riunione di singoli”. 

“La sentenza di primo grado – aveva sostenuto nella sua arringa – non ha dimostrato che le affermazioni rassicuranti ci fossero state, ma le ha date per scontate fin dall'inizio”. 

Per l'avvocato Stefano quella riunita a L'Aquila non era una Commissione istituzionalizzata, a parlare furono i singoli esperti e non il 'soggetto unitario' Commissione Grandi Rischi. A far da contraltare a questa tesi era stato soprattutto l'avvocato Attilio Cecchini, 'principe' del Foro aquilano il quale aveva sostenuto che “la linea giuridica della difesa secondo la quale i sette esperti non si riconoscono nella Commissione Grandi rischi è un errore giuridico, perché in base a quanto scritto su alcune sentenze della cassazione, anche qualora ci fosse stata una irregolarità nell'investitura essi comunque indossarono la veste di pubblici ufficiali e dunque gli atti prodotti restano validi”. 





Per Cecchini, in definitiva, gli scienziati della commissione assunsero ed incarnarono comunque il ruolo di pubblici ufficiali.

Già previsto e annunciato il ricorso in Corte di Cassazione per il giudizio di legittimità che metterà definitivamente la parola fine a questa vicenda processuale cominciata nel 2010. 

Soddisfazione da parte dei difensori alla lettura della sentenza che ha prosciolto sei imputati su sette e che, come spiega l'avvocato Franco Coppi, “ci gratifica perché sono state accolte le nostre tesi. Ma – aggiunge Coppi – siamo molto dispiaciuti per i familiari delle vittime, e umanamente comprendiamo le loro reazioni”.

La Corte d'Appello dell'Aquila, di fatto, non ha accolto la tesi accusatoria sostenuta dal pg Como che aveva chiesto la conferma della sentenza del giudice delle prime cure che aveva inflitto sei anni di reclusione a tutti gli imputati. “La colpa – aveva spiegato il magistrato nella sua requisitoria del 10 ottobre, giornata nella quale si era aperto il processo d'appello – non attiene al mancato allarme ma alla errata, inidonea, superficiale analisi del rischio e di una carente e fuorviante informazione che ha fatto mutare i comportamenti degli aquilani di attuare le tradizionali misure dopo scosse forti. La colpa generica è la negligenza e l'imprudenza nel fare quella valutazione. Sottolineo – aveva proseguito Como – che si cerca di far rientrare dalla finestra quello che si è messo fuori dalla porta e cioè il voler presentare espressamente che si è trattato di un processo alla scienza. Ma non è cosi'”.

Secondo il pg, “la sentenza non è fondata su un'ipotesi di colpa incentrata sulla previsione del terremoti, non e' cosi' perche' non e' possibile prevedere. Ribadisco la imprevedibilità del terremoto. La riunione della Commissione Grandi Rischi all'Aquila del 31 marzo 2009 è stata un'operazione mediatica per tranquillizzare la popolazione con carattere scenografico e mistificatore, al termine e' stata data un'informazione inesatta, incompleta e fuorviante”. 

“Se fossi stato il padre di una delle vittime avrei fatto la stessa cosa. Una vittima è sempre una vittima. Non ho mai contestato nulla”, le parole di Bernardo De Bernardinis in una frase raccolta dal Gr1, all'uscita dalla Corte d'Appello. 

LE REAZIONI

GRESTA (INGV), ''SODDISFATTO PER ASSOLUZIONE ESPERTI, VICINO A FAMILIARI VITTIME''

“È con grande soddisfazione che apprendo la notizia del proscioglimento dei componenti della Commissione Grandi Rischi, tra cui il dirigente di ricerca dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, già direttore del Centro nazionale terremoti e l'allora presidente dell'Ingv, Enzo Boschi, dalla Corte di Appello dell'Aquila”. 

Ad affermarlo è il presidente dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta.

“La pronuncia della Corte – sottolinea Gresta – dimostra che i due colleghi, presenti alla riunione del 31 marzo 2009, hanno sempre agito con correttezza, nel rispetto dei ruoli e delle proprie competenze, fornendo contributi scientifici e ribadendo, contestualmente, l'alta pericolosità sismica della Regione Abruzzo, coerentemente con i precedenti comunicati trasmessi dall'Ente. Oggi non solo viene restituita l'indiscussa onorabilità e la dignità a Giulio Selvaggi e a Enzo Boschi, ma viene anche ribadita, qualora ce ne fosse bisogno, la credibilità a tutta la comunità scientifica italiana. Confermo, anche a nome di tutti i ricercatori dell'Ingv, ancora una volta, la mia vicinanza ai parenti delle vittime”.

VALENTINI, ''SE POTESSI, NON RISPETTEREI LA SENTENZA''





“Le sentenze nel bene e nel male si debbono purtroppo rispettare, dico purtroppo perché in questo caso se potessi non lo farei”.

Cosi' l'avvocato antonio valentini, il primo accusatore della commissione grandi rischi in quanto autore dell'esposto che ha innescato l'inchiesta della procura della repubblica, sulla sentenza di secondo grado.

“Rimango certo dell'impianto accusatorio nei confronti di questi signori – ha spiegato ancora – evidentemente la corte no”.

PEZZOPANE (PD), ''SENTENZA SCONCERTANTE E CONTRADDITTORIA”

Per la senatrice aquilana del Partito democratico, Stefania Pezzopane, si tratta di una sentenza “stravolta, sconcertante e contraddittoria anche per la diversificazione della posizione di De Bernardinis. Avevamo accettato la sentenza di primo grado dobbiamo accettare anche questa. Però per L'Aquila martoriata dal terremoto e dall'Italia resta una ferita indescrivibile. Vanno ringraziate le famiglie delle vittime per il loro comportamento eroico, con la loro azione determinata hanno fatto sì che i comportamenti delle istituzioni siano cambiati radicalmente dopo L'Aquila”.

BLUNDO (M5S), ''UNA VERGOGNA, LO STATO PROTEGGE SE STESSO''

“Sappiamo bene che ci siamo fidati della commissione grandi rischi, ci hanno detto che stava scaricando energia e che non ci dovevamo preoccupare. La sentenza è vergognosa”. Cosi' la senatrice del Movimento 5 Stelle, Enza Blundo, al termine del processo di appello “Questi signori hanno avuto un ruolo politico – ha spiegato ancora – è lo Stato che sta proteggendo se stesso, non proteggendo I cittadini. Questo è uno Stato che non fa giustizia”.

BONANNI (COMITATI CITTADINI), ''LA GIUSTIZIA IN ITALIA NON ESISTE''

“La giustizia in questo Paese non esiste, è sotto processo solo chi ha manifestato, mentre chi ha delle responsabilità e ha fatto morire la gente nel letto dopo averla rassicurata viene assolto”. il commento di Anna Lucia Bonanni, esponente dei comitati cittadini e docente, ha espresso la sua rabbia, subito dopo la lettura della sentenza.
 
“Gli attivisti che hanno denunciato, prima e dopo il terremoto, quello che è stato fatto agli aquilani, stanno subendo il processo, mentre chi non ha fatto il suo dovere se ne sta tranquillo”, ha concluso con toni rabbiosi davanti ad una piccola folla tra cui alcuni famigliari delle vittime attoniti per il verdetto di secondo grado.
 
GIOVANI IN LACRIME, “NESSUNO CI AIUTA A FARE GIUSTIZIA''
 
Rabbia, delusione, ma anche dolore da parte dei più giovani. Decine gli studenti dentro e fuori all'aula, coinvolti da alcuni professori delle scuole superiori che più volte hanno invitato i ragazzi ad assistere alle varie fasi del dibattimento. “Tutto questo è incredibile – spiega Giovanna Carli, studentessa del Liceo Classico -. La nostra città è stata segnata da una tragedia così importante e nessuno vuole aiutarci a fare giustizia. Quale esempio possiamo trarre da questo Stato? Avevamo bisogno di risposte importanti. Invece abbiamo assistito ancora una volta a un'ingiustizia conclamata”.
 
JUCHICH-PERILLI (PRC), ''SENTENZA RIAPRE FERITA INCANCELLABILE''

“Il Partito della Rifondazione Comunista si unisce allo sgomento e alla rabbia dei familiari delle 309 vittime del terremoto. La sentenza di assoluzione per i membri della Commissione Grandi Rischi riapre una ferita incancellabile per la nostra città e non rende giustizia al nostro territorio che, già prima della tragica scossa del 6 Aprile 2009, era diventato teatro di operazioni mediatiche volte a rassicurare la popolazione”, si legge in una nota di Goffredo Juchich ed Enrico Perilli, rispettivamente segretario comunale Prc e capogruppo in Consiglio comunale. 

“Pur rispettando il lavoro della magistratura e in attesa delle motivazioni della sentenza non possiamo non sottolineare come nei giorni immediatamente successivi alla riunione della commissione del 31 marzo 2009, un sentimento di generale rassicurazione si era diffuso nella popolazione. Riteniamo che la superficialità con la quale la Grandi Rischi affrontò la grave crisi sismica che era in atto nel territorio aquilano rappresenti l’ennesima sconfitta di un paese incapace di fare prevenzione e politiche strategiche per la riduzione dei danni in caso di forti calamità naturali”.

 

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