GRANDI RISCHI 2: ''BERTOLASO INNOCENTE'',
IL PM CHIEDE DI NUOVO L'ARCHIVIAZIONE
Pubblicazione: 22 novembre 2013 alle ore 20:47

L’AQUILA - Il pubblico ministero dell’Aquila Fabio Picuti ha chiesto per la seconda volta l’archiviazione della posizione dell’ex capo dipartimento della Protezione civile e commissario per l’emergenza dopo il terremoto del 6 aprile 2009, Guido Bertolaso, nell’ambito del procedimento “commissione Grandi rischi 2”, che lo vede unico indagato per omicidio colposo e lesioni colpose dopo l’archiviazione già avvenuta per l’ex assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati.
Secondo il rappresentante della pubblica accusa, nessuno dei 7 esperti che componevano l’organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio che si riunì all’Aquila il 31 marzo 2009, cinque giorni prima del tragico sisma, già condannati in primo grado a 6 anni ciascuno con le stesse accuse, ha dimostrato o affermato di essere stato influenzato da Bertolaso.
L’inchiesta ‘satellite’ intende chiarire se i componenti Cgr rilasciarono le dichiarazioni rassicuranti che li hanno portati alla condanna perché indotti a farlo proprio dal capo dipartimento.
Il pm Picuti aveva già chiesto una prima archiviazione del procedimento a carico di Bertolaso, non ritenendo ci fossero le condizioni per una richiesta di rinvio a giudizio.
Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella aveva archiviato solo la posizione della Stati, dando il via libera a ulteriori accertamenti, ma Picuti ora ha deciso di riproporre la stessa richiesta.
Stati e Bertolaso inizialmente erano stati tirati in ballo dopo la pubblicazione sui media di una telefonata intercettata nell’ambito dell’inchiesta sul G8 della procura della Repubblica di Perugia.
Il 25 gennaio 2012 il pm Picuti aveva acquisito la telefonata come prova nel processo principale e Bertolaso, già chiamato come testimone dell’accusa, era diventato un indagato in procedimento connesso.
Nella registrazione audio si sente l’ex sottosegretario affermare all’assessore di voler convocare la riunione per un’operazione mediatica con cui tranquillizzare la gente.
Bertolaso, infatti, dice che la riunione “non è perché siamo spaventati e preoccupati, ma perché vogliamo tranquillizzare la gente” e, in un passaggio successivo, parlando degli esperti, rincara: “Li faccio venire all’Aquila o da te o in prefettura, decidete voi tanto a me non frega niente, di modo che è più un’operazione mediatica, hai capito?”.
Interrogato su queste frasi in aula all’Aquila il 15 febbraio 2012, Bertolaso ha chiarito che “intendevo un’operazione da fare attraverso i media per informare la popolazione su quello che stava accadendo, non era intesa in senso negativo o dispregiativo”, mentre la rassicurazione la voleva “non sul fatto che non ci sarebbero state mai scosse, ma sul fatto che i terremoti non si possono prevedere, c’è uno sciame, lo stiamo seguendo, c’è uno stato d’attenzione e più di questo non si può fare”.
Dichiarazioni che, assieme agli accertamenti, hanno indotto Picuti a chiedere l’archiviazione. Ma il gip Gargarella gli ha intimato nuove indagini.
Nell’ordinanza, il gip sottolineava appunto che le frasi di Bertolaso suonano estremamente simili al verbale della riunione divenuto elemento cardine del processo, inoltre evidenzia che “la telefonata suddetta coincide parzialmente nel suo contenuto con le dichiarazioni rilasciate dai membri della commissione dopo la riunione”.
Di qui la richiesta a Picuti di scoprire eventuali pressioni, contatti preliminari e pressioni. Rinforzata dall’uscita, pochi giorni prima dell’udienza chiave, di nuove intercettazioni tra Bertolaso e il suo predecessore Franco Barberi, presidente della Cgr, che affermava: “Tutto bene, abbiamo rassicurato”.
Quelle nuove intercettazioni non sono entrate nell’inchiesta e in definitiva per il pm Bertolaso non ha influenzato l’esito infausto di quella riunione. Ora la parola passa al giudice Gargarella.
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di Alessia Centi Pizzutilli 


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