GOVERNO: CONTE CONVOCATO DOMANI AL COLLE, ZINGARETTI E DI MAIO, ”INTESA”, FDI IN PIAZZA

28 Agosto 2019 19:54

Italia -

L'AQUILA – Giuseppe Conte è stato convocato domani giovedì, alle 9.30, al Colle, dopo che  Pd e M5s hanno annunciato l'accordo tra le due forze politiche, al termine delle consultazione del presidente della Republica, Sergio Mattarella

Lega e Fdi già sugli scudi, con Giorgia Meloni che annucia la mobilitazione di piazza, e Matteo Salvini che si dice “sconcertato”, e spara a zero sull'”incucio”.

“Abbiamo riferito al presideNte di aver accettato la proposta del M5s di indicare in quanto partito di maggioranza relativa il nome del presidente del Consiglio dei ministri. Questo nome ci è stato indicato dal M5s nei giorni scorsi”, ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti.  

“Abbiamo altresì confermato risolutamente l'esigenza ora di costruire un governo di svolta e discontinuità”, ha aggiunto. “Sia chiaro che non c'è alcuna staffetta da proseguire e non c'è alcun testimone da raccoglie ma semmai una nuova sfida da cominciare”. Il nuovo governo porterà, ha concluso il segretario, “l'inizio di una nuova stagione, civile, sociale e politica”. 

'C'è un accordo politico cn il Pd per Conte premier', ha ribadito il leader politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio, al termine delle consultazioni.

“Siamo sempre stati un movimento post ideologico, abbiamo sempre pensato che non esistano schemi di destra o sinistra ma solo soluzioni. Ci hanno accusato dell'essere dell'una o dell'altra parte. Questi schemi sono ampiamente superati”, ha aggiunto Di Maio, al termine dell'incontro con il presidente della Repubblica. 





“Il ruolo di Giuseppe Conte ci fa sentiti garantiti sulle politiche che vogliamo realizzare”, ha proseguito Di Maio.  “Si sono alimentate tante polemiche sulla mia persona – ha rilevato – e mi ha sorpreso che in una fase così delicata qualcuno abbia pensato al sottoscritto piuttosto che al bene del Paese. La Lega mi ha proposto di propormi come premier per il M5s e mi ha informato di averlo comunicato anche a livello istituzionale. Li ringrazio con sincerità ma con la stessa sincerità dico che penso al bene di questo Paese e a non me”. A proposito dell'apprezzamento espresso da Trump a Conte, Di Maio ha detto: 'Ci indica che siamo sulla strada giusta'. 

“Lasciatemi dire infine che i cittadini hanno assistito a un dibattito poco edificante su ruolo e cariche. Come capo politico – ha aggiunto – chiederò che il percorso di formazione del nuovo governo parta dalla redazione di un programma omogeneo. Solo dopo si potrà decidere chi sarà chiamato a realizzare le politiche concordate e su questo chiediamo che si rispettino alle prerogative del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio”.

Dopo Zingaretti, è stata la volta della delegazione di Fi a salire al Colle. Il presidente Silvio Berlusconi ha sottolineato la necessità di andare al voto. 

Carlo Calenda invece ha lascia il Pd. Non rinnoverà la sua tessera. È quanto ha precisato il suo entourage dopo la diffusione della lettera di dimissioni dalla direzione nazionale. “Il Pd ha preso la sua decisione. Ho ritenuto di fare chiarezza prima dell'incontro fra Zingaretti e il Presidente della Repubblica, rassegnando le mie dimissioni”, scrive in un tweet Calenda.

I capigruppo M5S Patuanelli e D'Uva affermano intanto che “è una fake news la notizia secondo cui ci sarebbe una rivolta degli eletti circa il voto su Rosseau. Chi ha scritto questa falsità sa bene che sta parlando dell'opinione di 4 o 5 persone. Ad ogni modo, nel rispetto della consueta grammatica istituzionale del voto – che ricordiamo decidere il capo politico, secondo quanto prevede lo statuto – è stato informato anche il Presidente Conte che conviene su questa tempistica”. 

Fratelli d'Italia e Lega hanno ribadito la necessità di tornare al voto.

“Abbiamo ribadito la nostra posizione chiara e semplice. Per noi l'unico o sbocco possibile è lo scioglimento immediato delle Camere ed il ritorno alle urne. Abbiamo chiesto a Mattarella di valutarlo anche nel caso in cui M5S e Pd confermassero la loro volontà di procedere verso il 'patto della poltrona', che è un inganno”, ha detto la leader Fdi Giorgia Meloni “Scenderemo in piazza se questo governo dovesse nascere: a piazza Montecitorio il giorno della fiducia”. 





“Conte ha trovato la maggioranza su indicazioni del G7. Sta arrivando il Monti bis': così Matteo Salvini, al termine delle consultazioni al Quirinale.  

“Dal Pd – ha aggiunto – non mi aspetto nulla, non cerco coerenza e dignità dove prevale la fame di poltrone. Sto seguendo però il dibattito nel M5S, nato per fare la rivoluzione e che ora fa il Governo con i massimi difensori del sistema, il Governo Ursula, telecomandato da Merkel e Macron, con il partito degli intrallazzi e degli inciuci che andava a cena per riformare la giustizia, riorganizzava gli assetti delle banche, quello di Bibbiano e della legge Fornero”. “Dal Pd, partito incredibile, ci si aspetta di tutto in nome della poltrona, – ha affermato – parlano di discontinuità con lo stesso presidente del Consiglio e gli stessi ministri”.

“Secondo il rituale siamo stati rapidi, precisi, diretti, onesti fino in fondo con il presidente Mattarella cui abbiamo espresso lo sconcerto non della Lega ma di milioni di italiani rispetto al teatrino della guerra delle poltrone che si verifica da giorni”, ha detto ancora Salvini. 

“La verità vera è che 60 milioni di italiani sono ostaggio di 100 parlamentari che hanno paura di mollare la poltrona”, afferma il leader della Lega.  “Qualcuno può dire, questa è la democrazia. Allora non ci si stupisca se la gente non vota”

“Abbiamo ribadito la nostra posizione chiara e semplice. Per noi l'unico o sbocco possibile è lo scioglimento immediato delle Camere ed il ritorno alle urne. Abbiamo chiesto a Mattarella di valutarlo anche nel caso in cui M5S e Pd confermassero la loro volontà di procedere verso il 'patto della poltrona', che è un inganno”. Lo dice Giorgia Meloni di Fdi. “Scenderemo in piazza se questo governo dovesse nascere: a piazza Montecitorio il giorno della fiducia”. Lo dice Giorgia Meloni di Fdi invitando “anche i delusi dei partiti che fanno il contrario di quello che avevano promesso. Noi siamo dalla parte della democrazia”.

 

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