GIANCARLO CATENACCI: DIECI ANNI TRA JIVE E RUMBA ‘MA IN ABRUZZO SONO ANCORA SCONOSCIUTI’

29 Agosto 2013 09:45

L'Aquila -

L’AQUILA – “Con la determinazione le distanze si accorciano e se qualcosa si desidera veramente, allora si riesce anche a ottenerla”.

È questo il motto dell’aquilano Giancarlo Catenacci, classe 1987, campione di ballo latino regionale che ha deciso di dedicare tutta la sua vita alla samba, al cha cha cha, alla rumba, al paso doble e al jive. Aprendo anche una scuola nel capoluogo abruzzese, la Latin Emotion.

Per portare avanti la sua passione, Giancarlo ha dovuto lasciare L’Aquila, “dove questo tipo di ballo è poco conosciuto” ed è finito a Bari, dove ha conosciuto anche la sua partner di ballo attuale.

“Ho iniziato a 17 anni, un’età tarda per la maggior parte dei miei colleghi, ma con la determinazione che mi contraddistingue sono arrivato ai campionato italiani – racconta orgoglioso ad AbruzzoWeb – e l’anno prossimo spero di approdare agli internazionali”.

Ma è anche difficile conciliare tanta determinazione con la vita quotidiana, l’affaticamento fisico e le altre passioni che, anche se relegate in un piccolo spazio della vita, chiedono comunque soddisfazione.

“Il ballo è un compromesso, a questo livello bisogna essere maturi per capire cosa è un hobby e cosa non lo è. Ballare aiuta a crescere e a maturare in fretta”, afferma Giancarlo.

Ci spiega, innanzitutto, la differenza tra balli latini e latino-americani?

Le danze caraibiche o latino-americane sono quelle più commerciali come la salsa, il merengue e la bachata. Per capire quelle che faccio io, le latine, basta ricordare il programma della Rai Ballando con le stelle. Sono balli prettamente agonistici che il pubblico ha smesso di seguire. La trasmissione televisiva li ha rilanciati al pubblico. Sono samba, cha cha cha, rumba, paso doble e jive, molto classici che negli anni sono stati sempre meno seguiti perché discipline sportive.

Perché tendono a perdere di importanza e seguito di pubblico?

Perché sono prevalentemente agonistici. Rispetto al movimento caraibico hanno una base tecnica particolare e più complessa.

Quando ha iniziato?





A 17 anni ho iniziato a ballare i latino-americani in un campeggio all’Aquila. Lì mi vide una signora, parente della titolare di una scuola che insegnava solo ballo standard (Valzer Inglese, Tango, Valzer Viennese, Slow Fox e Quick Step, ndr) e lì, dopo aver creato un folto gruppo di giovani coppie interessante a ballare latino, è arrivato da fuori un insegnante che ci faceva lezione. Fino al 2004 nel capoluogo non esisteva questo tipo di disciplina e io, comunque, avevo le idee ben chiare e ho studiato solo queste.

Cosa le piaceva rispetto allo standard?

Mi piaceva la musica, più calda e coinvolgente, il ritmo, il movimento del corpo. Molto adatto alla mia personalità.

Molto spesso il ballo è una chiave per aprire porte di mondi diversi e sconosciuti. È usato anche come modo per disinibirsi nei confronti delle altre persone.

Ora mi ritengo una persona estroversa, ma prima no, ero molto timido e il ballo mi ha aiutato ad aprirmi. Aumenta l’autostima, fa credere più in se stessi. Per un ragazzo che vive in una città come L’Aquila è difficile sbloccarsi, tutto sta a superare i primi ostacoli.

Lei ha iniziato un po’ più tardi rispetto ad altri colleghi. Come ha colmato la lacuna?

Ero molto motivato e preso da questa passione, mi ci sono buttato a capofitto. La maggior parte delle persone che oggi praticano la mia stessa disciplina ha iniziato a 6, 7 anni, magari spinti dai genitori. Nel mio caso, invece, sono stato io a volerlo, ci ho creduto veramente e sono arrivato a ottimi risultati.

Quali?

Nel giro di 4 anni ai campionati nazionali. Ogni fine stagione salivo di livello. E dall’anno prossimo gareggio per approdare ai campionati internazionali.

Lei ha cambiato molte partner nel corso degli anni. Quali sono le peculiarità che una compagna di ballo deve avere?

Ho iniziato con una ragazza che era anche la mia fidanzata, e poi in 10 anni ne ho cambiate sette. Nel ballo di coppia si deve ragionare con una sola testa nonostante non sempre la coppia di ballo è anche coppia nella vita. Si deve comunque cercare di andare d’accordo perché si trascorrono insieme fino a sette ore al giorno, tutti i giorni.





Il ballo le ha permesso di girare il mondo.

Faccio spesso gare all’estero, ma solo quando sarò nel campionato internazionale avrò accesso agli Europei e ai Mondiali. Ultimamente sono stato in Repubblica Ceca, Germania, Inghilterra, sempre in Europa perché il latino si è sviluppato nel Vecchio Continente.

Com’è la situazione in Abruzzo?

Sono danze poco praticate tanto che io mi alleno a Bari. Dal 2008, a 21 anni, ho aperto una scuola di ballo mia, la Latin Emotion, che si trova in via Rocco Carabba, sulla quale ho puntato molto. Voglio allevare piccole coppie (dai 7 ai 13 anni) per portarle ad alti livelli e devo dire che ce ne sono diverse che potrebbero diventare importanti.

Insegna personalmente?

Sì, viaggio tutte le settimane. Cinque giorni sto in Puglia, dove mi alleno e due giorni a settimana torno all’Aquila e faccio le lezioni.

È possibile vedere qualche dimostrazione?

Il 23 agosto, a piazza Duomo per l’apertura della Perdonanza abbiamo fatto la prima esibizione dell’anno elencando anche i nuovi corsi che inizieranno da settembre.

Qual è il primo consiglio che dà ai suoi ragazzi e che darebbe a tutte le persone che vogliono iniziare a ballare?

Prima di tutto di fidarsi di se stessi e non cedere al pregiudizio.

Sara Ciambotti

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