FUMETTI: I SETTANT’ANNI DI TEX, BOSELLI ”ANDRA’ IN ORIENTE, MA SARA’ SEMPRE LUI”

di Alberto Orsini

20 Gennaio 2018 08:00

Italia -

L’AQUILA – Per il suo settantesimo compleanno, Tex Willer viaggerà ancora nel suo passato, ritrovando amori perduti, cavalli leggendari e nemici storici, e uscirà dai confini canonici del West, arrivando a New York e perfino in estremo Oriente, anche se mai in Europa. Ma ovunque e in qualunque epoca, resterà sempre fedele a se stesso.

È la promessa che affida nell’intervista ad AbruzzoWeb Mauro Boselli, curatore della serie e sceneggiatore tra i più prolifici delle avventure a fumetti del ranger e dei suoi pard, stampate da Sergio Bonelli Editore, che sviscera a fondo la fase attuale della testata e fornisce succose anticipazioni di quello che verrà nel corso dell’anno.

Proprio per non “tradire” Tex, Boselli dice no ad alcune possibili novità, dal fumetto elettronico alle storie a bivi, dalla parodia a storie ambientate nel futuro, ma questo non vuol dire immobilismo, tutt’altro: “Sono i personaggi che devono rimanere uguali a se stessi, non le storie né le idee”.

È anche l’occasione per affrontare, con il curatore, il suo metodo di scrittura e il momento della casa editrice, oltre alle possibilità, ridotte, di approdo sul mercato americano e i pregi e difetti del contatto con i fan nella sua speciale sezione riservata del “Tex Willer Forum” (http://texwiller.ch/).

E tra le altre notizie interessanti, l’arrivo della prima storia del ranger sceneggiata da una donna, Gabriella Contu, in autunno e l’apertura, o meglio, la non chiusura a una pubblicazione negli Stati Uniti di un nuovo cartonato affidato a un autore a stelle e strisce, Chuck Dixon, provando a ripercorrere la difficile strada del regista Sergio Leone, ovvero raccontare la loro stessa storia agli americani e farsi apprezzare.

Come si accompagna un fumetto che, per definizione, non può cambiare, verso una nuova generazione di pubblico?

Sempre uguale a se stesso, e deve continuare a esserlo, è il personaggio, non le storie. Guai se non fosse così, Dovremmo dire lo stesso, di tutti i personaggi leggendari. Puoi anche fare una parodia o introdurre delle modifiche, ma Sherlock Holmes, James Bond, resteranno sempre uguali a se stessi. A maggior ragione Tex, che è per definizione uomo tutto d’un pezzo. Si può, tuttavia, scavare nella personalità, nella storia sua e dei suoi pard, per trovare nuove idee. In 70 anni, vorrei che fosse chiaro, Tex non è rimasto immobile, ma ha avuto una naturale evoluzione, dovuta al cambiare dei tempi. Si è evoluto già con lo stesso Gianluigi Bonelli, da fuorilegge, o ai limiti della legge, in personaggio più maturo e consapevole, anche se conserva sempre un’idea di giustizia decisamente personale che non tiene conto dell’autorità o della legge costituita. In seguito, gli altri autori hanno aggiunto del loro. Guido Nolitta, ovvero Sergio Bonelli, ha reso Tex più dubbioso, con Claudio Nizzi è stato un vero professionista giustiziere, io ho cercato di recuperare un po’ del Tex epico delle origini. Tutti noi abbiamo dato qualcosa in termini di costruzione delle storie e di accrescimento del mito.

Che cosa bisogna aspettarsi dall’albo 695, quello del settantennale, e dal 700, cifra tonda, che arriveranno l’uno dopo l’altro a stretto giro?

Ancora una volta, visto che si tratta di un periodo celebrativo, ci saranno elementi del passato che ritornano, con buchi rimasti nella storia canonica. In particolare, con il disegnatore Giovanni Ticci, nel volume del settantennale, Tex affronterà lo sceriffo Mallory, personaggio che ha contribuito all’assassinio del fratello di Tex, ma che sinora non era stato mai punito. Assisteremo alla vendetta da parte di un Tex ancora campione del rodeo. Nell’albo 700 tornerà Tesah, la ragazzina che compare nel primissimo numero: mostreremo che ne è stato di lei. Nel Magazine di fine anno, si vedranno il mitico cavallo Dinamite e sua moglie Lilyth, che mancavano da moltissimo tempo.

Dai romanzi a fumetti al recente Maxi Tex, si sta esplorando molto del passato del ranger: quando e perché è nata la voglia di raccontarlo?

È normale, ogni tanto, scavare nei ricordi, anche se prima si faceva più raramente. In vista del settantennale mi sono venute queste idee e mi sono detto, se non lo faccio io adesso, chi lo farà mai? Anni fa, il Maxi che ne racconta l’infanzia sarebbe stato impensabile, ma mi sembra una storia che non tradisce, realizzata con le dovute attenzioni. Si badi, nessuno ha intenzione di creare una biografia standardizzata di Tex come ha fatto Don Rosa per Paperon de’ Paperoni: questo non si deve mai fare. Ma ci saranno altre avventure nel passato, perché no, recuperando quel Tex scatenato e fuorilegge che, magari, si può permettere anche di andare con una ragazza. Può fare ciò che non può fare quello della serie regolare che è rimasto fedele al ricordo di Lylith.

Il futuro dei quattro verrà mai raccontato? Con riferimento particolare a Kit Willer…

Il futuro lo escludo, perché si andasse avanti nel tempo, usciremmo dal periodo del western classico. Inoltre non è bene che un personaggio mitico e invincibile sia raccontato pieno di acciacchi e invecchiato. Sigfrido e Orlando non invecchiano, neanche James Bond, non li abbiamo mai visti in quel modo, per fortuna. E anche il figlio Kit deve rimanere ancorato alla sua età. Ho letto in passato qualche storia Disney con Qui, Quo e Qua da adolescenti, confesso che mi sono parse imbarazzanti.

Tex è già uscito dai confini degli Stati Uniti, potrebbe mai vivere un’avventura nella vecchia Europa?





Credo di no. Già siamo stati criticati per averlo mostrato giovane, e quella è una critica che non ha senso, perché siamo dentro i confini del canone: Tex era giovane nelle sue prime avventure. Ma se lo mostrassimo anziano o, appunto, in viaggio in Europa, sarebbe come il “salto dello squalo” di Fonzie in Happy Days (nella terminologia della critica televisiva, considerato il momento in cui una serie, raggiunto il picco, comincia a declinare, ndr). Starebbe a significare che uno non ha più idee. Un’avventura di Tex con Giuseppe Garibaldi sarebbe come ammettere che non ci sono più spunti nel classico western texiano. Tutte le richieste del passato, che lo hanno portato in Bolivia, o a Cuba, erano venute da Gianluigi o Sergio. Posso comunque anticipare che, molto probabilmente, il ranger farà una puntatina nell’estremo Oriente, ma non credo che si spingerà più di così. Farà anche una trasferta più “civile” a New York, a fine anno, alle prese con il teatro, i telefoni, le ferrovie, personaggi come Buffallo Bill e così via.

La pubblicazione magari proverà a fare il percorso inverso, sbarcando nel mercato statunitense?

Il mercato Usa è molto difficile. Si pensi che Asterix, un fumetto che ha avuto un successo strepitoso nel mondo, lì non è mai stato pubblicato. Solo Sergio Leone è riuscito a far accettare agli americani un prodotto che parla di loro, ma non è fatto da loro. Intendiamoci, il West di Tex è più realistico di certi fumetti americani, che a dire il vero non hanno mai realizzato grandi capolavori su quell’epoca. Su questo aspetto sono abbastanza sciovinisti. Però un famoso sceneggiatore statunitense, Chuck Dixon, sta ora realizzando un cartonato di Tex. Staremo a vedere…

Il progetto di un nuovo lungometraggio per il cinema è realizzabile?

È una cosa su cui i detentori dei diritti stanno lavorando, ma è molto difficile in Italia lavorare nel cinema, non c’è più la professionalità di una volta. E il primo tentativo di tanti anni or sono non è stato all’altezza del mito (Tex e il signore degli abissi del 1985 con Giuliano Gemma, ndr). Bisogna muoversi con i piedi di piombo: non è che non ci stiamo provando, ma chi vuole produrre il film di un personaggio Bonelli, poi, vuole anche cambiarlo. E questo non si deve fare.

Tex su tablet o in formato elettronico, invece?

Non rende in termini economici, una struttura voluminosa come la nostra non guadagnerebbe abbastanza soldi per mandare avanti un progetto simile. La carta è l’unico mezzo che funziona, oltretutto sul piano artistico, secondo me, il fumetto elettronico non rende. La nostra è un’industria come la musica, se togli il supporto non si regge, e infatti è crollata per lo stesso motivo.

In futuro vorresti o meno creare una serie completamente nuova? Se sì, che genere e che protagonista?

Non né ho tempo né voglia, oltretutto avendo già creato Dampyr, che mi riempie abbastanza la vita con storie interessanti. Se avessi un’altra vita, ci penserei. Rimarrei sul fantastico, magari nell’epoca classica, con una specie di Conan all’epoca dell’Odissea o della guerra di Troia.

C’è una novità nel cassetto che vorresti tanto introdurre in Tex, ma non potrai mai?

Le novità che sto introducendo sono sempre nel canone. Un cambiamento “eretico” mai mi verrà neanche in mente, come pensare a un altro figlio di Tex o a una nuova moglie, lo escludo. Mi piacerebbe realizzare l’incontro con Zagor, questo è difficile, ma non eretico. C’è una distanza temporale e narrativa, ma si può colmare, vedremo.

Dylan Dog si è incrociato con i personaggi Disney, nel caso di Tex un crossover “vero” è impossibile?

So che c’è stato Bum Bum Ghigno nei panni di Tex, ma sono talmente poco interessato a questo ché neanche l’ho letto. Si può fare un Tex comico, ma non una parodia, secondo me.

Di recente Bonelli, nella serie Mercurio Loi, ha introdotto il fumetto interattivo “a bivi”, potrebbe essere un’ipotesi?

Direi proprio di no. Ho letto la storia a bivi di Alessandro Bilotta, l’ho trovata carina, ma totalmente surreale. Quel fumetto surreale lo è, quindi va bene, ma Tex è un fumetto realistico.





Uno sceneggiatore alle prese con Tex che regola d’oro deve seguire e che errore blu non deve mai fare?

Ce ne sono tantissime, e nessuno le sa! In primis, bisogna conoscere bene la storia del West e il genere western, e sono cose che non conosce più nessuno. E poi, sapere che Tex non sbaglia mai: è difficile scrivere una storia con questo presupposto, ci vuole una marcia in più. Un po’ come per scrivere Superman.

A quando una storia di Tex sceneggiata da una donna?

C’è già ed esce nel Color di storie brevi in autunno. La sceneggiatrice è Gabriella Contu.

Sembra difficilissimo tenere separati i flussi creativi di 10 storie in contemporanea, come ci riesce?

In realtà mi riesce facile. Dedico alla sequenza di una certa storia due o tre pomeriggi. Prima di cominciare rileggo tutto, perché chi non lo fa va in confusione, e mi vengono in mente altre idee. Il giorno dopo, semplicemente, faccio altro, non ho difficoltà in questo. Anzi, questa procedura mi dà più tempo per trovare idee per ogni storia: se mi fermassi solo su una mi bloccherei, invece quando passo a un’altra.

Usa l’archivio o si affida alla memoria per evitare errori o ripetizioni?

Riprendo molto spesso i vecchi numeri: la memoria è traditrice, meglio sempre controllare.

Ha un’intera sezione di un forum a contatto con i lettori. Il bello e il brutto?

È bello perché ho un riscontro diretto di quello che pensano, ma anche brutto perché, a volte, le interpretazioni sono molteplici anche quando pensavo di essere stato molto chiaro su qualche aspetto e invece alcuni lo prendono alla rovescia. Magari ne fanno una questione personale, ma questo è un problema in generale di Internet. Prevale, comunque, la parte positiva: quando vedi che la maggioranza dei lettori dice una certa cosa, vuol dire che hai sbagliato qualche dettaglio. Ebbene, di recente ho creato due storie che si intrecciavano, ma non erano legate: i lettori lo hanno notato e trovato strano. Oppure, nel ritorno di Lupe, è piaciuta la parte del passato, meno quella successiva da feuilleton, da romanzo d’appendice. Molti hanno trovato il contrasto stridente, avrei dovuto rendermene conto prima e correggere il tiro. Questo, comunque, succede raramente, di solito ho una mia rotta e la seguo con convinzione, com’è necessario. Quindi tiro dritto, ignorando le critiche.

A questo giornale Claudio Villa ha dichiarato che in questo 2018 si metterà di buona lena sul suo Texone Eagle Pass, che ne pensa?

Ci spero proprio, me lo dice da 15 anni… Posso dire che gli starò dietro come un mastino, anzi, come Tex!

Fiat ha comprato Chrysler, Ferrero compra da Nestlé, Bonelli può diventare un player mondiale acquistando personaggi o marchi stranieri?

Non penso. Per me, rimarrà forte solo fino a quando resterà un’azienda a gestione familiare. Non credo diverrà mai una multinazionale: siamo artigiani che parliamo tra noi e facciamo cose. Dovesse cambiare questo, si andrebbe incontro al tracollo. I personaggi non vivono da soli, vivono perché ci siamo noi.

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