INTERVISTA AL SEGRETARIO UDC CANDIDATO PER FORZA ITALIA ALLE ELEZIONI DEL 26 MAGGIO; ''NOSTRO PAESE ESPORTA 250 MILIARDI DI BENI, UNA FOLLIA IMMAGINARE DI CHIUDERE FRONTIERE''

EUROPEE: CESA, ”EUROPA E’ PACE E LIBERTA”’, ”ITALIA NON SPENDE FONDI COMUNITARI”

di Filippo Tronca

4 Maggio 2019 07:07

L'Aquila - Politica

L'AQUILA – “Non serve a nulla sparare bordate sull'Europa, tante responsabilità sono di noi italiani: perché ad esempio non abbiamo utilizzato i 42 miliardi arrivati dell'Europa sulla programmazione 2014-2020? Ne abbiamo utilizzati solo il 3 per cento, a differenza di quello che accade in altri Paesi”.
 
Parola di Lorenzo Cesa, segretario nazionale Udc, uno che di Europa se ne intende, avendo fatto due mandati a Strasburgo, e che punta sul tris ripresentandosi alle elezioni del 26 maggio nella circoscrizione sud, dunque anche in Abruzzo, nella lista di “Forza Italia-Per Cambiare l'Europa”. A seguito di un accordo con il vice presidente degli azzurri Antonio Tajani, il partito di Silvio Berlusconi, che è il capolista, ospita, in tutta Italia, anche esponenti di area cattolica e democratica-cristiana appartenenti all’Unione di Centro e al movimento “Noi con l’Italia” che si riconoscono nel Partito Popolare Europeo.

Cesa ha incontrato giovedì scorso i sindaci della Marsica a Tagliacozzo spiegando innanzitutto che “l'Europa significa vivere in un continente di pace, di democrazia, di libertà, di difesa dei diritti umani”.

Quella dello scudocrociato Cesa contro i populisti e i sovranismi, è il caso di dire un'autentica crociata, Perché sottolinea con forza, “da sola l’Italia nella competizione globale non andrebbe da nessuna parte”, ricordando che “il nostro Paese esporta in Europa 250 miliardi di euro ogni anno di prodotti, immaginiamo quello che potrebbe accadere se chiudessimo le frontiere”.
 
Doveroso uno sguardo al suo corposo cursus honorum politico. 

Cesa, nato ad Arcinazzo Romano nel Lazio nel 1951, ha iniziato la sua carriera politica come dirigente della Democrazia Cristiana, e come giovane consigliere comunale a Roma.

Nel 2004 è stato eletto per la prima volta al Parlamento europeo, risultando nella lista dell'Unione di centro, il primo della circoscrizione meridionale. A ottobre 2005 è dventato segretario nazionale del partito.





Con le elezioni politiche del 2006 è stato eletto deputato nazionale, rinunciando in questo modo all'incarico di parlamentare europeo. Ha bissato l'elezione alla Camera nel 2008 e nel 2014 è arrivata anche la seconda elezione al parlamento Europeo, con 56.911 voti.

Lorenzo Cesa, in questi giorni sta girando l’Abruzzo per la sua campagna elettorale. cosa ha spiegato ai sindaci della Marsica incontrati a Tagliacozzo, e ai cittadini nel corso delle altre tappe?

Ho spiegato innanzitutto le ragioni della difesa dell’Europa, dello stare in Europa, che significa vivere in un continente di pace, di democrazia, di libertà, di difesa dei diritti umani. Valori che sono al centro dell’attività del Parlamento Europeo. Ma ho spiegato anche l’importanza dei fondi europei, che spesse volte non vengono utilizzati o non sappiamo come utilizzarli purtroppo molte volte noi italiani disperdiamo tante risorse che servirebbero a rilanciare l'economia del nostro paese ridare speranza ai nostri giovani
 
C’è chi sostiene che i bandi concepiti a Bruxelles non sono adatti, alle specificità territoriali ed economiche ad esempio delle aree interne. Condivide?

No, non condivido: il problema è che non sappiamo presentare i progetti, che in realtà sono semplici. Siamo superficiali, non abbiamo idee strategiche Se si sbaglia un progetto, inoltre, è anche possibile correggerlo: l’Europa offre anche questa opportunità. Lo fanno tutti gli altri Paesi, non si capisce perché non lo dobbiamo fare noi italiani.
 
Ma esiste un'Europa, o tante “Europe”, una somma di Paesi con interessi configgenti, e per nulla uniti? 

Il mio sogno, il nostro sogno, come Partito popolare, è realizzare gli Stati Uniti d'Europa che significa cedere parte della nostra sovranità. Questo è l'obiettivo politico. C'è chi la pensa diversamente, ma è questa l’unica soluzione in un mondo globalizzato, in cui occorre competere con grandi colossi come Cina, Stati Uniti, Russia e India. Non possiamo pensare di riuscirci da soli. Detto questo occorre creare un'Europa dei popoli, un'Europa che funzioni meglio. Va certamente cambiata e resa efficiente, deve essere il luogo dove si possano prendere decisioni con rapidità, dove dare risposte ai problemi delle persone.
 
Recenti e efficacissimi reportage giornalistici restituisco una situazione devastante della Grecia, vittima delle politiche di austerity, messa in ginocchio dai tagli alla spesa. L’Europa ha sbagliato?
 
E’ vero, è stato fatto un errore: da parte della Banca mondiale, che ha mandato lì la Troika, e da parte dell'Europa, che lo ha permesso. Serviva in quel momento maggiore solidarietà . C'è stata un’ammissione dell'errore anche da parte del presidente. Ora però la Grecia ha comunque ripreso a camminare, grazie all'utilizzo dei fondi europei grazie alle risorse che sono arrivate dall’Europa
 
Il voto in Spagna segna una battuta di arresto all’avanzata dei cosiddetti populisti?
 
No, non lo penso. Credo però che comunque non prevarranno i populisti, ci sarà solo un piccolo rafforzamento. In Europa resteranno i maggiori partiti europeisti e primo sarà quello Popolare, che continuerà a dirigere le grandi istituzioni europee, mettendo al centro le persona, e gli interessi della gente.
 
Condivide l'affermazione di Luigi Di Maio, il vicepremier italiano, che ha detto che non si possono difendere gli interessi dell'Italia facendo alleanze con l’ ungherese Viktor Orban, con chiaro riferimento all’alleato Matteo Salvini…





Gli interessi dell’Italia si difendono innanzitutto avendo un governo che la rappresenti dignitosamente, e questo non sta avvenendo. Viviamo un momento in cui l'Italia è poco rappresentata. Il governo è debole, non all’altezza dell'essere uno dei Paesi fondatori.
Detto questo, è un danno essere alleati di Marine Le Pen, o dei nazisti tedeschi, certamente porterà un isolamento di Salvini. Ma anche l’alleanza del Movimento 5 stelle con il Brexit Party di Nigel Farage, e non porta da nessuna parte.

A questo proposito, cosa ne pensa della Brexit?
 
 La strada giusta imboccata dal partito Popolare Europeo e da Merkel è quella della mediazione.
Gli inglesi hanno capito di aver fatto un grave errore, determinato dall'intromissione di Paesi stranieri, e mi riferisco alla Russia e agli americani, che hanno fatto un lavoro sui social per condizionale l'opinione pubblica, e cambiare le sorti di quel referendum. Oggi ne pagano le conseguenze. Ma l'Europa ha deciso di dare un'ulteriore possibilità agli Inglesi, allungando il periodo della trattativa. Ricordo che uscire senza un trattato tra l'Europa e L'Inghilterra, sarebbe un danno per gli inglesi, che perderebbero il 9 per cento del prodotto interno lordo, ma anche per noi italiani che perderemmo il 2 per cento, in che significa ripiombare nella recessione. Speriamo che ci sia un ripensamento da parte degli inglesi dopo le elezioni europee
 
Essere più europeisti dell’Europa significa in Italia aumentare l'Iva, perché bisogna far quadrare i conti, anche se gli effetti sarebbero devastanti per la nostra economia?
 

L’Europa non c’entra nulla, la responsabilità è di noi italiani: perché non abbiamo utilizzato i 42 miliardi arrivati dell'Europa sulla programmazione 2014-2020? Ne abbiamo utilizzati solo il 3 per cento. Risolviamo i problemi in casa nostra, non serve a nulla sparare bordate sull'Europa.
 
Esiste una casta europea, gli europarlamentari hanno troppi privilegi?

Non c’è una casta europea, c'è un modo di lavorare molto serio in Europa, e si lavora avendo a supporto staff importanti, necessari per fare le cose per bene. Già in questa legislatura sono stati fatti ingenti tagli. Non penso che questo sia problema. Quello che è importante è il piano Junker, il Fondo Europeo per gli investimenti, che ha permesso in questi ultimi quattro anni e mezzo di creare nel nostro continente 12 milioni di posti di lavoro. E’ il raddoppio dei fondi sulla ricerca, da 60 a 120 miliardi, e il triplicamento dei fondi per l’Erasmus. Sono solo esempi di cose positive. Tante cose negative vengono raccontate solo per coprire il malgoverno di ciascun Paese.
 
Affermazione ''negativa” di un eurosciettico tipico: il Parlamento europeo non conta nulla, a comandare è la Bce e dietro di lei la Germania e i paesi del Nord, le lobby globali. Come replica?
 
Sono solo stupidaggini: in Europa certamente bisogna rivedere la governance, bisogna dare più potere al Parlamento, eletto dal popolo europeo, e va ridotto semmai in potere del Consiglio europeo, composto dai rappresentanti dei singoli governi che stanno bloccando ogni azione del Parlamento. 

Ad esempio? 

Il Parlamento ha deciso di redistribuzione gli immigrati, ma si sono opposti i Paesi di Visegrad, che preferiscono mettere il filo spinato lungo le loro frontiere per non far entrare gli immigrati. E non vogliono la polizia di frontiera che abbiamo deciso di istituire, con i fondi europei: ben 12.000 uomini schierati alle frontiere esterne, per difendere l'Europa e mantenere aperto Schengen, ovvero i confini interni europei, che significa libera circolazione di persone, libera circolazione di merci, dentro l’Europa unita. L'Italia esporta in Europa 250 miliardi di euro ogni anno di prodotti, immaginiamo quello che potrebbe accadere se chiudessimo le frontiere. Ecco allora tornare indietro sarebbe una follia,speriamo che insomma gli italiani riflettono bene sul significato dell'Europa che vadano a votare”.

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