ESPLOSIONE GASDOTTO A PINETO: A PROCESSO PER DISASTRO COLPOSO 18 RESPONSABILI DELLA SNAM

9 Ottobre 2018 13:08

Teramo - Cronaca

TERAMO – Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Teramo, Marco Procaccini, ha rinviato a giudizio 18 persone, tutti responsabili tecnici e amministrativi di Snam Rete Gas, per l'esplosione di un tratto del metanodotto Ravenna-Chieti avvenuta a Mutignano di Pineto nel marzo del 2015.

A dover rispondere di disastro colposo il responsabile del distretto centro-orientale Alessandro Troiano, Sergio Busacca, Luca Schieppati, Daniele Gamba, Maurizio Zangrandi, Claudio Ghibaudo, Giampaolo Annoni, Vincenzo Vigo, Francesca Zanninotti, Valentino Pistone, Gianmario Giurlani, Elisabetta Paola Bonandrini, Roberto Cati, Benedetto Rigolini, Pasquale Iozzo, Angelo D’Ercole, Alberto Ausili e Lorenzo Razzi.

Originariamente davanti al gup erano finiti 21 imputati, con tre posizioni inizialmente stralciate per difetto di notifica e poi archiviate; e lo stesso pm Silvia Scamurra in sede di udienza preliminare ha chiesto il non luogo a procedere per alcuni dei 18 responsabili Snam finiti a processo.





Ma il gup ha deciso il rinvio a giudizio per tutti, con la prima udienza del processo fissata per il 10 gennaio davanti al collegio.

Processo dal quale, avendo trovato l'accordo con la società, sono uscite le parti civili, ovvero i cittadini residenti nella zona che hanno avuto le proprie case danneggiate dall’esplosione.

“Fermo restando la pietra angolare rappresentata dal secondo comma dell’articolo 27 della nostra Carta costituzionale e cioè che l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva, il rinvio a giudizio comminato a carico di diciotto persone fra tecnici e dirigenti della Snam nell’ambito dell’esplosione che a marzo 2015 sconquassò la frazione pinetese di Mutignano impone una serissima riflessione e un doveroso approfondimento riguardo i metanodotti che, al contrario di quanto asserito da più fonti, non risultano essere infrastrutture indenni da rischi e incidenti. Inoltre la stabilità delle aree ha profonde connessioni con la sicurezza delle condotte”, dice in una nota il consigliere regionale di Sinistra italiana Leandro Bracco.

“Nei prossimi anni la nostra regione potrebbe essere interessata dalla realizzazione di diversi metanodotti: Larino-Chieti, Sulmona-Foligno e quelli connessi sia al progetto di sviluppo riguardante il lago di Bomba che per quanto attiene agli stoccaggi come ad esempio quello di San Martino sulla Marrucina. Tutte infrastrutture che, vagliando le istruttorie, sembrano possedere (per chi le autorizza) il dono dell'assoluta sicurezza. Proprio la vicenda di Mutignano di Pineto racconta invece un’altra storia e avrebbe dovuto sollecitare approfondimenti non solo più razionali ma anche maggiormente obiettivi”.





“Basti dire – nota Bracco – come al di là delle responsabilità penali che la magistratura andrà ad accertare, le indagini sembrerebbero aver evidenziato come i movimenti del terreno abbiano causato lo stato di tensione della condotta. Eppure l'area era classificata quale zona a moderato rischio idrogeologico. Come non domandarsi, allora, cosa potrebbe accadere nei pressi, ad esempio, del metanodotto Larino-Chieti? È sufficiente rilevare come la condotta passerà accanto a zone edificate e in più punti si troverà a intersecare l'elettrodotto a 380 kV in doppia terna Villanova-Gissi. A questo va aggiunto come dal tracciato vengano solcate aree interessate da vincoli idrogeologici”.

“Per non parlare poi – sottolinea il consigliere regionale – del metanodotto Foligno-Sulmona il quale attraversa zone ad altissimo rischio sismico. A queste circostanze si aggiunga che tali criticità sono state indicate e dettagliatamente citate dai molti Comuni i cui territori sono interessati dalle opere. Ciononostante nessuna soluzione è stata trovata al fine di garantire una sicurezza degna di questo nome. Alle istituzioni superiori tutto appare assolutamente scevro da rischi e i progetti sono stati ritenuti compatibili e il famigerato effetto domino è stato bellamente ignorato”.

“Mi auguro che l’inferno in terra che il 6 marzo 2015 prese vita a Mutignano di Pineto funga da monito. Che le lingue di fuoco alte 50 metri, le abitazioni distrutte e rese inagibili e le persone ricoverate in ospedale possano essere solamente un fosco ricordo che non vada a ripetersi”, conclude Bracco.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: