ESCURSIONISTI PRECIPITANO SUL CAMICIA, DUE ESPERTI MORTI SUL GRAN SASSO

di Marco Signori

21 Luglio 2016 10:05

L'Aquila - Cronaca

L'AQUILA – Un incidente si è verificato sulla parete nord del monte Camicia, sulla catena del Gran Sasso. Due escursionisti sono morti dopo essere precipitati e sono stati recuperati dal Soccorso Alpino e dall'elisoccorso del 118, l'unico che può effettuare interventi di questo genere.

Trasferiti all'ospedale di Teramo, erano irriconoscibili.

Sono successivamente stati identificati in Roberto Iannilli, 60enne di Cerveteri (Roma), esperto alpinista che ha aperto diverse vie sul Gran Sasso ed è stato protagonista di diverse spedizioni in Himalaya, e Luca D'Andrea, 51 anni (e non 23 come diffuso inizialmente) di Sulmona (L'Aquila). L'allarme è stato lanciato dai loro familiari che non li hanno visti rientrare.

È ignota, almeno per ora, l'ora dell'incidente, visto che i due potrebbero essere partiti ieri così come stamattina all'alba.

I due, collegati da un'unica corda, sono stati ritrovati alla base della parete. Si sta verificando se un'auto trovata parcheggiata a Fonte Vetica, da dove si parte per il Camicia, sia la loro.





La parete nord del Camicia, di 1.200 metri, è considerata tra le più difficili d'Italia insieme al Paretone del Gran Sasso e a quelle delle Alpi. In generale, le pareti nord sono le più allettanti per gli appassionati ma anche le più difficili, visto che proprio la loro esposizione rende instabile la roccia, che tende a sgretolarsi.

Il pubblico ministero di turno a Teramo, Stefano Giovagnoni, ha concesso il nulla osta alla sepoltura delle salme. È stata sufficiente la ricognizione cadaverica esterna al magistrato per riconsegnare i corpi alle rispettive famiglie per poter celebrare le esequie. Il pm non ha infatti ritenuto necessario svolgere l'autopsia. I corpi delle vittime sono all'obitorio dell'ospedale Mazzini di Teramo dove sono già arrivate tantissime persone, tra parenti e amici dei due alpinisti.

“Qualsiasi cosa sia successa è stata una pura fatalità. Parliamo di gente seria, erano tra i migliori alpinisti d'Italia; persone esperte e corrette, sempre molto prudenti”. Così all'Ansa l'alpinista abruzzese Italo Fasciani, esperto conoscitore del Gran Sasso, commenta l'incidente costato la vita a Iannilli e D'Andrea. “Da quello che so – conclude – erano lì per aprire una nuova via, erano fortissimi, una generazioni di alpinisti di vecchia guardia, non avventati. Avevano alle spalle grandi esperienze in Italia e nel mondo. Per questo dico che è stata una fatalità, una pura disgrazia”.

IL PRECEDENTE

Iannilli, era rimasto ferito già nel 2010 durante un'arrampicata sul Paretone del Gran Sasso. L'esperto rocciatore stava aprendo una nuova via di arrampicata di alta difficoltà nella zona della “Farfalla” in cordata con un altro alpinista, quando è caduto procurandosi la frattura di entrambe i polsi e contusioni alla testa.

Fu trasferito direttamente in elicottero all'Ospedale di Teramo.

Iannilli pratica l'alpinismo dal 1983, ha esplorato tutte le pareti del Gran Sasso, dal Corno Piccolo alle grandi pareti selvagge, tra cui proprio la nord del Monte Camicia, per un totale di oltre cento vie nuove, molte aperte in solitaria.





Sei le sue spedizioni tra Himalaya e Cordillera Blanca.

D'ANDREA, IN QUOTA DA BAMBINO

Ha frequentato la montagna fin da bambino, con genitori e fratelli. Così chi lo conosceva racconta del grande legame tra Luca D'Andrea, l'abruzzese morto durante una scalata sul Gran Sasso con Roberto Iannilli, e la montagna.

A Sulmona, la sua città, lo ricordano come grande appassionato di montagna, avendo scalato vette come Marmolada, Sella e fino a partecipare a spedizioni internazionali come l'ultima in Patagonia.

Gli amici lo descrivono come “persona di straordinaria bontà, gentile con tutti, sempre sorridente, da tutti stimato, per la sua riservatezza, la sua giovialità ed educazione”. Non è stato mai spericolato, ma sempre prudente nelle sue scalate. L'ultima volta in città è stato visto lunedì pomeriggio, al bar con alcuni amici.

Per il Gran Sasso è partito martedì e ieri sera doveva tornare a Sulmona. Non era sposato ed era iscritto fin da ragazzo alla sezione Club Alpino Italiano di Sulmona. Con il fratello Lelio lavorava alla ditta 'Valeri Traslochi'.

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