PARERE DELL'AVVOCATURA, PER RISPARMIARE SI' AD ALTRI 2 MESI DI PROROGA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: ''NO A DATA ANTICIPATA SOLO PER UNO SFIZIO''

ELEZIONI REGIONALI: VOTO A MAGGIO 2014 OK DEL VIMINALE, PAGANO SFIDA CHIODI

di Berardino Santilli

29 Luglio 2013 08:10

Regione - Politica

L’AQUILA – In Abruzzo si può votare il 25 e 26 maggio del prossimo anno, in concomitanza con l’election day delle elezioni europee: il via libera arriva dal ministero dell’Interno.

Il Viminale basa il suo pronunciamento su un parere dell’Avvocatura dello Stato fondato su una norma sulla riduzione della spesa pubblica che permette l’accorpamento delle scadenze elettorali, richiamando anche i dettami della Costituzione sulla finanza pubblica.

Sarà così consentito anche il riallineamento, attraverso l’allungamento di circa 2 mesi, del voto abruzzese che si celebrò anticipatamente il 15 dicembre 2008 in seguito agli sviluppi dell’inchiesta “Sanitopoli” che dacapitò la Giunta regionale con le dimissioni dell’allora governatore, Ottaviano Del Turco, condannato in primo grado a nove anni e mezzo proprio in questi giorni.

All’Avvocatura si erano rivolti gli stessi dirigenti dell’Interno in seguito al quesito posto dal presidente della Giunta, Gianni Chiodi, e dal presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano, in un incontro di qualche settimana alla presenza del ministro Angelino Alfano e del suo ormai ex capo di gabinetto Giuseppe Procaccini, che si è dimesso poi per il caso Shalabayeva.

Il parere legale e la posizione degli Interni che caldeggiano l’ipotesi dell’election day a maggio sono stati resi noti sia a Chiodi, che più volte in passato si è detto favorevole a un voto alla scadenza naturale, sia a Pagano, che, invece, fin dall’inizio ha parteggiato per il riallineamento.

Solo Pagano commenta ad AbruzzoWeb la notizia arrivata da Roma e le sue parole potrebbero innescare uno scontro ufficiale tra i due vertici dell’amministrazione regionale.

“Dopo il parere dell’Avvocatura dello Stato non mi assumo la responsabilità di far pagare agli abruzzesi per uno sfizio di qualcuno di andare al voto prima – attacca – mi assumo invece la responsabilità di lavorare per riallineare le elezioni. Portare al voto per due volte gli abruzzesi non è intelligente”.

“Lo dirò a Chiodi che alla fine dovrà decidere – continua – Certo, non tutti saremo d’accordo ma che credo che facendo prevalere il buon senso e il buon governo non si può che decidere per il 25 maggio”.

La presa di posizione del ministro non è certamente vincolante, perché a decidere sarà sempre il presidente Chiodi, d’intesa con il presidente della Corte d’Appello, il magistrato Stefano Schirò, e dopo aver sentito proprio Pagano.





Tuttavia, la velina del Viminale è destinata a segnare un’accelerazione rispetto all’imbarazzante impasse che si registra ormai da mesi sulla decisione della data delle elezioni in Abruzzo. Per molti la data di maggio scatta ora in pole position, sopravanzando le altre ipotesi in ballo.

E fungerà anche come monito per una decisione ufficializzata in tempi brevi, visto che lo stallo sta provocando polemiche e tensioni, soprattutto in seno alla maggioranza di centrodestra e che per molti ha già assunto le caratteristiche di uno sgarbo istituzionale.

La data ballerina, infatti, sta tenendo nell’incertezza più totale non solo i consiglieri regionali uscenti ma anche quanti aspirano a candidarsi e quanti devono organizzarsi rispetto all’evento elettorale. Senza contare il diritto dei cittadini a essere informati.

Finora negli ambienti politici si erano fatte le ipotesi del 17 novembre prossimo, per la quale si sono più volte detti favorevoli Chiodi e il centrosinistra, quest’ultimo almeno pubblicamente, e del 9 e 10 marzo 2014, considerando che le legge regionale prevede che le elezioni possano essere fissate un mese prima della data dell’ultima votazione e tre mesi dopo.

Ora il ministero, attraverso l’Avvocatura, spiega che si può allungare la legislatura di circa 2 mesi e mezzo.

UNA GARANZIA DI LEGGE E COSTITUZIONALE

Sulla decisione della data da settimane tutti sottolineano che bisogna tenere conto della necessità di risparmio, visto che un’elezione non allineata costa circa 8 milioni di euro, e dell’esigenza di creare le condizioni di una maggiore affluenza possibile al voto alla luce del difficile rapporto tra cittadini e politica sfociata in clamorosi cali di percentuali di votanti.

E in tal senso, come sottolineato dal presidente Pagano, il riallineamento sintetizza entrambe le esigenze.

Il presidente del Consiglio sfida tutti coloro che vogliono andare al voto prima: “Questo mancato allineamento dell’Abruzzo dipende da un fatto di forza maggiore – spiega – infatti, nel 2008 in Abruzzo ci fu l’inchiesta giudiziaria Sanitopoli che determinò il voto anticipato, ora c’è una norma che consente di riallineare non solo per il 2014 ma anche per il futuro creando le condizioni per un risparmio di danaro di circa 8 milioni di euro per ogni elezioni”.

Per Pagano, “secondo una stima nel giro di 25 anni si risparmieranno almeno 30 milioni di euro. E poi c’è un aspetto non secondario rilevato dallo stesso ministero: statisticamente i cittadini si recano alle urne con maggiori percentuali quando ci sono competizioni nazionali ed europee”.





Secondo l’Avvocatura la consiliatura regionale in Abruzzo può essere allungata, considerando che si votò il 15 dicembre 2008, sulla base del decreto 98 del 2011 sulla spending review che, richiamando gli articoli 117 e 120 della Costituzione relativi alla finanza pubblica, permette l’accorpamento di scadenze elettorali amministrative, regionali ed europee al fine della riduzione della spesa pubblica.

In tal modo ha dato risposto al quesito posto da Chiodi e Pagano che hanno chiesto se ci fosse una norma che avrebbe “coperto” gli oltre 2 mesi di allungamento.

“La norma contenuta nel decreto 98 del 2011 prevede l’election day con l’accorpamento delle elezioni locali e regionali con quelle europee collegandolo agli articoli 117 e 120 della Costituzione che riguardano la finanza pubblica. Quindi abbiamo una norma nazionale accompagnata da una garanzia costituzionale che ci mette al riparo da ogni ricorso essendoci condizioni legislative”, conclude Pagano.

Ora sarà Chiodi, l’unico che può firmare il decreto di indizione delle elezioni, additato da più parti di essere l’ispiratore della “melina” in atto da troppo tempo, a dover compiere il passo decisivo.

Nella considerazione che, a complicare ancora il quadro, c’è lo snervante meccanismo delle ineleggibilità previste dalla “legge antisindaci”, la 51 del 2004: amministratori e dirigenti di enti pubblici devono rimuoverle dimettendosi o andando in aspettativa (la seconda solo i dirigenti) entro 3 mesi dalla presentazione delle candidature, che a sua volta arriva un mese prima del voto.

Di qui la somma dei 4 mesi necessari per rimuovere l’ineleggibilità così da essere liberi di potersi candidare.

Alcuni dirigenti hanno già provveduto a malincuore a rinunciare al loro stipendio, lasciando sguarnite le loro scrivanie e causando danno ai cittadini quasi un anno prima del voto, se veramente si opterà per maggio.

Ecco perché qualcuno di loro, irritato, ha chiesto ai maggiorenti della Regione di darsi una mossa a decidere.

I politici, invece, restano in sella, sperando che la data venga comunicata loro oltre 120 giorni prima così da rendere l’iter sereno e non rischiare l’esclusione dai giochi.

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