ELEZIONI REGIONALI IL 9 E 10 MARZO 2014 PD: ”MEGLIO NOVEMBRE”, PDL IN PRESSING

di Alberto Orsini e Berardino Santilli

25 Giugno 2013 11:27

Regione - Politica

L’AQUILA – Le elezioni regionali si terranno a metà marzo 2014: una delle ipotesi più gettonate è il weekend 9-10.

La data è già stata concordata all’interno del centrodestra tra il governatore Gianni Chiodi e il presidente del Consiglio, Nazario Pagano, che a breve si incontreranno con il presidente della Corte d’Appello, Stefano Schirò, per avere il definitivo via libera.

I due amministratori stanno schiacciando sull’acceleratore perché uno sprint sulla decisione è stato chiesto in modo pressante dalla maggioranza e, in particolare, dal Popolo della libertà. Se non si definirà la maggioranza già traballante rischia un’ulteriore spaccatura.

Un termine che va ben oltre la scadenza naturale della legislatura: nel 2008, infatti, si votò a dicembre, una “finestra” aperta in via del tutto eccezionale per consentire di ridare una guida all’Abruzzo dopo l’esplosione della vicenda “Sanitopoli” su presunte tangenti nella sanità privata che portò in carcere l’allora presidente della Giunta Ottaviano Del Turco.

Chiodi e Pagano, però, spiegheranno a Schirò che tornare alle urne in pieno inverno potrebbe rivelarsi un flop in termini di affluenza, con il rischio di replicare il non entusiasmante 53% di cinque anni fa.





Dal canto suo, una parte consistente dell’opposizione di centrosinistra, fiutata l’aria, ha già rilanciato, chiedendo di anticipare il voto al prossimo novembre, il primo termine utile consentito dalla legge.

“La data di una elezione – ha detto il capogruppo del Partito democratico, Camillo D’Alessandro – non si decide in funzione della furbizia di chi si candida, ma per consentire la maggiore partecipazione possibile dei cittadini evitando o riducendo la piaga dell’astensionismo. Per questo votare a novembre significa di fatto svolgere una campagna elettorale tra settembre e ottobre senza problemi di condizione avverse meteorologiche”.

All’esponente democrat hanno fatto eco, con la medesima istanza, pure il commissario dell’Italia dei valori abruzzese, Alfonso Mascitelli, e Sinistra ecologia e libertà.

Ma la decisione sembra presa e Chiodi attende solo l’ok di Schirò per firmare ufficialmente il decreto di convocazione dei comizi, che sancisce l’avvio della campagna elettorale.

La strategia per affrontare le elezioni e la definizione del programma di fine mandato, intanto, saranno al centro di un conclave del centrodestra che si terrà il 29 e 30 giugno a Caramanico (Pescara).

Il 1° luglio, invece, si svolgerà una riunione di maggioranza, voluta fortemente dai consiglieri del Pdl, in cui si stabilirà la data precisa del voto: al momento le date più quotate sono quelle del 9-10 oppure del 16-17 marzo 2014.





Una indicazione che è molto attesa, soprattutto tra gli amministratori locali su cui pende la scure dell’ineleggibilità prevista della legge cosiddetta “anti-sindaci”. 

Per potersi candidare i primi cittadini dei comuni con più di 5 mila abitanti, i componenti delle giunte provinciali, nonché alcune categorie di dirigenti pubblici, devono dimettersi entro 90 giorni dalla presentazione delle liste, cioè già da metà luglio per stare tranquilli.

Una norma contestata dai quattro presidenti delle province abruzzesi che l’hanno bollata come “incostituzionale” e ne hanno chiesto, invano, la modifica nel corso del dibattito all’Emiciclo in cui si è parlato di legge elettorale.

Ma dal Consiglio è uscito un nulla di fatto su questa e su altre questioni spinose, come la doppia preferenza di genere per assicurare la rappresentanza delle “quote rosa” e, soprattutto, l’incompatibilità tra il ruolo di assessore e quello di consigliere, che avrebbe fatto lievitare di sei poltrone l’assetto a 31 componenti della futura assemblea regionale.

Questa incompatibilità, così come la già citata “anti-sindaci”, potrebbe comunque essere ancora discussa perché non verrebbe ritenuta strettamente legata alla legge elettorale la cui deadline è scaduta a metà giugno tra le polemiche e senza alcuna riforma.

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