LE STORIE TESE DEL CENTRODESTRA: ''VOLEVANO USCIRE DAL PARTITO'' DOMANI LA RESA DEI CONTI ANTICIPATA NEL PRIMO EVENTO AQUILANO

ELEZIONI: PDL, GIULIANTE CONTRATTACCA! ”TANCREDI E QUAGLIARIELLO I FRONDISTI”

di Berardino Santilli

6 Febbraio 2013 21:29

Regione - Politica

L’AQUILA – I frondisti contro Berlusconi sono Tancredi e Quagliariello, altro che gli aderenti delle associazioni di centrodestra nate per la carenza di dialogo nel Popolo della libertà e nel centrodestra!

Nella secca replica alle accuse che gli sono piovute addosso da parte dei senatori uscenti e ricandidati in Abruzzo, Paolo Tancredi e Gaetano Quagliariello, quest’ultimo vice presidente dei senatori del Pdl, non usa certo mezzi termini il consigliere regionale e assessore regionale Gianfranco Giuliante.

Per l’aquilano, infatti, sono Tancredi e Quagliariello coloro che hanno tramato contro Berlusconi, e non le tre associazioni composte da delusi del Pdl e del centrodestra, che si sono messe in rete proprio sotto la campagna elettorale, dopo essere scesi in piazza contro le candidature alle Politiche.

Il consigliere regionale, che annuncia di non voler lasciare il partito e di votare Pdl, lancia anche una sfida: “Noi eravamo e restiamo al nostro posto… In attesa dei rinnovatori di fine febbraio”. Cioè dopo le elezioni del 24 e 25 prossimi, quando sono state minacciate epurazioni e defenestramenti .

“Tancredi si rilegga – spiega Giuliante in una nota – quanto da lui stesso sottoscritto nel documento Dini-Pisanu (la fronda a Berlusconi) laddove si teorizzava di andare oltre il Pdl e altrove!”, sbotta Giuliante.

E ancora: “Tranquillizziamo il sen. Quagliariello che solo qualche settimana fa si sbracciava in Italia popolare dopo l’ipotesi di ‘mummificazione’ di Berlusconi come padre nobile e l’abbraccio con Monti – il tassatore. Non si voleva far girare una porta ma si ipotizzava, addirittura, girasse un partito, laddove il 15 dicembre esponenti di spicco erano in ginocchio, al teatro Olimpico, pronti a baciare la pantofola del tecnocrate!”.





Le parole di uno dei più duri contestatori delle scelte dei candidati per le Politiche sono destinate a pesare come un macigno nella già tesa situazione in seno al Pdl, partito diviso che perde pezzi.

Tutto questo nonostante gli appelli all’unità. Tirando in ballo situazioni precedenti alle scelte dei candidati, Giuliante, uno dei massimi dirigenti dell’Aquila, città esclusa da posti utili in lista, e considerato uno degli ispiratori dei dissidenti, ha fatto diventare velenoso il clima in un partito che a meno di venti giorni dalle elezioni sta cercando di porre le basi per non perdere troppo terreno rispetto al pieno fatto alle ultime consultazioni.

Tancredi ha accusato Giuliante, che a Roma può contare sull’amicizia con l’ex ministro Altero Matteoli, ancora molto vicino a Berlusconi, e l’altro consigliere regionale Riccardo Chiavaroli, di essere ingrato nei confronti del partito che lo ha candidato al listino bloccato del presidente Chiodi e di non avere un voto “tanto non poter essere eletto neppure al Consiglio comunale”.

E in effetti alle ultime amministrative a Giuliante è andata male, ha preso solo 332 voti, non risultando eletto.

E poi Tancredi ha anche assicurato di essere felice del fatto che Giuliante non lo voti.

Giuliante e Chiavaroli, con l’altro collega del Pdl, l’assessore regionale Angelo Di Paolo, e il capogruppo dell’Udc, Antonio Menna, altro deluso dalla candidature, hanno dato vita a un’associazione e un intergruppo in Consiglio regionale, “Presenza popolare”, che ha stretto alleanza con altre due entità di centrodestra, “Futuro in” dell’assessore regionale Paolo Gatti, passato qualche settimana fa dal Pdl a Fratelli d’Italia, con il quale è capolista alla Camera dei deputati, e “Pescara futura” di Carlo Masci, anch’egli componente della Giunta Chiodi, capolista al Senato della lista civica “Rialzati Abruzzo” non in coalizione nel centrodestra.

Una unione di stampo elettorale per dare fastidio al Pdl, sfociata in un documento estremamente critico.





Di qui le bordate di Tancredi e la sottolineatura di Quagliariello, il quale ha spiegato ai dissidenti che il partito non ha “porte girevoli”, invitandoli quindi ad andare avanti nella loro protesta; come a dire che non sarà concesso ritorno né pentimento.

“Se dopo una legislatura – continua Giuliante – il tavolo berlusconiano propone una lista senza Tancredi qualche motivo ci sarà. Se Tancredi viene ‘recuperato’ solo dopo la minaccia di Chiodi – in piena campagna elettorale (!!!) – di prendere altre strade rispetto al Pdl, non credo che questo possa essere motivo di vanto per Tancredi! Si parla comunque di un ripescaggio! Se a Teramo sono fuoriusciti dal Pdl 4 consiglieri regionali su 5 insieme a decine e decine di amministratori locali, ci sarà pure qualche motivo che il Coordinatore provinciale del PDL di Teramo dovrebbe valutare! Tranquillizziamo Tancredi, come abbiamo da subito precisato rimaniamo nel partito e voteremo Popolo della libertà, ma proprio perché dirigenti siamo preoccupati per le piazze che Gatti mobilita nel Teramano e altrove, cosa che – conclude – immaginiamo renda così iracondo Tancredi”.

Degli insorti chiamati in causa da Tancredi, Giuliante è l’unico che replica alle accuse di Tancredi. Chiavaroli preferisce un “non commento, sto riflettendo”, mentre Di Paolo, peraltro non tirato in ballo direttamente, non dice neanche una parola.

A completare la giornata tesa nel Pdl, la frecciata di Antonio Tavani al partito chietino. Il fuoriuscito che ha trovato ospitalità e una buona candidatura nella neonata e alleata creatura Fratelli d’Italia, è capolista al Senato, ha accusato in una conferenza stampa la dirigenza locale che in ambito teatino il Pdl possa giocare almeno in parte a perdere, con un voto disgiunto che porterebbe voti alla Destra di Storace.

E domani sarà un’altra giornata di fuoco, con Giuliante che ha annunciato la sua presenza all’evento pubblico del Pdl all’Aquila, il primo nel capoluogo, a sostegno del candidato al numero 7, posto non utile, Guido Liris (lui invece è consigliere comunale) dove si siederà come niente fosse a fianco del senatore uscente Filippo Piccone, ricandidato come capolista alla Camera e coordinatore regionale.

Proprio il bersaglio preferito di Giuliante in una serie di comunicati, in uno dei quali accostato addirittura al “dittatore cannibale” Bokassa.

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