CINQUE COLLEGI UNINOMINALI VANNO AI GRILLINI E DUE AGLI AZZURRI; ECCO TUTTI I DATI DEFINITIVI DI CAMERA E SENATO

ELEZIONI: IN ABRUZZO VOLA M5S, FORZA ITALIA SOPRA LA LEGA E CROLLA IL CENTROSINISTRA

5 Marzo 2018 08:03

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Nelle sfide nei 7 collegi uninominali in Abruzzo, Camera e Senato, sono certe cinque vittorie di esponenti del Movimento Cinque Stelle e due di esponenti del centrodestra. Con lo spoglio ormai concluso, il M5S ha sfondato in Abruzzo dove si pone tra il 39 e 40 per cento, superando il centrodestra che si attesta intorno al 36. In questa coalizione, in controtendenza nazionale, Forza Italia è sopra alla Lega Nord. Crolla il Pd, male Liberi e Uguali.

Nel collegio maggioritario senatoriale di Pescara, è ufficiale la vittoria al senato del giornalista abruzzese ed ex direttore del quotidiano Il Centro, Primo Di Nicola, sul sindaco di Pratola Peligna (L'Aquila) Antonella Di Nino, di Forza Italia: in questo collegio fuori dai giochi la senatrice pescarese e sottosegretario uscente alla giustizia Federica Chiavaroli di Civica popolare.

Nel collegio uninominale senatoriale L'Aquila-Teramo è eletto l'esponente di Noi con l'Italia-Udc Gaetano Quagliariello, senatore uscente abruzzese ed ex ministro nel governo tecnico di Monti. Quagliariello ha battuto la grillina aquilana Emanuela Papola, terzo l'ex sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, per il Partito democratico.

Negli altri collegi uninominali relativi alla Camera dei deputati sono eletti i grillini Carmela Grippa (a Vasto in provincia di Chieti sul sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giuseppantonio di Noi con l'Italia-Udc), Antonio Zennaro (a Teramo su Rasicci della Lega), Andrea Colletti, parlamentare uscente, (a Pescara su Guerino Testa, Fratelli d'Italia) e Daniele Del Grosso (a Chieti sulla forzista Emilia De Matteo).

Nel collegio uninominale alla Camera dell'Aquila, vince il forzista Antonio Martino, imprenditore abruzzese, sul pentastellato Giorgio Fedele

Sul proporzionale del Senato, sono invece in palio 5 seggi, in quello della Camera, 9 seggi. Certezze però si potranno avere probabilmente entro la giornata di martedì, essendo tutto condizionato dal riparto nazionale dei seggi.

Comunque da una prima proiezione per il Senato dovrebbero scattare 2 seggi per il Movimento 5 stelle, e potrebbero staccare un biglietto per Roma il parlamentare uscente Gianluca Castaldi e Gabriella Di Girolamo. Un seggio andrà a Forza Italia, con in pole position il coordinatore regionale Nazario Pagano. Un seggio per la Lega che dovrebbe andare all'economista Alberto Bagnai. Un solo seggio infine al Partito democratico, e dovrebbe andare al presidente della Regione Luciano D'Alfonso. Più difficile fare previsioni per i 9 seggi in palio per la Camera, dove il riparto è nazionale e i calcoli molto più complessi e giocati sul filo del rasoio.

DATI DEFINITIVI ALLA CAMERA

Sono state scrutinate tutte le 1.639 sezioni: il Movimento 5 stelle prende il 39,8%, segue il centrodestra con il 35,8%, centrosinistra 17,4%, liberi e uguali 2,6 per cento, Potere al popolo 1,3, Casapound 1 per cento.

Forza Italia è prima nella coalizione con il 14,4 per cento, la Lega al 13,8 per cento, un dato inferiore alla media nazionale, Fratelli d'Italia al 5 per cento, male Noi con l'Italia – Udc che si ferma al 2,2 per cento. 

Debalcle della coalizIone del centrsinistra, che si ferma al 17,6 per cento.

Partito Democratico è al 13,8 per cento, deludono i tre alleati +Europa (1,9 per cento), Civica Popolare (1,0 per cento) e Italia Europa Insieme (0,9 per cento).

Liberi e Uguali, ben al di sotto della media nazionale, prende appena il 2,6 per cento.

A seguire  Potere al popolo, 1,3 per cento, Casapound 1,0 per cento, Il popolo della famiglia 0,6 per cento, Partito Comunista, 0,6 per cento, Italia agli italiani, 0,5 per cento, e infine 10 volte meglio con lo 0,2 per cento. 

DATI DEFINITIVI AL senato

Anche al Senato si afferma il Movimento 5 stelle con il  39,3 per cento.

Il centrodestra unito raggiunge il 36,4 per cento, e anche qui Forza Italia è al 15,9 per cento, sopra  Lega che si ferma al 13,9 per cento. Fratelli d'Italia prende il 4,8 per cento, Noi con l'Italia-Udc l'1,8 per cento. 





Delude anche al senato la coalizione di centrosinistra, che si attesta al  17,6 per cento.

Nella coalizione il Partito Democratico prende il 14,0 per cento, +Europa l'1,7 per cento, Civica Popolare l'1,5 per cento, Italia Europa Insieme appena lo 0,4 per cento.

Mazzata anche al Senato in Abruzzo per Liberi e Uguali, che non supera lo 2,5 per cento.

A seguire, anche loro ben al di sotto della soglia di sbarramento, sia a livello nazionale che in Abruzzo, Potere al popolo con l'1,2 per cento, Casapound  con lo 0,9 per cento, Il popolo della famiglia con lo 0,8 per cento, il Partito Comunista con lo 0,6 per cento, Italia agli italiani con lo 0,5 per cento. 

REAZIONI E COMMENTI

Già sul far dell'alba quando i risultati andavano consolidandosi, sono arrivate le prime reazioni dei vari candidati e protagonisti della politica abruzzese.

Esulta come ovvio laa consigliera regionale del Movimento 5 stelle Sara Marcozzi: “Ce lo aspettavamo, M5s sarà il pilastro della futura legislatura, abbiamo lavorato bene, i cittadini se ne sono accorti, è stato un voto sul programma, sulle persone, sulla competenza. Anche in Abruzzo abbiamo parlato solo di programmi. Determinante anche l'impegno sul territorio e in campagna elettorale di tutti i consiglieri regionali e parlamentari uscenti non ricandidati”.

Massimo Cialente, presa contezza che era ben lontano dalla possibilità di essere eletto ha detto che “ha vinto la rabbia, e le promesse irrealizzabili, che si pagherà con lo spread in termini di milardi di euro. La sinistra in Italua ma anche in Europa e in tutto il mondo, vedi Donald Trump,  è stata incapace di dare risposte. Una responsabilità da noi ce l'ha Matteo Renzi, ma anche di Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani, che hanno fatto beghe da cortile”.

Sulla stessa linea Gianluca Fusilli, parlamentare uscente del Pd e candidato secondo cui “si profila  una sconfitta della proposta politica del Pd. Sarà un tema della nostra riflessione politica. Vedo però  avventurismi fallimentari come quelli di Liberi e Uguali, che si sono separati dal Pd per ottenere nei fatti solo un diritto di tribuna”.

Non nasconde la delusione anche Daniele Licheri, segretario regionale Sinistra italiana-Liberi e uguali: ” Gli italiani hanno mostrato  di volere la discontinuità, il segnale si è confermato alle urne, e il risultato è arrivato, durissimo. Vince il populismo. Comunque se ci troviamo a questo punto è colpa della legge elettorale”.

Lancia bordarte contro il suo partito il parlamentare uscente e non ricandiato uscente di Articolo 1 Mdp-Liberi e uguali Gianni Melilla, secondo il quale “nel il risultato catastrofico di Leu ci sono responsabilità evidenti in chi ha gestito e deciso il profilo programmatico, le candidature e la campagna elettorale, con rara miopia politica e maleducazione personale. Il dato di 118 pluricandidature, senza nessun rispetto per i territori e la democrazia riassume la vergogna di una gestione personalistica che è stata respinta dagli elettori di sinistra, che non hanno riconosciuto capacità innovativa e democratica al progetto di Leu”.

Per Alessandro D'Alonzo, coordinatore giovani Forza Italia,  “il responso delle urne è comunque chiaro, il centrodestra è la coalizione in testa”.

“Verrà il tempo delle analisi per capire cosa ha funzionato e cosa no, intanto un dato è certo: gli italiani e in particolar modo gli abruzzesi hanno deciso di voltare pagina, mandando a casa il Partito democratico e il centrosinistra, artefice di uno dei peggiori governi in Italia”, commenta il portavoce  per L'Aquila di Fratelli d'Italia Michele Malafoglia che ribadisce anche come “il nostro partito sia parte integrante di una coalizione vincente di centrodestra che è davanti a tutti”. 

Michele Cassone di Civica popolare, alleata del Pd  ammette che “eravamo consapevoli che il percorso era in salita. I risultati non sono positivi. Nella coalizione qualcosa non ha funzionato. I cittadini si sono espressi contro una politica che non ha saputo stare sul territorio. Hanno vinto partiti i cui i leader  hanno 'tirato', che erano sulla cresta dell'onda. Se invece il leader diventa antipatico, come nel caso di Matteo Renzi, a pagare è l'intera coalizione”. 

Il governatore della Regione, Luciano D’Alfonso, cadidato con il Pd, sarebbe in ritiro in un convento, in attesa dei dati definitivi. E per ora tace. 

DI MATTEO, “ORA D'ALFONSO SI DIMETTA”

“Il risultato del Pd e del centrosinistra in Abruzzo è stato più negativo di quelle che potevano essere le previsioni e del risultato nel Paese, e per questo credo che il presidente della Regione Luciano D'Alfonso abbia un'unica strada che è quella delle dimissioni per lanciare un segnale di serietà dopo la sconfitta, dando dimostrazione di umiltà e di coerenza di fronte a questi risultati”.





Lo ha detto l'assessore regionale Donato Di Matteo, commentando i risultati delle elezioni in Abruzzo in chiave centrosinistra.

“Questo è il risultato figlio – ha detto ancora Di Matteo – di chi ha governato con arroganza la Regione. È stata sbagliata l'impostazione perché non si capito quale è il ruolo dell'amministratore regionale e oggi ne paghiamo le conseguenze con una sciagura a livello politico”.

PAGANO, “FORZA ITALIA SECONDO PARTITO”

“In Abruzzo Forza Italia è il secondo partito, sopra la Lega, con tre punti percentuale in più rispetto alla media nazionale al Senato, un pò meno alla Camera, ma comunque superiore. Lo ritengo un risultato lusinghiero”.

Lo ha detto ad Abruzzoweb il coordinatore regionale di Forza Italia Nazario Pagano, candidato  anche lui alle politiche.

“Questa onda anomala del M5S  – aggiunge Pagano – c'è stata anche in Abruzzo anche se non in tutta la Regione, ma noi l'abbiamo contenuta. Certo ci sono luci ed ombre. E le luci sono sopratutto le affermazioni nette nel collegio della Camera dell'Aquila con Antonio Martino e nel collegio del senato L'Aquila-Teramo con Gaetano Quagliariello. Forza Italia resta trainante nel centro destra avendo avuto un risultato migliore della Lega, e questo sarà importante, in vista della competizione delle regionali”.

A proposito di Regione: Pagano chiede le dimissioni immediate del presidente della Regione Luciano D'Alfonso, che sarà eletto quasi sicuramente deputato con il Pd. 

“D'Alfonso si deve dimettere e non perché glielo chiedo io, ma perché deve avere rispetto degli elettori, lui ha avuto un mandato per governare la Regione, e poi ha deciso di fare altro”, tuona D'Alfonso.

Alla domanda: si chiude definitivamente l'era di Silvio Berlusconi? Pagano risponde che “Berlusconi è stato sia padre fondatore di un grande movimento politico, con milioni e milioni di voti in oltre vent'anni. Ora ha 81 anni, è naturale che si apre una nuova stagione per la creazione di un grande partito liberale”. 

Pagano bolla poi come fantapolitica “l'ipotesi di un governo tra Lega e M5s. La Lega è nel centrodestra, governa con noi in molte amministrazioni locali, ha sottoscritto un programma comune. Dovrà senza alcun dubbio il centrodestra a trovare i numeri per governare questo paese, dove si diffonde la disaffezione e il voto di protesta, soprattutto al sud dove M5s ha ottenuto i risultati per loro migliori”.

RAPINO, “SCONFITTA CHIARA”; MA NON SI DIMETTE

“La sconfitta del Pd in Abruzzo è chiarissima e non ci sono scusanti”.

Lo scrive in una nota il segretario regionale del Partito democratico, Marco Rapino, che comunque non si dimette.

“Da segretario regionale offro la mia piena disponibilità per ogni percorso di riflessione che il Pd affronterà sia a livello nazionale che regionale. Il nostro è un voto, sia nell’affluenza sia nel risultato, che ci lega al trend del sud, dove il Pd in ogni regione ha perso tra 8 e 10 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2013”, continua.

“In Calabria dal siamo passati dal 22,3 al 14, in Campania abbiamo perso 9 punti, così anche in Basilicata (-9), In Sardegna – 10, in Abruzzo circa -9 . Tutte regioni governate dal Pd. Si è votato poco tenendo conto dei candidati, a cui va un enorme ringraziamento per essersi battuti con coraggio e generosità, perché dietro questo voto di opinione si afferma una forte disaffezione che ha ragioni profonde, soprattutto nel Mezzogiorno”.

“Ci sarà molto da approfondire nei prossimi giorni, sapendo che non c’è un destino personale da difendere, ma ricostruire quello collettivo”, conclude.

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