EBOLA: IN ABRUZZO SI LOTTA CON STRUTTURE E CEROTTI PESCARA E TERAMO PRESENTI

23 Ottobre 2014 18:22

Regione -

L’AQUILA – L'abruzzo protagonista nella lotta al virus Ebola.

Formazione, per distinguere i falsi allarmi dagli allarmi reali e corretta gestione di quelli reali, grazie a una struttura ad hoc per il triage, dotata di due posti di rianimazione, di un laboratorio di alto biocontenimento e con l'utilizzo di due scafandrature ad alto contenimento.

A illustrare le novità introdotte dal 'Piano di emergenza aziendale per la gestione dei casi sospetti di Ebola, predisposto dalla Asl di Pescara, è il direttore dell'Unità operativa di Malattie infettive, Giustino Parruti, presidente del Comitato di controllo infezioni ospedaliere.

Il piano, che assume “con effetto immediato e in via d'urgenza valore di procedura obbligatoria per tutti gli operatori a livello aziendale”, ha l'obiettivo di garantire la gestione corretta delle problematiche legate al virus, il cui rischio, “per quanto relativamente ipotetico nella nostra realtà, non può comunque essere in alcun modo sottovalutato”.

“La contagiosità – spiega Parruti – è nulla nel caso di persone asintomatiche e fino al primo giorno di febbre. Più delicata è la gestione, nelle more della conferma del contagio, del paziente sospetto in fase già avanzata, cioè con la febbre da più di quattro giorni e altri sintomi. Abbiamo chiarito in quale caso va posto il sospetto, che nasce solo se il paziente proviene, da meno di 21 giorni, da Sierra Leone, Liberia e Nuova Guinea. Qualora persone che rientrano in questi casi si approcciano ai nostri servizi, ci siamo organizzati perché tutto funzioni al meglio”.





“Il paziente – sottolinea il direttore dell'Unita operativa di Malattie infettive – oltre a mezzi di 118 dedicati, avrà una sede di triage separata, cioè una sala allestita ad hoc, con due posti di rianimazione e un laboratorio di alto biocontenimento in cui fare tutti i prelievi in sicurezza in attesa della conferma da Roma. Per i casi in fase avanzata abbiamo comprato due tipi di scafandrature ad alto contenimento che danno agli operatori la sicurezza di non essere contagiati”.

Sul rischio di casi di Ebola a Pescara è bassissimo, secondo Parruti, che parla di “uno dei virus a più bassa contagiosità che esista: bisogna solo evitare di entrare in contatto con le secrezioni dei pazienti. Si tratta di un piano innovativo – sottolinea l'esperto – perché si è arrivati a un livello altissimo e dettagliato di organizzazione. I cittadini devono sapere che siamo organizzati”.

Anche il manager della Asl di Pescara, Claudio D'Amario, parla di un “piano innovativo, che definisce metodi e procedure con l'obiettivo di garantire l'assoluta sicurezza degli operatori”.

Ma anche il versante teramano è protagonista nella lotta al virus.

Nel gruppo di ricercatori che sta mettendo a punto un cerotto che misura la febbre e che potrebbe essere capace di fronteggiare l'Ebola, c'è anche un abruzzese, un teramano per la precisione. 





Si chiama Gaetano Marrocco, di Notaresco (Teramo), dell'Università di Roma Tor Vergata che coordina il gruppo di lavoro. 

Il dispositivo è in fase di perfezionamento ed è basato sulla tecnologia di identificazione a radiofrequenza (rfid). 

Secondo lo studioso teramano, sarebbe possibile equipaggiare i passeggeri negli aeroporti con il sensore epidermico e controllare poi la loro temperatura nei vari momenti di transito, per esempio durante gli usuali controlli di sicurezza senza insormontabili cambiamenti alle procedure già esistenti. 

Questo potrebbe servire a contenere il rischio di diffusione dell’Ebola a livello internazionale. Marrocco ha scritto al ministero della Salute chiedendo un incontro per sviluppare il dispositivo e metterlo a disposizione di industria e istituzioni. 

 

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