PER I GIUDICI COSTITUZIONALI LO SPOIL SYSTEM DI DEL TURCO FU ILLEGITTIMO

DIRETTORE CACCIATO PER MOTIVI POLITICI, CONSULTA STANGA LA REGIONE ABRUZZO

di Alberto Orsini

12 Febbraio 2016 08:01

Regione - Cronaca

L’AQUILA – La Regione Abruzzo potrebbe dover pagare oltre 750 mila euro a Francesco Gizzi, vecchio direttore della società Abruzzo Lavoro, oggi non più esistente, che fu rimosso per motivi politici al cambio di maggioranza dal centrodestra di Giovanni Pace, che lo aveva nominato in “zona Cesarini”, al centrosinistra di Ottaviano Del Turco.

Uno “spoil system” che fu messo in atto dalla nuova maggioranza per riparare a quella nomina tardiva sulla base di una legge poi abrogata: una manovra che un decennio dopo rischia di costare carissimo alle casse degli abruzzesi dopo la decisione dei giudici delle leggi.

La Corte Costituzionale ha infatti ritenuto incostituzionale la norma della Giunta Del Turco, risalente al novembre 2005, con la quale fu rimosso il direttore Gizzi che era stato scelto dall'altra parte politica, finita all'opposizione.

“Il direttore di Abruzzo Lavoro – scrivono i giudici costituzionali – era figura tecnico-professionale, titolare di funzioni prevalentemente organizzative e gestionali, responsabile del perseguimento di obiettivi definiti in appositi atti di pianificazione e indirizzo, deliberati dagli organi di governo della Regione; non era collegato a tali organi da relazioni istituzionali così immediate da rendere determinante la sua consonanza agli orientamenti politici degli stessi”.

“Pertanto, tale figura non rientrava tra quelle alle quali potessero, o possano, alla luce dei principi elaborati dalla giurisprudenza costituzionale, applicarsi meccanismi di decadenza automatica, senza violare i principi di cui all’art. 97 della Costituzione”, la conclusione della Consulta.





Una mazzata dopo che, al contrario, il criterio di sostituzione per motivi politici all’epoca applicato dal centrosinistra era stato riconosciuto negli anni legittimo dal tribunale di primo grado e dalla Corte d’Appello abruzzese.

Ha invece generato dubbi alla Corte di Cassazione, alla quale l’ex direttore rimosso aveva fatto ricorso per il terzo e decisivo grado.

Di qui la sospensione del giudizio di legittimità e il ricorso incidentale alla Consulta che lo ha bocciato.

A distanza di 11 anni, la Corte ha ritenuto incostituzionale la norma applicata all’epoca, che nel frattempo è stata anche abrogata, nel 2009.

Come diretta conseguenza di questo verdetto, ora la Cassazione sentenzierà l’illegittimità della revoca anticipata dell’incarico e, ribaltando il giudizio di Appello, darà ragione al ricorrente.

In particolare, gli “ermellini” casseranno la sentenza d’Appello, rinviando il caso di nuovo ai giudici della Corte aquilana, che dovranno ripronunciarsi, stavolta con l’inevitabile riconoscimento al protagonista della vicenda degli stipendi non goduti fino alla scadenza naturale del contratto allora vigente, che era valido per 5 anni, del risarcimento danni e degli interessi e rivalutazione sulle somme dovute.





L’importo di un contratto da dirigente arricchito dagli interessi di oltre un decennio si può stimare in circa 150 mila euro all’anno, che arrivano a 750 mila considerando il quinquennio di durata dell’accordo stipulato tra Gizzi e l’amministrazione nel marzo 2005.

Presumibilmente centinaia di migliaia di euro che oggi il governo regionale, nel frattempo tornato del medesimo colore politico di quello artefice della norma incostituzionale, dovrà sborsare.

Gizzi era stato nominato dal centrodestra uscente il 22 marzo 2005, a due settimane dalle elezioni regionali che incoronarono Del Turco, in sostituzione del precedente direttore, Piero Carducci, il cui mandato era stato prorogato dal magistrato del Lavoro di Pescara fino al successivo mese di ottobre.

Al suo posto era stato nominato per i successivi cinque anni proprio Francesco Gizzi. Carducci, tra l’altro, aveva annunciato anch’egli che avrebbe impugnato il provvedimento e presentato un esposto alla magistratura.

Meno di un anno e, il 6 gennaio 2006, insediò il nuovo vertice dell'Agenzia, Rita Del Campo. Un cambio che ora rischia di costare caro, anzi, carissimo.

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