PRIMO CITTADINO CROGNALETO D'ALONZO EVIDENZIA CRITICITA' DOCUMENTO APPROVATO DA GIUNTA CON IL CHI FA COSA IN CASO ESTREMO DI ESONDAZIONE

DIGA CAMPOTOSTO: SINDACI, ‘SENZA RISORSE A COMUNI, PIANO EMERGENZA SOLO SULLA CARTA’

di Filippo Tronca

13 Dicembre 2019 08:00

Regione - Cronaca

TERAMO  – “Come faranno i Comuni travolti dalla piena a mettere in campo tutte le azioni previste dal Piano di Emergenza? Saranno tutti in grado di approvare il loro piano territoriale, senza i quali quello regionale resta un pezzo di carta?”.

Interrogativi non banali, quelli di Luciano D'Alonzo, sindaco di Crognaleto, comune lungo l'alta valle del Vomano, tra i più interessati da uneventuale emergenza rappresentata dal collasso, in caso di estremo della diga Rio Fucino di Campotosto, a monte del paese. E che parla, nella veste di coordinatore territorialie del Piano, a nome degli altri sindaci.

Dopo anni di gestazione l’Abruzzo si è finalmente dotato del Piano di emergenza (Ped), in cui si stabilisce il “chi fa cosa”, dall’ente gestore Enel ai Comuni, passando per Protezione civile, Regione, Prefetture e Province.

L'ok è arrivato nella Giunta regionale il 5 novembre, al termine di un lungo iter avviato dall'amministrazione regionale di Luciano D'Alfonso. A dare la scossa, nel senso letterale del termine, i terremoti del 2016 e 2017, che hanno riacceso i riflettori sulla sicurezza dell’infrastruttura.

Anche perché nella fase della piena emergenza, e con interi paesi isolati da metri di neve, era stato paventato l'allarme sulla tenuta della diga Rio Fucino di Campotosto, arrivando ad evocare il “rischio Vajont”.





Nel piano è previsto, nei minimi dettagli, “chi deve fare cosa”, in caso di emergenza, secondo quattro scenari: di “pre-allarme”, di “vigilanza rinforzata”, e soprattutto di “pericolo”, quando cioè viene superata la quota di massimo invaso, quando in caso di sisma, i controlli evidenziano sulla diga danni “severi e non riparabili”, oppure, in caso di fenomeni franosi, “la formazione di onde con repentini innalzamenti del livello dell'invaso”.

Infine nel malaugurato scenario del “collasso”, che si attiva, come si descrive nel Ped, “in caso di comparsa di danni all'impianto di ritenuta, che determinano il rilascio incontrollato di acqua, con rischio di perdite di vite umane e di ingenti danni”. 

Comuni interessati al Piano, e dunque in un’ipotetica emergenza, va detto innanzitutto, sono quelli di Crognaleto, Fano Adriano Pietracamela, Montorio al Vomano, Tossicia, Colledara, Basciano, Penna Sant'Andrea, Cermignano, Canzano Cellino Attanasio, Castellalto Notaresco, Atri, Morro d'Oro, Roseto degli Abruzzi e Pineto, e dall'altro versante, Campotosto, Montereale e Capitignano. Infine i due i capoluoghi di Provincia Teramo e L'Aquila.

Ma il punto è proprio questo, osserva D'Alonzo “la Regione, gli va dato atto, ha fatto la sua parte, il Piano era atteso da anni, ma ciascun Comune dovrà ora approvare il suo piano comunale, che ha un costo, ed è risaputo che sopratutto i piccoli centri non hanno risorse adeguate e personale. Servirebbe un impegno anche da questo punto di vista, altrimenti il piano resta virtuale”.

Focalizzando l'attenzione sui due scenari più critici, nella fase di “pericolo”, le Prefetture dell'Aquila e Teramo fanno entrare in funzione il Centro coordinamento soccorsi (Css), si mobilitano i Vigili del fuoco e le forze di Polizia. A Montereale, Montorio al Vomano, Atri e Roseto degli Abruzzi, entra in azione il centro operativo misto (Com).

E appunto, in tutti i comuni interessati, viene attivato il Cento operativo comunale (Coc),che deve mentre in atto il piano di cui sopra. Tutto il personale deve essere attivo e reperibile h24, vengono disposti, anche a scopo cautelativo, provvedimenti di evacuazione della popolazione, vengono presidiate le strade e l'asse fluviale. 





In caso di “collasso”, in tempi strettissimi, scatta l'evacuazione della popolazione, nelle strutture di ricovero che devono essere già state preventivamente individuate nei piani comunali, con particolare attenzione alle fasce deboli, ovvero a malati, anziani, bambini e portatori di handicap. Sono predisposti i blocchi stradali, percorribili solo dai mezzi di soccorso.

Si chiede dunque D'Alonzo: “al di là dell'approvazione del loro Piano, i Comuni devono avere mezzi e risorse per poter davvero affrontare, e alla svelta un'emergenza di tale portata. Servono strutture ricettive e ricoveri in alta quota, al riparo dalla piena. Attrezzature essenziali come gruppi elettrogeni, comunicazioni satellitari, visto che in caso di emergenza salteranno i collegamenti telefonici, vanno riparate non poche strade, e aperte di nuove. Sarebbe utile dotare la valle di un sistema di sirene di allarme “.

Interventi che sarebbero utili nella molto più probabile emergenza neve, che nel gennaio 2017 ha tenuto isolate anche le tante frazioni di Crognaleto per giorni.

Ma c'è anche un limite più complessivo, prosegue D'Alonzo: “Dubito che i Comini possano avere piena operatività in caso di estrema emergenza, qui l'ondata arriverebbe dopo tre minuti, e subito dopo travolgerebbe gli altri comuni a valle. A mio modo di vedere andrebbe rivisto l'impostazione del coordinamento, per evitare corto circuiti, quando non sarà ammissibile che accadano”. 

Infine D'Alonzo si permette di evidenziare una “stramberia” da sanare, prevista nel Piano: ” leggo nel piano che uno dei tre centri operativi misti è previsto a Montorio al Vomano. Ritengo opportuno spostarlo, perchè Montorio sarebbe uno dei primo comuni ad essere raggiunto dalla piena, e questo non giova alla piena operatività”.

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