DEDALUS, IL ”FANTASMA” SI MATERIALIZZA, ”A SETTEMBRE AL VIA FASCICOLO SANITARIO”

di Filippo Tronca

22 Maggio 2017 07:00

Regione - Cronaca

PESCARA – Il fascicolo sanitario elettronico abruzzese, per anni alla ribalta delle cronache come un esoso “fantasma”, pian piano si materializza.

E a settembre potrebbe scattare una prima attivazione, con una platea ristretta di cittadini e medici di famiglia, mentre a giorni inizierà un processo di riallineamento dei contenuti della banca dati dell’Anagrafe Sanitaria Regionale, propedeutica ad una attivazione dei servizi con il Sistema della tessera sanitaria. 

In particolare, tale lavoro si concretizzerà con un intervento stimato in circa 40 mila euro.

Ad aggiornare AbruzzoWeb sullo stato dell'arte di questa decisiva partita per la qualità della sanità abruzzese, sono il direttore dell'Agenzia regionale per l'informatica e la telematica, Sandro Di Minco e la dirigente tecnica Daniela Musa.

In Abruzzo i destini del fascicolo sanitario elettronico sono passati per la tormentata vicenda della piattaforma informatica, sviluppata dalle società Dedalus e Telecom Italia tra il 2006 e il 2011, per la promozione di un modello di sanità “in rete” con dati sanitari sempre aggiornati e accessibili da qualsiasi ospedale, unità di pronto soccorso, medico specialistico, collegati con la rete. 

Con enormi vantaggi in termini di qualità e tempestività delle cure e nel monitoraggio delle prestazioni, visto che questa tracciabilità consente di contrastare il fenomeno dell'inappropriatezza delle cure erogate dalle Strutture Sanitarie di riferimento della Regione. 

Tale sistema, però, ad oggi non è in esercizio.

“Stiamo recuperando il tempo perduto in una vicenda molto tormentata e complessa – esordisce Di Minco – il cui iter dipende anche da normative nazionali e dalla necessità di uniformare tutte le regioni ad un unico standard. Tutte le Regioni italiane stanno incontrando problemi, ma ora si vede la luce: a settembre collauderemo il sistema informatic  e ci sarà un primo utilizzo concreto del fascicolo, secondo cerchi concentrici. Inizieranno alcuni cittadini, che daranno il consenso alla Asl, e contemporaneamente saranno abilitati alcuni medici di famiglia che potranno inserire nel sistema on line le informazioni relative ai parametri fondamentali del paziente, attraverso uno schema codificato. Ad esempi,  se è allergico ad una determinata sostanza, se diabetico e così via. Poi la platea man mano aumenterà, con aggiustamenti costanti”.

Un sogno che si avvera, che per molto tempo è rimasto un miraggio, di cui vale la pena ripercorrere la cronistoria.

Finanziato dal Cipe, ai tempi del presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco, la gara dal valore di 5 milioni di euro iva inclusa per l'affidamento del progetto “Rete di medici di medicina generale” è stata bandita dall'Arit nell'ottobre 2005. 

A vincerla, la società Dedalus spa in associazione temporanea di imprese con Telecom Italia. 





La seconda società in gara, Finsiel, ha fatto però il solito ricorso.

Nel giugno 2007 il Consiglio di Stato ha dato ragione alla Finsiel, ma l'Arit non ha dato applicazione alla sentenza. La Finsiel ha chiesto dunque un risarcimento per 1,3 milioni di euro, ottenendo però solo 233 mila euro.

La Dedalus ha così mantenuto la commessa e ha completato la realizzazione della piattaforma informatica, necessaria al fascicolo sanitario elettronico, collaudata nel settembre 2011 con esito positivo. 

Peccato che poi non siamai entrato in funzione.

Nell'ottobre 2014, cinque mesi dopo la sua elezione, il presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso ha rievocato così il fantasma Dedalus in una seduta del Consiglio regionale, nel corso della quale in particolare il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Domenico Pettinari ha chiesto lumi sulla mancata operatività del fascicolo.

“Ho cercato informazioni, ad oggi non le ho trovate – ha tuonato – voglio sapere tutto ciò che rallenta il processo di erogazione di servizi di qualità nella sanità!”.

L'amministratore delegato di Dedalus spa Giorgio Moretti, ha precisato a stretto giro che “il prodotto installato è perfettamente funzionante e mantenuto aggiornato ed è pronto da essere operativo in qualsiasi momento”, ricordando che il problema era semmai della Regione Abruzzo, che dal 2011 non è stata in grado di implementare il sistema, ovvero caricare in esso i fascicoli medici, mettendo i medici e le Asl nelle condizioni di poterlo fare.

Nel dicembre 2015 una prima svolta: la Giunta regionale approva la delibera 1124 nella quale è contenuto il cronoprogramma per l'attivazione del fascicolo sanitario elettronico in tempi rapidi.

A maggio del 2016 il Dipartimento della salute della Regione Abruzzo ha stanziato dunque 1.001.268,50 euro per portare a compimento il sistema e finalmente attivarlo.

Tale attività, a carico di Arit, prevede che le somme stanziate dovevano servire ad avviare l'iter delle implementazioni proposte dalla società Dedalus spa, ad avviare in esercizio la nuova anagrafe web integrata con tutti i sistemi intra ed extra regionali, a far adottare alle Asl abruzzesi un sistema che regolamenti aspetti legali e modalità tecnico-operative per il trattamento dei dati personali emanate dal Garante della privacy.

Passato un altro anno, con il direttore Di Minco e la dirigente Musa è dunque opportuno fare un bilancio e capire quello che è rimasto fino a settembre.

“In questi mesi la Dedalus – spiega innanzitutto Musa – senza compensi aggiuntivi, ma in base alle attività poste in essere già nel 2011 e nel 2013, sta ultimando le integrazioni della piattaforma di Rete Mmg, centralizzata rispetto alle applicazioni attualmente in uso presso vari ospedali, laboratori di analisi e pronto soccorso che utilizzano sistemi informatici distinti l’uno dall'altro”.





La piattafroma, insomma, si deve adeguare agli standard previsti a livello nazionale riguardo alla predisposizione di prestabilite informazioni formulate secondo uno standard uniforme e condiviso sia con le Regioni Italiane che con tutti i Paesi europei, nella prospettiva di attuare e realizzare il Fascicolo sanitario elettronico.

I primi test, da settembre 2016 ad aprile 2017 nelle quattro Asl, hanno permesso a medici e operatori di effettuare simulazioni, predisponendo una serie di referti inseriti “in rete” e consultati secondo le finalità del progetto, verificando dunque la possibilità di implementazione e dell’operatività dei dati clinici on line.

Tra gli ostacoli ancora da superare, si pone l’accento sull’allineamento delle anagrafi come ad esempio la presenza di pazienti registrati in diverse Asl, un caos incompatibile con il funzionamento del fascicolo elettronico.

“Per risolvere il problema – spiega Di Minco – l'Arit ha previsto un intervento stimato in circa 40 mila euro per la realizzazione di un riallineamento dei dati dell’Anagrafe Sanitaria Regionale. Un'operazione che necessiterà anche l'iterazione con la Sogei, la Società generale d'Informatica del Ministero dell'economia e delle finanze”.

Riguardo alla gestione della privacy, “Assieme ad altri enti regionali, anche l'Abruzzo – spiega a tal proposito Di Minco – partecipa ad un tavolo nazione istituito dal Ministero della salute, a cui partecipa il garante della privacy, che ha l'obiettivo di individuare soluzioni omogenee su tutto il territorio nazionale. Una regolamentazione che va ben oltre la questione del fascicolo sanitario”.

Nello specifico, aggiunge Musa, “il fascicolo prevede l’acquisizione di un consenso del cittadino per autorizzare la costituzione e l’alimentazione del fascicolo sanitario elettronico contenente i dati sanitari che per loro natura sono estremamente sensibili. Infatti, esiste un 'diritto all'oscuramento', che permette al cittadino di decidere in qualsiasi momento quali dati e in che modalità siano resi visibili”.

Risolti tutti questi problemi, che sono anche di rilevanza nazionale, anche in Abruzzo il fascicolo elettronico potrà diventare realtà e si potrà pian piano dire addio a referti su supporto cartaceo, radiografie, che se un paziente le smarrisce è costretto a rifare analisi e visite mediche.

Tutto questo in uno scenario, quello italiano, che però è molto poco smart anche nella sanità 2.0.

Il rapporto dell'Osservatorio innovazione digitale in Sanità, presentato dalla School of management del Politecnico di Milano, attesta infatti che l'e-health, ovvero la cosiddetta Sanità digitale, stenta nel nostro Paese a decollare.

Gli investimenti su questo settore sono infatti inferiori al livello europeo e diminuiscono nel tempo: nel 2016 si sono attestati a 1,2 miliardi, – 5 per cento dell'anno precedente, toccando livelli inferiori a quelli del 2011.

Per il fascicolo sanitario elettronico sono 65 i milioni di euro impiegati, ma tuttavia fatica a diffondersi come dovrebbe.

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