DANNI FAUNA PARCO SIRENTE: POSSIBILE OK DA EUROPA, MA I SOLDI ANCORA NON CI SONO

di Filippo Tronca

17 Settembre 2017 08:52

Regione - Politica

L'AQUILA – Un mese e mezzo dopo la grande protesta, non c'è ancora traccia dei quattrini necessari a risolvere il problema degli agricoltori che svolgono il loro lavoro all'interno del Parco regionale Sirente Velino.

A confermarlo ad AbruzzoWeb è il commissario dell’Ente parco, Annabella Pace. “Si è vero – spiega – la variazione di bilancio da 215 mila euro è stata approvata il 12 luglio, ma di fatto nelle casse del Parco non c’è ancora un euro”.

A luglio gli insorti avevano occupato la sede del Parco di Rocca di Mezzo (L'Aquila) per ottenere i rimborsi, attesi da anni, per i danni subiti alle loro colture dalla fauna selvatica: erano stati ricevuti in Regione Abruzzo, ottenendo ampie rassicurazioni che tutto si sarebbe risolto, grazie a una variazione di bilancio di 200 mila euro, e che era superabile il problema dei divieti europei agli aiuti di stato del de minimis. Seppur diffidenti, gli agricoltori hanno interrotto la protesta, tornando al loro lavoro. Ma invano.

Mancano i soldi con i quali, ipotizza la Pace, “potremmo risarcire tutti i danni  avvenuti dentro l’area Parco, dal 2015 al 2017. A quella somma si aggiunge circa 1 milione di euro, attesi da vari anni, dovuto dalla Regione, per i danni che si sono verificati fuori il perimetro dell'area protetta”.





Questi 215 mila euro, sono di fatto ancora sulla carta, e questo significa che di conseguenza il Parco non può scrivere la tanto attesa lettera alla Commissione europea che risolverebbe l’ostacolo delle regole imposte dal regime “de minimis”.

In questa lettera va spiegato che tutta la fauna ricompresa nel Parco Sirente Velino, dove è vietata la caccia, è da considerarsi fauna protetta, compresi i cinghiali, che altrove non lo sono.

E dunque da ciò consegue che non va applicato il “de minimis”, ovvero il limite massimo di 15 mila euro in 3 anni di rimborsi, cumulabili con altri aiuti, che ridurrebbero a una miseria il fondo destinabile agli agricoltori che hanno avuto anche decine di miglia di euro di danni nel corso degli anni. Superato quello scoglio, il rimborso potrà avvenire al 100 per cento dei danni documentati.

“Il problema è che in questa lettera – continua il commissario Pace – va anche certificato la disponibilità delle risorse finanziare da erogare, i 200 mila euro appunto, e finché non li abbiamo in cassa non possiamo procedere”.

Eppure la variazione da 215 mila euro a favore dei rimborsi era stata approvata il 12 luglio, proposta dal presidente della commissione Bilancio del Consiglio regionale Maurizio Di Nicola (Centro democratico), condivisa da presidente e vice presidente della Commissione Agricoltura Lorenzo Berardinetti (Regione facile) e Gianluca Ranieri (Movimento 5 stelle) e dagli assessori all'Agricoltura Dino Pepe, ai Parchi Donato Di Matteo e al Bilancio Silvio Paolucci, tutti del Partito democratico, e gli stessi che solo poche ore prima avevano ricevuto la delegazione degli agricoltori. Come si vede, una mobilitazione bipartisan.





“Auspico che tutto si risolva nel più breve tempo possibile” conclude la Pace, a capo di un ente oramai allo sbando che ha un budget annuo di soli 800 mila euro, che se va tutto per pagare il direttore, Oremo Di Nino, oltre 100 mila euro, e i dipendenti.

Non resta un euro non solo per i rimborsi, ma nemmeno per il controllo del territorio. In servizio ci sono, infatti, solo tre guardiaparco part-time, con i quali è impossibile fare prevenzione su 54 mila ettari di area protetta, con un’orografia complessa dove vigilare a distanza con un binocolo diventa un'impresa.

Di mezzi antincendio, poi, neanche a parlarne. E infatti a fronteggiare l’incendio che a fine agosto è divampato tra Secinaro e Goriano Valli, tracciando con i loro trattori e loro spese le linee tagliafuoco, c’erano proprioo gli stessi agricoltori che avevano occupato la sede del parco in paziente attesa dei loro soldi e ora chiedono risposte.

 

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