CRISI: L’ECONOMISTA LAURETI ”PROBLEMA NON E’ LO SPREAD MA PAESE REALE CHE FATICA”

di Pierluigi Biondi

23 Luglio 2012 20:49

Regione - Economia

L’AQUILA – “Cosa ci importa a noi dello spread? Qui non è in gioco l’economia finanziaria di uno Stato, ma quella reale dei cittadini, che producono e consumano, quando va bene”.

Lucio Laureti, economista pescarese, discepolo dell’abruzzese d’origine Dominick Salvatore, “guru” del settore trapiantato negli Usa, lancia quella che definisce “una provocazione”.

“Finalmente l’ha ammesso pure il presidente del Consiglio, Mario Monti, bisogna liberare il paese dalle pastoie burocratiche, rilanciare gli investimenti infrastrutturali, fare politiche mirate per l’occupazione: bisogna tornare all’economia concreta”, spiega Laureti, da pochi mesi chiamato a ricoprire l’incarico di presidente della Saga, la società che gestisce l’aeroporto d’Abruzzo.





“Certamente siamo di fronte alla più grande crisi dal 1929 a oggi – sottolinea Laureti – sicuramente il debito pubblico è una zavorra pesante, ma l’Italia non ha nulla da invidiare in termini di potenzialità e professionalità rispetto al resto d’Europa, quindi non sono questi i fattori che ci penalizzano”.

“Piuttosto – precisa l’economista – lo scetticismo degli investitori nei confronti del nostro Paese è determinato dal fatto che per aprire uno stabilimento ci vogliono 4-5 anni a fronte dei 90 giorni che servono in altre nazioni, che i chilometri delle nostre autostrade, negli ultimi 40 anni, sono aumentati di una volta e mezzo a fronte degli incrementi anche del 7-800 per cento di Spagna, Francia e Germania, che abbiamo pochissime tratte di alta velocità, che i porti non sono valorizzati”.

“Faccio un esempio – aggiunge ancora Laureti – il Mediterraneo rappresenta l’1 per cento della superficie ‘bagnata’ mondiale complessiva, ma nelle sue acque transitano il 20 per cento dei traffici petroliferi e turistici. Cosa facciamo noi per intercettare questi flussi? Poco o niente”.





“In questo senso – afferma – l’Abruzzo rappresenta alla perfezione uno spaccato dell’Italia: stesse criticità, stesse potenzialità inespresse, stesse occasioni perse. Per fortuna, negli ultimi tre anni, abbiamo almeno risolto il problema dei conti della sanità, una palla al piede per lo sviluppo della regione”.

“Con i soldi risparmiati – rileva Laureti – è la politica che adessso deve fare la scelta: detassare o fare investimenti. Da economista sarei più propenso per questa seconda opzione, bisogna creare le condizioni affinché le aziende possano insediarsi in Abruzzo creando crescita e occupazione, puntando sulle nuove generazioni, dopodiché, quando la situazione si sarà rimessa in carreggiata, potremo anche pensare agli sgravi fiscali o ad alleggerire il costo del lavoro. Ma ‘regalare’ oggi soldi alle multinazionali che rimarrebbero uno o due anni solo perché legate ai soldi pubblici ha poco senso, se non hanno vere prospettive di mercato”.

“Naturalmente – conclude – queste sono mie considerazioni, perché, in fondo, la sfera di cristallo, non ce l’ha nessuno, neanche gli economisti”.

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