CERULLI (CITTADINANZATTIVA): ''L'AQUILA SIMBOLO DEL DISASTRO ITALIANO''

CRISI: ABRUZZESI ‘STROZZATI’ DA BANCHE, ”USURA DI STATO A DANNO DEL POPOLO”

di Roberto Santilli

1 Ottobre 2013 08:09

Regione - Economia

L’AQUILA – Stretta sul credito, blocco conti correnti, aumento polizze auto. Più altre voci che, dati alla mano, fanno tremare e soffrire 1 italiano su 5.

Il quadro lo ha fatto l’associazione Cittadinanzattiva, che in Abruzzo ha sede a Chieti. A livello nazionale tutto fa pensare a una conferma del disastro economico che ha colpito l’Italia.

Secondo lo studio presentato oggi “un cittadino su cinque ha avuto nel 2012 un problema relativo a banche e finanziarie (73 per cento) o assicurazioni (27 per cento)”. I principali, riporta una nota, riguardano non solo le difficoltà, legate alla crisi, come quella di accesso al credito, la ‘stretta’ operata dagli istituti e l’eccessivo indebitamento, ma anche gli aumenti ingiustificati delle assicurazioni auto, con enormi e inspiegabili differenze territoriali.

E in Abruzzo c’è da preoccuparsi ancora di più.

“La nostra regione è in evidente sofferenza – ammette Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva – con l’aggravante del commissariamento nella sanità, settore nel quale persistono aumenti di costi e diminuzioni dei servizi, dovuti soprattutto a consulenze, premi consegnati per risultati mai raggiunti, stipendi enormi dei manager”.





“Ma non vanno dimenticati gli altri ‘corollari’ – aggiunge – come i mutui che ormai non vengono più erogati, d’altra parte spiega ogni cosa un’amara battuta, ‘le banche danno i soldi soltanto a chi ha soldi’. E chi è che oggi li ha? Neppure lo stipendio di uno statale viene visto come una garanzia, figuriamoci il resto”.

Cerulli nell’analisi non risparmia un pugno in faccia alle finanziarie, “tutte usuraie, che ‘giocano’ sul tasso annuo effettivo globale (taeg) e poi piazzano spese accessorie e altre voci che aumentano il valore del tasso. Un esempio eclatante, di cui mi sto occupando con l’associazione, riguarda una finanziaria bancaria. 40 mila euro di prestito a una persona, cessione del quinto dello stipendio, insomma una cosa apparentemente ‘regolare’. Il suo ricavo netto è di 21 mila euro, restituzione totale 46 mila euro. Di cosa parliamo? Di economia seria o di usura?”.

Il riferimento al ‘fenomeno’ Equitalia, agenzia pubblica di riscossione dei crediti, per Cerullo è inevitabile.

“Equitalia è sempre in agguato, per l’agenzia, cioè per lo Stato, siamo tutti cattivi pagatori. Un sintomo di quanto sta accadendo è che la gente non riesce a pagare neppure le spese condominiali”.

E pure sul capitolo esodati in Abruzzo, il segretario regionale di Cittadinanzattiva non le manda a dire.





“Chi era in mobilità aveva fatto un accordo con lo Stato, al termine della mobilità si va in pensione, punto. Poi arrivano Mario Monti ed Elsa Fornero e dicono ‘no, non se ne fa più niente’. Mi fa specie che nessun sindacato si sia appellato alla Corte costituzionale. Non lo hanno fatto. Eppure, la stessa Corte si era espressa chiaramente sulle pensioni d’oro, ‘sono un diritto acquisito’. Quelle d’oro non si toccano, quelle del popolo sì”.

Cerulli parla pure dell’esperienza nell’emergenza sisma all’Aquila, nel terribile immediato di un evento che ha distrutto un intero territorio.

“Il terremoto dell’Aquila è il simbolo dell’inefficienza dello Stato – afferma con rabbia – uno Stato che promette ma che non mantiene. Una delle più belle città d’Abruzzo non viene ricostruita, non ci sono i soldi, non si trovano i fondi. Ridicolo. Capisco le difficoltà, capisco gli errori del passato, ma non si tratta così chi sta ancora soffrendo, non è un comportamento da vero Stato. Ricordo che quando intervenimmo in città, parlando in tenda con don Luigi Ciotti, venne fuori anche una domanda a Mauro Dolce, all’epoca responsabile del procedimento di realizzazione del progetto C.a.s.e.. Gli chiesi se si sarebbe ricostruito bene, rispose ‘come no, abbiamo tutto sotto controllo’. Poi è finito sotto processo, il pm ha chiesto 1 anno e mezzo di reclusione (nell’ambito dell’inchiesta sugli isolatori mal costruiti di alcune delle piastre che ospitano le palazzine, ndr)”.

“E ancora non sapevamo che c’era qualcuno che rideva”, rincara Cerulli.

“Si è visto in che modo si tratta una ricostruzione importantissima come quella aquilana – conclude – industrie e aziende del Nord solo di facciata, in realtà vengono dal Sud Italia, il solito, terribile giro di soldi riciclati. Alla disgrazia dell’Aquila aggiungiamo lo Stato che non esiste più e che ha distrutto l’edilizia, un motore che tiene in vita tanti altri settori”. 

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