CREDITO: CNA A GRANDI GRUPPI, ”SERVE INVESTIRE SULL’ABRUZZO”

18 Novembre 2013 14:34

Regione - Economia

PESCARA – Escono di scena le piccole banche e il credito abruzzese va a picco, con 473 milioni di euro in meno erogati a imprese e famiglie. Tutto ciò mentre crescono i tassi di interesse e il numero di quanti non sono in grado di onorare i propri debiti.

Tramonta, per effetto di vorticosi processi di acquisizione e concentrazione, quella che per anni era stata una positiva anomalia abruzzese, in grado di garantire maggiore ossigeno al sistema Abruzzo: l’attenzione al territorio e alle sue attività produttive degli istituti di minori dimensioni.

A delineare un quadro che desta allarme nel mondo delle imprese è la ricerca realizzata da Aldo Ronci per la Cna abruzzese, relativa al primo semestre dell’anno: “Tra gennaio e giugno – illustra il curatore dello studio – il credito in Abruzzo ha subito un decremento di 473 milioni di euro, che rappresenta il peggior valore registrato negli ultimi dieci anni.





La caduta si distribuisce per 403 milioni di euro alle imprese e per 70 alle famiglie consumatrici, si manifesta pesantemente in tutte e quattro le province, penalizza tutti i settori, ma reca soprattutto il segno della caduta delle piccole banche”.

Perché, prosegue, “in questi sei mesi le piccole banche hanno registrato un decremento del credito di 3.085 milioni di euro, contro un incremento di 2.612 milioni, e uno spread rispetto ai tre mesi precedenti – quanto alla quota di mercato detenuta – di ben 12 punti: era del 52 per cento a fine marzo, scende al 39 per cento a fine giugno. È vero che la quota di mercato resta ancora molto più alta di quella media nazionale per lo stesso tipo di banche, ferma al 23 per cento, ma è vero anche che la distanza si assottiglia vistosamente”.

Sul piano territoriale, la provincia in cui le piccole banche hanno perso più quote di mercato è quella aquilana (dal 54 al 32 per cento), mentre Chieti ha subito una diminuzione di 16 punti percentuali, Pescara 9 e Teramo 4.

Flessioni, all’Aquila e Chieti, spiegabili proprio a causa dell’incorporazione di istituti fortemente radicati sul territorio all’interno di grandi gruppi nazionali.





Nell’Abruzzo che soffre per mancanza di credito, con le imprese che vedono decrescere del 2,56 per cento i fondi loro erogati (contro una media nazionale di poco più alta, pari a -2,72 per cento), spicca anche il capitolo ‘sofferenze’: ovvero i crediti che le banche non riescono più a incassare dalla clientela: nei primi sei mesi dell’anno hanno registrato un incremento di 347 milioni di euro, con una crescita percentuale del 13,74 per cento, valore di gran lunga superiore a quello medio italiano (+9,60 per cento).

Con il risultato che, nel rapporto con il credito erogato, in Abruzzo si tocca quota 8,92 per cento, contro il 7,26 per cento medio nazionale, e dunque con un differenziale di 1,66 punti percentuali. Condizione che si riverbera sull’aumento dei tassi di interesse praticati alle imprese e alle famiglie, largamente superiori alla media nazionale: 8,66 per cento medio, contro il 6,86 per cento medio nazionale, e dunque con una differenze di 1,8 punti. Con la caduta delle piccole banche, infine, segnano il passo anche i depositi e il risparmio postale delle famiglie consumatrici, con 4 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

 

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