CORONAVIRUS: PAOLUCCI, ”INESISTENTE DIALOGO REGIONE CON ORGANIZZAZIONI SANITARIE”

7 Aprile 2020 16:40

Regione -

L'AQUILA – “La denuncia del sindacato degli operatori della Sanità circa l'inesistenza di dialogo con la Regione è un fatto davvero preoccupante: l’esecutivo attivi la concertazione con le parti sociali che rappresentano gli operatori sanitari, è impensabile che chi governa resti sordo agli appelli di chi dà voce a quanti operano in prima linea”.





Così, in una nota, il capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci.

“La Regione Abruzzo decide senza condividere, o, meglio, non decide e non condivide – rimarca l’ex assessore alla Sanità – Questo ci sottolineano le parti sociali che rappresentano tutti gli operatori sanitari che stanno combattendo in trincea per assicurare prevenzione, cura e profilassi contro il coronavirus. Si tratta di uomini e donne, medici, infermieri e personale sanitario che ogni giorno mettono a rischio la propria vita e lo fanno, ancora, con precari o scarsi dispositivi individuali di protezione, spessissimo senza alcuna conoscenza delle proprie condizioni sanitarie, perché i tamponi non vengono effettuati al personale, come dovrebbe invece essere e come chiedono in primis gli operatori, con sindacati e anche noi, già da diverse settimane e, infine, senza la possibilità di avere a disposizione luoghi dove abitare per mettere al sicuro le proprie famiglie da ogni tipo di esposizione a un possibile contagio”.





“La Regione – continua – agisce senza dare risposte su temi che sono fra i più sensibili di questa emergenza, anzi, restando sorda anche alla condivisione delle scelte contrattuali con le parti sociali da parte delle Asl, in tema di assunzioni o risorse aggiuntive per il salario accessorio”. 

“Ci chiediamo perché questo accada e che senso abbia decidere unilateralmente, specie in un momento come questo.  Per questo ritengo costruttiva imprescindibile la richiesta del sindacato della Sanità di chiedere un tavolo con la Regione per affrontare le questioni degli operatori sanitari”, conclude Paolucci.

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