CONTRIBUTO RICOSTRUZIONE SENZA AVERNE DIRITTO, UN AQUILANO CONDANNATO DAL TRIBUNALE

7 Aprile 2016 08:07

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – Per ottenere il finanziamento per ricostruire la propria abitazione danneggiata dal terremoto dell’Aquila non basta avervi la residenza anagrafica, ma occorre averla abitata effettivamente all’epoca del sisma.

Questo il principio ribadito dal tribunale dell’Aquila che ha condannato nuovamente l’aquilano Quirino Crosta, 34 anni, nell’ambito di un’inchiesta della procura della Repubblica sui contributi di ricostruzione.

Lo scorso 16 febbraio, il giudice Giuseppe Grieco ha pronunciato la condanna a 1 anno e 6 mesi di reclusione per falso ideologico in atto pubblico continuato e aggravato e per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, accogliendo le richieste del pubblico ministero onorario Ilaria Prezzo.

Il condannato ha presentato ricorso in Appello tramite il proprio legale, Antonio Mazzotta, ma l’udienza deve essere ancora calendarizzata.

Nel 2014 Crosta aveva già ricevuto una condanna a 1 anno di carcere in un altro procedimento sulla percezione illegittima del contributo di autonoma sistemazione, dal quale questo secondo filone si è originato.





Secondo le accuse, Crosta ha ottenuto soldi pubblici per riparare la sua casa in centro attestando che, alla data del sisma, era la sua abitazione principale mentre in realtà era affittata ad altre persone, dal momento che lui viveva con i genitori a Sassa.

Per il giudice Grieco Crosta “ha presentato al Comune dell’Aquila in data 26 giugno 2011 la domanda di concessione del contributo per la riparazione con miglioramento sismico e ristrutturazione della sua abitazione”.

Tuttavia, come emerso nel processo originario, due ragazze ascoltate come testimoni “hanno confermato che, all’epoca del terremoto, abitavano presso l’abitazione dell’imputato in forza di un contratto di locazione stipulato l’anno precedente”.

Anche un altro testimone dell’accusa, il maresciallo Mario Aloisio, ha assicurato, sulla base dei suoi accertamenti, che “l’imputato risultava anagraficamente residente nell’abitazione, che tuttavia non corrispondeva al suo effettivo domicilio alla data del sisma”.

Alla luce di ciò, per Grieco “appare evidente la penale responsabilità dell’imputato in ordine ai reati di falso e truffa aggravata così come contestati”.

Bocciata la tesi dell’avvocato Mazzotta dal momento che, per il giudice, “non può essere condiviso l’assunto difensivo secondo il quale il Crosta, residente anagraficamente nell’abitazione, avrebbe avuto diritto all’erogazione del contributo” anche senza abitarci.





“Il contributo – ricorda infatti il giudice – era strettamente correlato alla circostanza della effettiva utilizzazione, da parte del richiedente, alla data del 6 aprile 2009. Ogni diversa interpretazione appare palesemente destituita di ogni fondamento”.

Grieco approva anche la scelta del pm di inquisire Quirino Crosta per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato (articolo 640 bis del Codice penale) invece di quello più lieve di indebita percezione di erogazioni (316 ter), a causa della “pluralità di condotte illecite volte a conseguire l’indebito vantaggio patrimoniale”.

Di qui la pena di un anno e mezzo, con pena sospesa e non menzione, e la condanna a risarcire i danni alla parte civile, il Comune dell’Aquila rappresentato dall’avvocato Domenico De Nardis, da liquidarsi in un separato giudizio civile, oltre al pagamento delle spese di 1.500 euro alla stessa amministrazione.

La vicenda è scaturita da quella che aveva già visto protagonista l’intera famiglia Crosta, con lo stesso Quirino già condannato nel dicembre 2014 ancora per truffa aggravata per il conseguimento di pubbliche erogazioni.

In quest’altro caso l’accusa era di aver percepito il contributo di assistenza di autonoma sistemazione (Cas) senza averne diritto sempre perché, come sentenziato dal giudice Quirino Cervellini, aveva dichiarato di risiedere in quell’alloggio mentre in realtà viveva con i genitori.

In questo primo filone erano stati assolti gli altri tre componenti della famiglia: il padre, Tancredo Crosta, la madre, Nella Giovanna Spaziani e la sorella, Nicoletta.

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