CONSORZIO DEGLI ORRORI: ARSENICO NEL FIUME, IMPORT-EXPORT RIFIUTI E TRUFFE

di Alberto Orsini

20 Ottobre 2016 17:11

Regione - Cronaca, Gallerie Fotografiche

L’AQUILA – Non solo i 4 arresti ai domiciliari per lo sversamento di liquami nel fiume Pescara, che ha portato all’inquinamento del mare, e il traffico illecito di rifiuti, ma anche altre misure cautelari come l’interdizione all’esercizio di attività imprenditoriale nei confronti di 2 indagati, Angelo De Cesaris e Fabrizio Mennilli, oltre al sequestro preventivo agli indagati della somma di 308 mila euro indebitamente percepiti.

A disporle nella sua ordinanza di 160 pagine il giudice per le indagini preliminari dell’Aquila Giuseppe Romano Gargarella come da richiesta dei sostituti procuratori della direzione distrettuale antimafia Antonietta Picardi e David Mancini.

Altra misura cautelare è il sequestro preventivo dell’impianto di depurazione con affidamento all’amministratore giudiziario Andrea Colantonio che dovrà normalizzare la situazione viziata da anni di illegalità.





Come spiegato dal Corpo forestale che ha svolto le indagini, l’impianto è costituito da due sezioni: il depuratore di reflui civili, scarichi industriali di aziende esterne (Depuracque s.r.l.) e reflui in uscita dall’impianto di pretrattamento da un lato e l’impianto di pretrattamento di rifiuti liquidi conferiti da terzi “su gomma” dall’altro.

Per quanto concerne il reato di traffico illecito di rifiuti, gli inquirenti hanno riscontrato la miscelazione dei fanghi e lo smaltimento con codici del Cer (Catalogo europeo dei rifiuti) non fedeli alle caratteristiche.

Inoltre, c’è stato il conferimento illegittimo di fanghi alle discariche di Torre San Patrizio (Fermo) e Bandissolo Argenta (Ferrara).

Tra ottobre e novembre 2015 sono stati documentati 37 viaggi di rifiuti di percolato di discarica (per complessive 1.090,45 tonnellate) contenenti alti valori di arsenico accettati senza abbattimento del metallo pesante.





La Forestale ha scoperto anche una serie di chiusure strategiche della vasca dell’impianto di pre-trattamento, la falsificazione delle analisi in accordo con il laboratorio di fiducia per falsare i risultati e la miscelazione dei fanghi con il successivo sversamento di reflui nelle acque di scarico nel fiume Pescara, con ampio superamento dei limiti, oltre il triplo dei limiti consentiti.

Ancora, gli indagati hanno ricevuto percolato proveniente dalla Toscana e in particolare dalla discarica “Bulera” di Pisa. “Dalla Toscana, da lassù viene fino qua per portare quella roba! Perché nessuno la vuole con l’arsenico a cinquanta!”, ha esclamato in un’intercettazione un dipendente del Consorzio, non indagato.

Per quanto concerne l’inquinamento ambientale, si è scoperta la rottura della vasca di ossidazione dell’impianto, con conseguente perdita nel sottosuolo di fanghi e di reflui non depurati e ancora degrado, carenze di manutenzioni e strumentazioni non adeguate.

Gli illeciti guadagni del sodalizio criminale consistevano in costanti approvvigionamenti di rifiuti con caratteristiche chimico analitiche “pesanti”, con presenza di arsenico, azoto ammoniacale, altri metalli pesanti e fenoli; una truffa al Comune di Chieti con abbattimento dei costi di smaltimento attraverso l’illecita miscelazione dei fanghi; affidamenti diretti a società “amiche” di servizi e forniture; infine, una serie di truffe ad altri enti. (alb.or.)

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