IL PRESIDENTE SCRIVE AD AMBASCIATORE, ''INCENDIO CATTEDRALE NOTRE-DAM SCIAGURA PER IL MONDO INTERO''; EX CAPO PROTEZIONE CIVILE, ''TUTTOLOGI NON SOLO IN ITALIA, VIGILI DEL FUOCO STRAORDINARI''

CONSIGLIO: SISMA 2009, ENCOMI A BERTOLASO, CIALENTE E CHIODI; MARSILIO, ‘VICINI A FRANCIA’

16 Aprile 2019 15:31

Regione - Politica

L'AQUILA –  La lettura in aula da parte del presidente della Regione, Marco Marsilio, di una lettera all’ambasciatore francese in Italia, Christian Masset, per manifestare la vicinanza della comunità abruzzese e del Consiglio regionale alle istituzioni e al popolo francese in seguito all’incendio che ha devastato la chiesa di Notre Dame. 

Un gesto di vicinanza e solidarietà, che è stato concomitante con una seduta dedicata alla commemorazione del decennale del sisma abruzzese del 6 aprile 2009, e con la consegna di riconoscimenti per il loro operato nella fase dell'emergenza, all'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, all'ex presidente della Regione Gianni Chiodi, al sindaco dell'Aquila Massimo Cialente.  Impossibilitati ad essere presenti per ritirare il riconoscimento, Gianni Letta, all'epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il capo della Polizia Franco Gabrielli, ex prefetto dell'Aquila, e la deputata Stefania Pezzopane, ex presidente della Provincia dell'Aquila.

Questi i passaggi salienti della prima parte del consiglio regionale odierno, che dopo la convalida dei Consiglieri eletti nell'undicesima Legislatura, si occuperà oggi della proposta d'istituzione di una Commissione speciale per l'attuazione e le modifiche dello Statuto relativamente alle modifiche alla legge elettorale e per lo studio del regionalismo differenziato.

Infine all'ordine del giorno c'è  l'approvazione della legge regionale rimasta al palo nella precedente legislatura, e che prevede l'abolizione del doppio vitalizio, e la riduzione degli importi per coloro che percepiscono il solo vitalizio regionale. 

Marsilio ha ricordato che l’ambasciatore francese è stato nei giorni scorsi in visita a palazzo Silone, nelle sedi di altre istituzioni ed aziende e che la chiesa di Santa Maria del Suffragio, simbolo del sisma per il crollo in diretta il giorno dopo la tragica scossa e tornata al culto lo scorso 6 dicembre alla presenza di alti rappresentanti francesi e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stata ristrutturata grazie anche all’intervento tecnico ed economico del governo francese.





“L’incendio ha colpito a molto profondamente a pochi giorni dalla Santa Pasqua la comunità aquilana che vuole essere riconoscente verso il popolo francese per la solidarietà e il sostegno dimostrati dopo il sisma – ha detto in aula Marsilio -. La tragedia ha provocato sentimenti di partecipazione in tutto l’Abruzzo e sta producendo volontarie manifestazioni di solidarietà e sostegno”.

Un pensiero alla Francia lo ha avuto anche Bertolaso, in un passaggio del suo intervento. 

“Guardate quello che è successo ieri a Parigi, l'incendio della cattedrale di Notre-Dame: un'immane  tragedia per la storia dell'intera Europa, anche se grazie al cielo non ci sono state vittime. C'è chi si è  permesso anche di dare dei consigli di intervento mentre erano in corso le operazioni di spegnimento da parte dei Vigili del fuoco, ed oggi ci sono tante polemiche su quelle che sono state le modalità di intervento. C'è qualcuno che cerca di criticare l'operato dei vigili del fuoco che sono una punta di diamante e lo sono in tutto il mondo, anzi i Vigili del fuoco francesi sono sicuramente tra i migliori del mondo, e hanno spento l'incendio della cattedrale in tempi record, salvando anche alcune parti fondamentali della cattedrale, come appunto la navata centrale, l'altare, il crocifisso. E' come criticare un cardiochirurgo che ha fatto un intervento a cuore aperto, salvando la vita a qualche persona, che però  magari però poteva farlo in modo diverso. Quindi purtroppo come vediamo tutto il mondo è paese…E' giusto che ci siano le critiche, è giusto che appunto si formulino giudizi, ma niente di più rivoluzionario, come diceva il mio maestro Nino Andreatta, è la verità che è lì davanti agli occhi di tutti noi”

Bertolaso ha poi ripercorso i passaggi salienti del post terremoto, togliendosi anche quanche sassolino dalla scarpa. 

“Ricordo il consiglio comunale convocato dal sindaco Cialente, aperto a tutta la cittadinanza – ha detto l'ex capo della Protezione civile -. Io dissi che ci sarebbero voluti 10 anni per ricostruire L'Aquila, e come si ricorderà Massimo, e forse c'era anche qualche testimone qui presente in sala, non è che questa mia previsione fu accolta bene, anzi, diciamo che è stato un momento estremamente negativo nell'eventuale popolarità del commissario per l'emergenza di allora. Ma i tecnici devono dire le cose come stanno, devono fare gli interventi secondo quello che pensano che sia la strada giusta. E possono anche sbagliare, ma in questo caso non mi sembra che mi si sia sbagliato. L'Aquila non è il Giappone, il Cile o la Nuova Zelanda: L'Aquila è una città d'arte, non puoi ricostruirla asfaltando il patrimonio culturale, il cuore della tua storia, e della tua vita, anche della tua vita quotidiana. Ci vuole tempo”.

“Si è cercato di dare il massimo in ogni istante – ha proseguito Bertolaso – , sembra una frase fatta, ma invece per me non lo è assolutamente. Come è stato anche detto dai miei amici che mi hanno preceduto,  con i quali abbiamo condiviso la  sala riunione nella scuola guardia di finanza. Per circa 300 giorni, tutte le sere alle 19:00, riuniti a fare il punto della situazione e ad affrontare le emergenze. E anche tutte le mattine alle 7:30. Era più difficile per Massimo venire alle 7:30 la mattina, perché diciamo che gli piace partire con una certa lentezza, ma poi dopo corre come una Ferrari”, ha detto ancora Bertolaso. 





E ha poi detto: “Ci sono stati, lo sappiamo bene, luci e ombre, atteggiamenti e opinioni diverse. In che è assolutamente legittimo, ma credo che nel momento in cui bisogna riconoscere il lavoro fatto da un sistema fondamentale per il nostro Paese, al di là di quelli che sono gli individui, bisognerebbe essere tutti uniti e bisognerebbe ringraziare quelli che hanno lavorato qui. Gli oltre 25.000 italiani che nell'arco di 10 mesi hanno lavorato nell'ambito delle competenze dei Vigili del fuoco, della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza, della Guardia penitenziaria dell'esercito, della Marina, dell'Aeronautica, della Guardia costiera,  tutto il mondo straordinario del volontariato della Polizia. Sarebbe bello se lo si facesse senza retro pensieri, liberi da altri condizionamenti”.

Intenso anche lintervento di Massimo Cialente. 

“Io sono un medico, su qualsiasi cosa sono abituato a consultare una bibliografia, prima di fare un intervento, di prendere una decisione  – ha esordito l'ex sindaco -. Dopo il terremoto del 6 aprile, questa bibliografia non c'era. Abbiamo dovuto fare tutto ex novo. Io ringrazio il Consiglio regionale per questo riconoscimento, e voglio dire solo una cosa: Io credo di essere qui a ritirarlo come ex primo cittadino, a nome di tutti gli aquilani, in particolare delle nuove generazioni, dei bambini piccoli, che dagli alberghi sulla costa venivano qui tutte le mattine, perché decidemmo di aprire subito le scuole, per tenere a L'Aquila gli aquilani. A nome degli anziani, che accettarono di essere gli ultimi a tornare, perché avevamo deciso di puntare sulle cellule nuove. E' un riconoscimento anche  alle famiglie che hanno accettato il sacrificio di vivere in una città virtuale, e credetemi è stata durissima. E' grazie a loro, che possiamo oggi dire che abbiamo ancora una volta salvato la città, come accaduto  nel 1703, a altre volte, nella storia dell'Aquila, a seguito di altri terribili terremoti. L'abbiamo tenuta viva, ora tocca ai giovani, alle nuove generazioni”.  

A seguire l'intervento di Gianni Chiodi.

“Questo riconoscimento da parte del consiglio regionale d'Abruzzo mi onora. Avete provocato in me una forte emozione perché noi in quell'epoca siamo apparsi come coloro che in qualche modo erano oggetto di molte critiche, rispetto alle aspettative che la popolazione aveva. Ma abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre capacità, con grande dedizione e con una grande partecipazione anche emotiva. Il terremoto è arrivato, come sapete a 60 giorni dopo il mio insediamento come presidente della Regione. Un terremoto devastante, e ho trovato trovo una Regione non'esperta nei suoi interpreti, che ancora nemmeno conosceva quelle che era la reale situazione della protezione civile regionale, sul come avrebbe potuto affrontare una cosa di questo genere. Con molte carenze anche a  livello di amministrazioni comunali. Ed è per questo che desidero fare un doppio riconoscimento alla Protezione civile nazionale, e  a Guido Bertolaso, che ha rappresentato nell'immediata emergenza, lo scoglio a cui aggrapparci”.

“L'errore più grande è stato il rientro nelle procedure ordinarie e la fine dell'emergenza decretata nel 2012 – ha poi detto Chiodi – . Come se un paziente in terapia intensiva venisse dimesso anzi tempo, questo il motivo principale del grave ritardo nella ricostruzione, in particolare in quella pubblica. Questo fu voluto dal ministro Barca e dal sindaco Cialente, nella convinzione che ciò avrebbe aumentato i poteri dei sindaco e del territorio. In realtà, aumentarono i poteri, ma rallentò tutta la ridistribuzione”.

Secondo Chiodi, “oggi purtroppo si combatte con un governo e uno stato che non si ritiene più responsabile, e con procedure ordinarie che esaltano la burocrazia ed i suoi tempi lunghi. Tornare all'emergenza? Questa sarebbe la soluzione, ma non so se è una strada percorribile e compresa dal territorio”.

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