IL GIOCO DEL PIU' ANZIANO PREMIA FEBBO PER LA PRESIDENZA DELLA VIGILANZA PAGANO: ''AIUTINO DEL CENTROSINISTRA'' LUI: ''NO, HO SALVATO FI DA GRILLO''

CONSIGLIO REGIONALE: L’ANAGRAFE SPACCA FORZA ITALIA E M5S E’ LA VITTIMA

12 Luglio 2014 08:06

Regione - Politica

L’AQUILA – L’ imprevista e clamorosa elezione del capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Mauro Febbo a presidente di commissione Vigilanza, al posto del designato Lorenzo Sospiri, non fa che alimentare in queste ore il fuoco delle polemiche e dei reciproci sospetti all’interno degli azzurri dilaniati dal conflitto, dentro e fuori palazzo dell’Emiciclo tra l’ala forzista facente capo al segretario regionale Nazario Pagano, che mette in discussione la nomina di Febbo, e la fronda chietina e degli ex Alleanza nazionale, che fa capo al senatore Fabrizio Di Stefano.

La vera posta in palio non è certo una semplice presidenza di commissione, ma il controllo del partito regionale.

Febbo, sodale di Di Stefano, seppure già eletto capogruppo, a sorpresa ha avanzato la sua candidatura anche alla commissione che è riservata alle opposizioni, ottenendo 6 voti come il candidato del Movimento 5 stelle, Pietro Smargiassi, ma spuntandola in quanto in caso di parità il regolamento prevede che sia eletto il candidato più anziano anagraficamente.

Chi ha votato chi?, ci si chiede a bocce ferme. Il Movimento torna gridare all’inciucio: a votare per Febbo anche consiglieri del centrosinistra coperti dal segreto dell’urna.





Ed è significativo che anche Pagano la pensa come i grillini: c’è stato un soccorso rosso, e arriva a mettere in dubbio la legittimità dell’elezione del nemico Febbo.

“La commissione di Vigilanza spetta alle opposizione, e nella corretta interpretazione del regolamento non solo è inopportuno che i consiglieri di maggioranza votino, ma è anche illegittimo, perché il controllato non può scegliersi il controllore”, sottolinea ad AbruzzoWeb.

“Dovremo fare una seria valutazione politica: è anomalo che il capogruppo diventi anche presidente di commissione, sostituendosi al consigliere su cui si era trovato l’accordo, ovvero Lorenzo Sospiri –  rilancia Pagano – Tutto è accaduto poi a mia insaputa, e io devo curare l’interesse del partito a non spaccare la coalizione del centrodestra”.

“Tutte fantasie”, ribatte a muso duro Febbo, rivolto a Pagano. “A parte il fatto che, in base al nuovo regolamento, il voto di un consigliere di maggioranza per la presidenza di non inficia la regolarità del voto, anche se è una cosa inopportuna, comunque non è quello che è accaduto ieri”.

Febbo offre infatti un'altra ricostruzione dell’accaduto: la colpa è stata del consigliere teramano di Abruzzo futuro Mauro Di Dalmazio, paragonato “a quei ragazzini che quando perdono durante la partita di calcetto si riportano la palla a casa”.





Autocandidandosi pure lui a presidente, Di Dalmazio ha fatto perdere il voto decisivo a al centrodestra, riportando la situazione sul 6 pari con il Movimento 5 stelle, che astutamente ha candidato Smargiassi, più anziano del designato per Forza Italia, Lorenzo Sospiri, e che in caso appunto di parità, come prevede il regolamento come detto l’avrebbe spuntata.

E così ecco la mossa a sorpresa: “In accordo con Sospiri mi sono candidato io essendo ancora più anziano di Smargassi, e in questo modo, a differenza di Pagano, ho fatto gli interessi portando a casa la commissione di Garanzia”, rivendica l’ex assessore all’Agricoltura.

Non pago, Febbo avanza anche il sospetto che “a lavorare per la spaccatura del centrodestra dentro la commissione sia stato proprio Pagano e i teramani del partito, Gianni Chiodi in testa”.

E per quanto riguarda l’incompatibilità tra capogruppo e presidente della commissione, non dettata dalla legge ma da incompatibilità politica, Febbo assicura: “Opterò, vista la grande mole di lavoro che comporterebbero entrambe le cariche, per la presidenza della commissione e mi dimetterò dall’incarico di capogruppo, proponendo la candidatura di Sospiri”.

Secondo quanto si è appreso, invece, l’aiutino del Pd ci sarebbe stato eccome, che con i suoi voti ‘’inopportuni” ha sostenuto Febbo, compensando la fronda interna dei forzisti, e forse una defezione del consigliere del Nuovo centro destra. Ottenendo due piccioni con una fava: evitare l’elezione di un esponente grillino alla commissione Vigilanza e contribuire a spaccare ancor di più l’opposizione di centrodestra. Filippo Tronca

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